Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 23/7/2011, 23 luglio 2011
CONTI DI VIA OLGETTINA IN PERDITA DAL 1994
Quel dissesto del San Raffaele ha radici profonde e lontane. Un malessere che covava nei conti da almeno 15 anni. Il primo "rosso" a macchiare i bilanci è addirittura del 1994. C’era ancora la lira, e già allora il bilancio della FinRaf, la prima subholding dell’impero di Don Verzé e Mario Cal chiudeva in perdita. E non di poco. Quattro miliardi e seicento milioni di lire di passivo. Anni lontani, ma vicini quanto a squilibri talmente evidenti nei conti da prefigurare una sorta di modus vivendi nella gestione del San Raffaele. Bilanci perennemente in rosso, tanti debiti e capitale al lumicino. Già nel ’94 il rapporto tra patrimonio e attivo era preoccupante. Diciotto miliardi di lire di capitale su 102 di attivo. Poco, troppo poco per una gestione normale. L’anno dopo le perdite si assottigliano ma lo squilibrio patrimoniale permane e si aggiungono le prime garanzie per 96 miliardi sugli immobili. Ma la musica (conti in rosso, garanzie e debiti) non cambia negli anni a venire. La striscia negativa della subholding che governa buona parte delle attività dell’ospedale milanese prosegue fino al ’99. Nel 2000 la svolta, con la comparsa dell’utile ma solo grazie a proventi straordinari. La boccata d’ossigeno viene interrotta dalle perdite del 2003 che si mangiano in un colpo solo i miseri profitti di due anni precedenti. Poi è caduta libera per la FinRaf. Dal 2005 al 2009 è una lunga teoria di bilanci perennemente in perdita. Ma non è solo il fatto che le attività non producano reddito. L’aspetto più inquietante è nell’avvitamento dello stato patrimoniale e quindi dell’equilibrio della finanziaria di via Olgettina.
Il capitale netto infatti continua a erodersi. Dai 10 milioni di euro del 2005 si scende a 6,8 milioni di euro del 2009. Ma contemporaneamente ecco i debiti mettersi a correre. L’esposizione della FinRaf, passa dai 7 milioni del 2005 ai 34 milioni del 2008 e ai 30,5 del 2009. Una sorta di forbice: debiti che continuano a crescere fuori misura e patrimonio che si assottiglia. Un processo che per qualsiasi azienda rappresenta l’anticamera della crisi di liquidità che infatti esploderà all’inizio del 2011. Ma i prodromi c’erano tutti anche prima e per lungo tempo.
Una sorta di lenta agonia che nessuno è riuscito a fermare. Certo lentamente le banche hanno cominciato ad allontanarsi, intuendo l’avvitamento del gruppo di cui la FinRaf era una delle spie segnaletiche del progressivo dissesto. Restavano sul campo a dir la verità i leasing, che avevano garanzie reali rappresentate dagli immobili. E restava a garantire un po’ di ossigeno un finanziamento Bei. Ma alla fine sono stati i fornitori a fare di fatto da banca al San Raffaele con quelle fatture scadute e non pagate. L’epilogo o meglio la fine è nei conti recenti con la svalutazione per 9,2 milioni della FinRaf e per 16 della EdilRaf, il braccio immobiliare.