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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

QUANDO L´ARTE SCOPRÌ L´INCONSCIO E LA FIABA

Gran bel regalo, da Amburgo. Un immenso catalogo «sul mondo di Philipp Otto Runge, il mattino del romanticismo» (Hirmer), per una mostra alla Kunsthalle, che detiene la maggioranza delle opere. Magnifici ritratti e autoritratti, fra il Neoclassico e il Romantico e l´Accademia: dunque infiniti dibattiti, sullo smisurato tema. Bimbi fin troppo "cicciotti", a pochi anni. Esperimenti con le teorie dei colori. Silhouettes di paesaggi e animali, in bianco su carta blu. Religiosità e mitologie praticamente d´obbligo. E soprattutto, le "corrispondenze" che fanno immediatamente riconoscere un´opera di Runge anche da lontano: simmetrie sistematiche - e talvolta esasperanti - tra forme floreali come gigli o ciclamini con putti senza peso sui petali; e laghi dei cigni, cieli di ninfe, rose, stelline, violette, trombette, angioletti, amarillidi, nei tersi mattini... Possono venire in mente antiche melodie radiofoniche decisamente cheap: «Nel tepor - della notte incantata - sembri un fior - dal lunghissimo stel. - Luna, tu - che sorridi beata... Luna, tu - non sai dirmi un perché...».
408 pagine illustrate, e pesantemente rilegate. Viene da sorridere, paragonando questo catalogone alle 64 pagine senza rilegatura edite dalla medesima Kunsthalle amburghese anni prima, nel 1963, epoca più sobria ed evidentemente molto più povera.
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Si andava spesso ad Amburgo, naturalmente spesati dai giornali: almeno quattro volte in un anno, fra il 1974 e il ´75, per una fantasmagorica serie di esposizioni sul tema dell´arte (visionaria) intorno al 1800. Nulla di più remoto dalla nostra pittura napoleonica. E nulla proveniva infatti dai nostri musei.
Si mangiava benissimo, ai mercati del pesce. E circa il quartiere del peccato, davanti agli sbarchi barcollanti dei marinai forse ancora a vela, un amico importante editore di lì ridacchiava di avervi conosciuto le nonne, le madri, le figlie... (Come alla nostra vecchia radio: «E la quadriglia si balla in famiglia, balla la nonna e la mamma e la figlia, chi se la piglia, chi la vorrà?»).
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Füssli! Cioè, un piede a Zurigo e uno a Londra. Ossian e Pontormo, Nibelunghi e Rosso Fiorentino, Omero e Vaticano, mitologia eroica e modellini da passeggio, apparizioni infernali e sberleffi eleganti. Torsioni spasmodiche delle giunture e dei fianchi, tipo una gamba tutta tirata e una rattrappita fino al ginocchio in bocca, mentre le braccia si dimenano demenziali e la testa si stravolge disperata. Un mix trucibaldo di epoche e stili, vesti, paesaggi, acconciature, panneggi, trovarobati da grande rivista. Biancherie stranissime.
Achille sfila danzando sul rogo di Patroclo come un boy di Wanda Osiris sulla passerella. Brunilde in posa di Madame Récamier contempla ironica lo sposo Gunther pendulo dal soffitto legato e avviluppato come un atletico prosciutto di marca Sadik. Altre signore, miopi, contemplano con una lorgnette un Laocoonte in posa incongrua giacché senza serpenti. Un´altra dama è Dio, che si affaccia preoccupato fra le nuvole come Sarah Bernhardt fra le tende, sopra anticipazioni di Flash Gordon e Diabolik, Titanie svampite, Ondine distratte, Dante e Virgilio smarriti in un bagno turco equivoco...
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Caspar David Friedrich, poi: cioè l´epitome del Romanticismo più nordico. Viandanti molto solitari, secondo la tradizione del viaggio a piedi in qualunque età. Cacciatori cauti e solinghi in boschi anche assai cupi, da fiaba malefica. Chiari di luna su velieri ancorati. Croci isolate sui picchi inaccessibili. Pescatori scontrosi fra scogli negletti. Icone esemplari di alberi spogli intorno a rovine irreparabili, con e senza eremiti meditabondi. Parecchia neve, funerali, burroni, naufragi tra i ghiacci. Rocce, rupi, cimiteri, scheletri, processioni di monaci, tra guglie gotiche (mai neogotiche) in lontananza. Il lugubre miraggio, la quiete del sermone. Sparute felci. E una Natura misteriosa, indubbiamente malevola, che turba non solo i piccini ma i Franchi Cacciatori (oltre che il nostro Leopardi), prima di rivelare connotati spaziali non già trascendentali ma sotto sotto Biedermeier.
Un "cult" caratteristico: il Viandante visto di spalle, in abito scuro in cima a un macigno, contempla sotto di sé un mare di nuvole. Mentre nei paesaggi deserti il mare si intravvede laggiù in fondo.
