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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Sull’idea di Bossi di portare due ministeri al Nord si è scatenata un’iradiddio, non solo col centro-sinistra – che definisce la proposta una cretinata -, ma soprattutto col centro-destra: la Polverini e Alemanno («balle») hanno chiesto un incontro a Berlusconi, i meridionali (Forza del Sud) dicono che a ogni ministero portato al Nord deve corrispondere un ministero portato al Sud (uno a Napoli, uno a Bari, uno a Reggio Calabria), palle di fuoco da Cicchitto e Gasparri (capigruppo Pdl alla Camera e al Senato), bacchettate da Formigoni («non è l’esigenza prioritaria»), ostilità da La Russa. Il punto di vista dell’opposizione è invece riassunto da Rosy Bindi: «Che i ministeri entrino in questo modo nella campagna elettorale è la prova che il premier è ridotto come Totò a vendere Fontana di Trevi pur di tenere in piedi una maggioranza agonizzante».

• In definitiva di che si tratta?
Gliel’ho detto, la trovata della Lega è quella di trasferire – personale e tutto – due o tre ministeri al Nord. All’inizio erano due, e cioè quello delle Riforme (Bossi) e quello della Semplificazione (Calderoli). Si tratta tuttavia di due dicasteri piccoli, con poco personale, il cui trasloco avrebbe un impatto scarso sulla città. Infatti ieri Bossi ha detto che a Milano deve arrivare anche un ministero di peso «il più grande che c’è, che fa muovere l’economia».

• E qual è il ministero più grande che c’è?
La Pubblica Istruzione. Un milione e duecentomila dipendenti. La struttura amministrativa più grande del mondo dopo l’esercito degli Stati Uniti. Ho telefonato alla Gelmini per sapere che ne pensa. Le pare impossibile («è il ministero che ha unificato l’Italia»). Secondo lei oltre tutto Bossi non ha in mente la scuola, ma un dicastero economico, per esempio quello per lo Sviluppo economico. Nel Pdl, fuori dalle virgolette, ammettono tutti però che si tratta di roba da campagna elettorale, da non prendere troppo sul serio. In altri termini: sono colpi, per tentare di tirar su qualche voto a Milano, in un momento molto difficile.

• Ma al mondo esistono posti dove i ministeri sono distribuiti tra varie città?
Ho chiesto in giro, e non risultano. Anzi, più uno stato è federale, più la sua struttura amministrativa centrale è forte e ben radicata per controbilanciare le istituzioni locali. Non c’è in effetti federalismo ben fatto senza un centro forte, e con le competenze ben definite. Da noi un’esperienza di decentramento, del genere che il capo leghista va propagandando adesso, è l’Agenzia per la comunicazione, l’AgCom, che formalmente sta a Napoli, ma i cui membri sono poi continuamente a Roma. Un esempio di decentramento (con 300 dipendenti) che non mi pare stia funzionando. Altro esempio negativo è la Consob, che sta a Roma invece di stare a Milano, dove c’è la Borsa. Spostare la Consob non sarebbe poi troppo complicato, ma la legge relativa giace da tempo immemorabile in commissione Affari costituzionali senza che nessuno le faccia fare un passo avanti. C’è infatti anche questo: il sistema italiano prende decisioni semplici con una lentezza esasperante. Figuriamoci una decisione complicata come quella di portare un pezzo di capitale a Milano.

• In che senso, un pezzo di capitale?
I ministeri stanno nella capitale. Se ne porto tre a Milano, sto di fatto decidendo che il Paese ha due capitali. Quando la capitale venne portata da Torino a Firenze (1864) si trasferirono ministeri ed impiegati, con relativo sacco edilizio della città e caos inenarrabile. Firenze non ci guadagnò e ai fiorentini la faccenda non piacque per niente. Nel 1871 la capitale venne trasferita a Roma. Cioè, ancora una volta, il trasloco riguardò i ministeri e la burocrazia nazionale. Ognuno di questi trasferimenti comportò gigantesche operazioni di sottogoverno e la creazione di ricche clientele. Infatti Napoli, quando nel ’60 il Regno delle Due Sicilie venne consegnato a Vittorio Emanuele II, visse la cosa con disperazione: si perdevano posti di lavoro e una quantità di prebende. Ora, è a questo che pensa Bossi? A trasferire a Milano quel tanto di sottogoverno implicito nell’esistenza di un ministero?

• Che dice Berlusconi?
Bossi: «Berlusconi a noi ha detto sì e parola data non torna indietro». Calderoli: «Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì. A me questo basta». Berlusconi: «Ci sono già a Milano dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico, penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del Sud, e che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino le situazioni». Dia retta a me, la settimana prossima, a ballottaggi finiti, ce ne saremo completamente dimenticati.

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