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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

CORSIVI

Le elezioni, comunque vadano a finire, hanno dimostrato alcune cose molto interessanti per la sinistra. I voti si spostano più facilmente di quanto si immaginasse, e il nord che sembrava perduto è ritornato all’improvviso fertile. Gli elettori sono molto più propensi dei politici al bipolarismo, e se sono insofferenti preferiscono un voto di protesta e non si rifugiano in una reazione più moderata, e questo spiega lo scarso risultato del Terzo Polo. Hanno dimostrato, inoltre, che il progetto di Fini è debole e poco incisivo, e soprattutto che non può avere un interesse di qualsiasi tipo per il centrosinistra. Pur essendo Berlusconi in discesa costante, non basta porsi come suoi avversari per convincere. E quindi non c’è alcun bisogno di allearsi con tutti quelli che dichiarano di essere antiberlusconiani, di qualsiasi colore e pensiero siano, perché essere contro Berlusconi è un dato di fatto e non un programma politico.
Il Partito Democratico si ritrova così, pur non avendolo meritato del tutto, a essere il vero fulcro dell’opposizione, un ruolo dal quale in questi mesi ha cercato di sottrarsi in molti modi. Il timore che ha sempre avuto, dalla caduta del Muro in poi, è di non essere (o apparire) abbastanza moderato per i moderati. Di dover continuare a cercare un’alleanza che rassicuri di più, un leader che rassicuri di più. Mentre rimuginava, non si è accorto che era diventato invece la rappresentazione stabile di un partito moderato che può generare un leader moderato. Un partito moderato di centrosinistra, appunto. Negli Stati Uniti si chiama Partito democratico, anche in Italia si chiama così perché deve occupare quell’area, ma l’insicurezza ha portato per anni a pensare: non siamo abbastanza moderati, affidabili. Intanto gli scenari si muovevano in modo che, restando il Pd immobile e impaurito, si è ritrovato lì dove doveva stare, quasi senza fare nulla. È una fortuna, adesso va aiutata.