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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

Il volontariato si è spostato in Rete - Mai così tanti, mai così giovani. All’ombra degli indignati, o forse nascosto tra le pieghe della protesta, c’è un esercito che non si fa scoraggiare: quello del volontariato

Il volontariato si è spostato in Rete - Mai così tanti, mai così giovani. All’ombra degli indignati, o forse nascosto tra le pieghe della protesta, c’è un esercito che non si fa scoraggiare: quello del volontariato. Ambiente, solidarietà, Internet: tre parole chiave per un movimento trasversale che va cercato nelle periferie delle città del Nord, nelle campagne da salvare e nel Sud ferito dalle mafie. Ma anche dietro i computer che restano accesi tutta la notte, tra le stringhe di byte che diventano informazione. Perché è dentro la Rete, nei social network in particolare, la molla della nuova ondata di impegno sociale. E’ la tesi - in controtendenza rispetto ai recenti studi sul «Web che isolerebbe dal resto del mondo» - della fondazione americana Mac Arthur, già in prima in linea per sostenere il banchiere dei poveri Yunus e sorta di cassaforte per i nuovi progetti di partecipazione sociale. Tutto parte da Wikipedia, l’esempio più famoso. L’enciclopedia ha da poco festeggiato i 10 anni e i 400 milioni di utenti: l’80 per cento dei volontari che la scrivono hanno tra i 20 e i 30 anni. Un capitale umano di centomila autori che l’hanno trasformata in uno dei dieci siti più cliccati del mondo e le hanno permesso di raccogliere oltre 16 milioni di dollari in donazioni. «Internet è la via d’accesso privilegiata per l’impegno civico e sociale» dice Joseph Kahne, capo del team di ricerca della Mac Arthur. I numeri italiani confermano, ma bisogna decifrarli: se i ragazzi che si dedicano al no-profit sono 100mila in meno rispetto a dieci anni fa è perché i giovani - dati del Csvnet - sono diminuiti di quasi due milioni. La percentuale, allora, schizza: sono attivi nel terzo settore quasi nove under 35 su 100: per l’Italia, un tasso record, tanto che, spiega una ricerca Cei presentata al convegno «Abitanti digitali» a Macerata, la cosa più «importante» per i ragazzi, oggi, «è la connettività». «A differenza di quanto si crede i giovani hanno una propensione a impegnarsi gratuitamente e se il loro spirito di volontariato è sottostimato è colpa della questione demografica - ragiona Giancarlo Rovati, docente di Sociologia alla Cattolica di Milano -. I nuovi network? Importantissimi, anche se le comunità virtuali non possono sostituire le relazioni dirette. Ma tra la rete e il volontariato c’è sinergia: le dinamiche sociali che si creano online si riproducono anche fuori».