Giorgio Dell’Arti, La Stampa 23/7/2011, 23 luglio 2011
VITA DI CAVOUR - PUNTATA 134 - I GIORNALI E LA CRIMEA
Quindi il Piemonte entrò nell’Alleanza.
10 gennaio 1855. La cosa suscitò reazioni enormi. Cominciò Mazzini, con una lettera aperta a Cavour e un appello ai soldati. L’appello: « Quindicimila fra di voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Per servire a un falso disegno straniero, l’ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco... ». La lettera aperta a Cavour: « Io domando: siete con l’Austria o contro l’Austria? Oggi voi, apertamente, deliberatamente rispondete: siamo coll’Austria! ». Poi, i giornali. La «Gazzetta del Popolo», il più diffuso, era un pochino più a sinistra del governo, ma non proprio all’opposizione. Scrisse così: « Basterebbe ad escludere l’alleanza il fatto che l’Austria vi partecipa: invece è proprio a causa dell’Austria che siamo costretti a entrare... Se gli alleati proclamassero l’indipendenza dei popoli, allora... Ma sono sogni. Lasciateci in pace, e non toccate i nostri soldati ». Sull’«Unione» scriveva Giorgio Pallavicino, figura importante dell’emigrazione milanese: « L’Austria può dormire tranquilla: i cannoni piemontesi saranno accanto ai suoi in Oriente... Nel 1855, fra gli applausi della stampa austriaca, finisce la rivoluzione cominciata nel 1848-49 ». L’«Italia e popolo», organo mazziniano: « Il misterioso Cavour ha svelato il suo segreto. Ora sappiamo con chi abbiamo a che fare ». Il «Diritto» di Lorenzo Valerio: « Le Potenze occidentali vogliono procurare all’Austria mano libera in Oriente assicurandola contro la rivoluzione italiana... La responsabilità vera ricade sul capo del presidente del Consiglio... Sono i ministri avventurati e faccendieri che perdono gli Stati e le dinastie ». Brofferio su «La voce della libertà»: « Il governo ha ormai ufficialmente disertato la causa d’Italia: è a Cavour che lo dobbiamo ». E poi: « Il conte di Cavour entra in un nuovo stadio della sua vita pubblica. Da economista a diplomatico. Gli auguriamo nella sua nuova carriera miglior successo che nell’antica. Se dovesse lasciare fra qualche anno la nostra politica estera nello stato in cui ha lasciato la cassa pubblica e l’amministrazione! ». La destra era in linea di principio favorevole all’accordo con gli austriaci (le « nozze teutoniche, che sopprimono il pericolo rivoluzionario »), ma doveva attaccare il governo per principio, così criticò il modo con cui s’era fatta l’alleanza, prendendosela in particolare con il prestito di 50 milioni...
Ah, Cavour era riuscito a farsi dare i soldi...
Un prestito al 3%, nonostante la regina Vittoria non volesse saperne. Nella finanza sarda c’era un buco colossale...
Dunque, la Destra?
L’«Armonia», organo dei cattolici: « I ministri hanno chiesto un prestito all’estero, perché lo straniero potesse godersi gli interessi... È significativo il cambio al ministero degli Esteri: al generale segue il commerciante ». «Il Campanone», foglio ultrà: « Per puro amor del portafoglio, Cavour ha venduto la patria all’Inghilterra ». Anche il giornale di Rattazzi, fino all’ultimo, scrisse contro l’alleanza. E i fogli che difendevano Cavour non furono troppo efficaci, s’affidavano soprattutto a delle frasi, infilando ogni tanto qualche argomento (« non possiamo combattere altrove, per questo andiamo a combattere per l’Italia in Oriente » oppure « Un piccolo Stato non può rimaner neutrale: si inimicherebbe i due partiti: isolato in guerra, lo diverrebbe anche in pace »).
Non ci voleva, per la spedizione, un sì del Parlamento? Oggi tutte le volte che c’è da rifinanziare...
Certo. In Parlamento il conte rispose personalmente alle accuse, senza forse uscirne vincitore, però senza neanche esserne sgominato. È che era difficile far discorsi. Come si poteva ammettere che sul serio i piemontesi sarebbero partiti senza contropartite? Non era sicuro che avrebbero partecipato alle trattative, non si poteva giurare nemmeno sul fatto che in sede di discussione della pace la parola «Italia» sarebbe stata pronunciata. Brofferio sostenne una tesi paradossale, a sentirla dir da lui, e cioè che quell’alleanza era un atto tipico di un ministero di destra, dunque Cavour avrebbe dovuto dimettersi e lasciare il posto a Revel.
Cavour aveva fatto l’alleanza proprio per non lasciare il posto a Revel.
Il vero attacco politico, frontale, doveva venire infatti proprio da Revel. Ma il capo della destra non poteva neanche lui troppo scorrazzare, perché alla fine l’alleanza doveva sostenerla se voleva restare in corsa per la successione. Ripetè quindi quello che s’era letto sui giornali, e cioè che era criticabile il modo (i 15 mila uomini, i 50 milioni di prestito), e che questo «modo» dipendeva appunto dalla natura del ministero, dal suo essere di sinistra. Attaccò il connubio. Disse che era stata un’operazione assurda, una svolta a sinistra compiuta proprio mentre la Francia, col colpo di stato, andava a destra. Ecco perché adesso ci impongono di andare in Crimea alle loro condizioni. Non si fidano d’un ministero che tradisce così vistosamente i loro princìpi...