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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

Gli sms del «tradimento» di Toscani - La vicenda di Salemi, con il suo Museo della mafia che sarà allestito fra qualche gior­no nel padiglione Italia della Biennale di Venezia, ha deter­minato uno scambio di sulfu­rei messaggi tra Oliviero To­scani e me

Gli sms del «tradimento» di Toscani - La vicenda di Salemi, con il suo Museo della mafia che sarà allestito fra qualche gior­no nel padiglione Italia della Biennale di Venezia, ha deter­minato uno scambio di sulfu­rei messaggi tra Oliviero To­scani e me. In essi, con tutta l’amarezza di vedere infanga­ta, con il compiacimento di personaggi disgustosi che hanno costruito la loro carrie­ra politica con la retorica del­l’antimafia e senza alcun ri­spetto delle persone e della verità come Sonia Alfano, una grande esperienza di rin­novamento, riconosciuta da tutto il mondo, si avvertono le difficoltà di chiunque non voglia rinunciare, per genero­sità, per sfida, per temerarie­tà, a lavorare in Sicilia. Sale­mi ha cambiato volto. Per To­scani e per l’Alfano deve esse­re condannata al destino di città mafiosa, in una insop­portabile riproposta di luo­ghi comuni. Oliviero Toscani Vittorio, stai cercando di giustificare e difendere una realtà salemitana di cui tutti conoscono l’esistenza e la sua verità. I 35 milioni di beni sequestrati al nostro amico sono sicuramente il frutto del suo faticoso lavoro, e forse tol­ti alla salute di tanti cittadini. Oliviero Toscani Vittorio, io sono l’unico che non ti lecca il culo, ma non ti rendi conto? Sono l’unico che ti dice la verità e ciò che penso, l’unico che a Salemi ha dato il cuore, senza interes­se privato, a differenza di quel falso di P.G. che non ha fatto assolutamente niente a parte il farsi rimborsare quel­le che lui chiamava spese. Vorrei aiutarti a capire tutto ciò che tu vedi semplicemen­te al contrario. Purtroppo il tuo talento non giustifica tut­to ciò che sbagli. Sei a una re­sa dei conti, purtroppo; una querela servirebbe finalmen­te a chiarire il tutto. Forse sa­rebbe una cosa giusta. Stai at­tento però a tutti gli amici che hai attorno! Vittorio Sgarbi Oliviero, vedi, a me non me ne frega niente della televisio­ne, dei soldi di Giammarina­ro, della retorica di cui non ti vergogni. Non ho avuto pau­ra di rovinare la mia trasmis­sione per difendere Salemi. Vivo da anni con due milioni di euro di rosso, non mi im­porta nulla dei soldi degli al­tri, neanche dei tuoi. Ma so che il tuo mafioso i soldi non li ha fatti con me, con noi. Tu c’eri,e sai che il nostro proget­to non è stato inquinato da Giammarinaro, sempre in­soddisfatto; il quale, a suo mo­do, lo ha ostacolato ma anche e soprattutto subìto. Tu sai. Tu sai che noi, io, anche il tuo odiato P.G., soprattutto Anto­nella, abbiamo fatto cose bel­lissime, che ci siamo, ti sei, an­che divertito: io ti ho voluto, ho riconosciuto il tuo talento, ti ho fatto dire e fare tutto quello che volevi, ero orgo­glioso di te, sei venuto a racco­gliere l’onore meritato con il presidente della Repubblica, anche dopo che ti eri dimes­so, fingendo di essere stato bloccato dalla mafia. Giam­marinaro era quello che è sempre stato e non ci ha fatto del male, rosicava nell’om­bra, era tollerato da me, che ne rispettavo il ruolo politico democratico, e manifesto nel­la sua maggioranza di consi­glieri; era insultato da te e An­tonella che chiedevate la libe­razione del paese. Non ha fat­to e non ha avuto nulla. Tu lo sai. Il resto era, come in tutti i paesi di Sicilia, l’inerzia, la pi­grizia, la burocrazia, l’indiffe­renza della Regione, che pu­re ci tollerava e ci blandiva. La mafia era, ed è, ora, nelle pale eoliche che Giammari­naro voleva, come te, d’altra parte, per ragioni diverse; e i soldi, ora, voleva farli con quelle e con il fotovoltaico che io ho bloccato, come un tempo li avrà fatti con la sani­tà, come tu insinui. Ma noi co­sa c’entriamo? E da dove de­ve iniziare il cambiamento? Tu non dovevi, per vanità, per falso eroismo, infangare una bella esperienza, anche tua. E non Giammarinaro, io, io sono diventato, grazie alle tue dichiarazioni, per di più vecchie e già smentite, amico della mafia, perché ho rispet­tato le regole elementari del­la democrazia, ascoltando la maggioranza (anche di idio­ti, come accade in democra­zia, o nella inevitabile pseu­dodemocrazia elettiva), e re­spingendo ogni richiesta per­ché ridicola, insensata, sem­pre modesta. E tu lo sai. Sale­mi è stata difficile, ma era bel­la; e tu hai infangato me, Anto­nella, i tuoi giovani entusia­sti: per vanità, per vanaglo­ria, senza generosità. Questo ti rimprovero, e questo è il mio vero fallimento. Aver avu­to fiducia, ammirazione, con­siderazione per te. Ma tu, co­me Giammarinaro, non hai conti in rosso. Ti auguro che nessuno se ne occupi. Io so che tu hai avuto da me più di quello che ha avuto lui. Anzi tu hai avuto, lui no. Avrei do­vuto dare a te quello che ho dato a lui. Il niente che meriti. Vittorio Sgarbi Caro Oliviero, sei pericolo­samente bugiardo. Ora sarai querelato. Tu c’eri poco nelle giunte, Giammarinaro non c’era mai. Lo testimoniano Glidewell, il segretario comu­nale, gli altri assessori. Tu con Giammarinaro sei anda­to a cena, e hai usato le sue macchine. Questo è certo. Tu Giammarinaro lo hai visto «intorno», nelle stanze di ca­sa, come gli uomini della sua maggioranza, come è giusto che sia. Mai in giunta. In nessuna. Ma tu con lui, a spese sue, con molti testimo­ni, hai mangiato. Sei stato suo ospite. E certo non minac­ciato, non intimidito. Abbiamo ascoltato le sue ri­chieste, le abbiamo sempre respinte. Altrove chi ha la maggioranza ha tutto. E tu lo sai...