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William Blake appare la sola eccezione inglese, giacché più visionario e mirifico di chicchessia. Ma ormai il nostro senso del kitsch e del camp è stato depravato da Broadway e Hollywood. Ecco i cherubini che danzano in fila sulle braccia tese dell´Onnipotente, alzando tutti la gambetta insieme. E questo Dio di Blake giudica Adamo sedendo su una poltrona Rinascimento, con un plaid di fiamme e un registro da preside. Ma quanto si vola, qui. Volano Dante e Virgilio sopra le piscine dell´Inferno e sotto le cupole affrescate del Paradiso, mentre Beatrice sorride in tunica trasparente, senza biancheria sotto. Volano anche le figurette più insignificanti della mitologia greca e della Bibbia, perché si trovano in stato di visione o profezia, dunque non è possibile tenere i piedi per terra. E il volo massimo si raggiunge ovviamente nei Giudizi Universali: come anche in Füssli, i personaggi più tragici e seri dell´epica e della mistica occidentale mimano il nuoto a rana, il tuffatore che riemerge con colpo d´anca, il marameo, il maramao, il gabbiano che sfiora le onde, il picchiami picchiami fammi male.
Così la Scala di Giacobbe si risolve in un musical sublime, tutto spirali e lampadari e Vienna Vienna e Metro-Goldwyn-Mayer. Altro che l´omonimo atto unico di Schönberg, rappresentato alla Staatsoper viennese come una deportazione di migranti in abiti usati e fagotti poverissimi. Per Blake, tutti belli e nessuno dannato. Tutti giovani e nudi, smaniano dalla voglia di divertirsi in Paradiso, fanno solo delle cose simpatiche, e si vogliono tutti un gran bene. Macché pregiudizi biblici su un Dio, soltanto tremendo che gradisce unicamente cattiverie e sgradevolezze e vittime.
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Infine, il meno noto: Johan Tobias Sergel. Scultore neoclassico in patria, alla maniera di Canova, a Stoccolma. E disegnatore ossessivo, molto aggrovigliato, sotto o dietro i classicismi. Basta qualche titolo: «Sogni tormentosi», «Si sveglia urlando», «Beve alle pozzanghere», «Ricomincia la disperazione», «Implora Dio»... Ed ecco il concittadino di Strindberg e Bergman.
Parecchie fonti si ritrovano, generalmente pornografiche e scatologiche, nel volume sulle illustrazioni popolari nell´età borghese di Eduard Fuchs, con la "riproducibilità" molto studiata da Walter Benjamin. Sfogliamolo: ecco cazzi alati, o finti, o decorativi su manufatti d´uso corrente, quali metri da geometra, forbicine, forbicioni, candelieri, tavolozze d´artisti. E quanti culi: preferibilmente di ecclesiastici al cesso, minorenni senza mutande, "tricoteuses" rivoluzionarie sopra assi rudimentali. Tutto molto popolare, spesso pecoreccio: storia dei costumi, su documenti autentici. Ma fino a non molto fa, per consultare certi erotismi incasinati di Sergel, occorrevano speciali permessi culturali e studiosi al Nationalmuseum di Stoccolma. Ora chissà. La nottata boscosa del romanticismo boreale si sarà ormai riversata, leopardiana e maligna, sulle statuette e sui monumenti di Sergel scultore di Corte, e amico disilluso del re Gustavo III, assassinato a teatro (e da cui Un ballo in maschera)?
Il viluppo degli umori saturnini continua intanto a legare come un filo nero le trame dissociate o schizofreniche di un disegnatore in preda a orribili demoni. Volgarmente: un Dr. Jekyll artefice in marmo e bronzo e gesso, a Roma, verso la fine del Settecento. E un Mr. Hyde tutto grovigli e garbugli anticlassici, autobiografici, irreligiosi, irrispettosi, irriverenti, ipocondriaci...
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Più tardi, nel 1977, Giuliano Briganti pubblicò I pittori dell´Immaginario, mentre per le strade si scandivano slogan sulla Immaginazione al Potere, senza chiedere le opinioni di pendolari o precari. Oltre ai quattro ora citati, Giuliano annetteva anche vari inglesi e danesi e nordici - Abildgaard, Carstens, Runciman, Flaxman, Mortimer, J. Barry, B. West, Romney, G. Hamilton... - a quella rivoluzione freudiana che pone l´Inconscio, l´Altro, al centro del nostro pensare e agire. E anche Piranesi, oltre ad altri nostrani come Felice Giani, pittori molto classicisti ma caricaturisti beffardi.
Mi diceva intanto un antiquario del Babuino che con sofferenza stava smontando un celebre album shakespeariano londinese della fine Settecento; e i committenti, una catena d´alberghi, li desideravano colorati. Così, indenni o tinti, riuscii a procurarmi vari Füssli da quella edizione Boydell: Amleto e l´atletico Spettro corazzato, Calibano alle prese con Prospero e Miranda nella Tempesta, Titania e l´Asino, lei con Oberon, e due Macbeth con le streghe, uno colorato e uno intatto. Inoltre, una Tempesta di Romney, un Cymbeline di Hoppner, un´Ofelia pazza di Benjamin West. E come stanno bene, insieme ai Piranesi, Klinger, Klimt, Rops, Beerbohm... Ma a questo punto, scatta nel nido di memorie la veneranda Compagnia D´Origlia-Palmi, naturalmente. Buffone: «madamigella Ofelia desidera parlarvi». Regina: «uffa, quella noiosa». Buffone: «ma è pazza». Regina: «quand´è così...». Entra la figlia: «rosmarino, rosmarino». Laura Betti rumoreggiava entusiasta.