Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 23 Lunedì calendario

IL RISORGIMENTO DELLO SPORT. 9 PUNTATA

Milano-Monza per scommessa: nasce l’atletica -

Mentre la febbre della velocità aggiunge, all’inizio del Novecento, il fascino e l’ebbrezza dei primi tentativi di volo, chi va a piedi per sport, in Italia, lo fa oggettivamente molto piano. In Gran Bretagna, e successivamente in molta parte d’Europa e negli States, s’è già sviluppata da tempo l’attività di quei «pedestrians» , corridori su strada. Da noi, bisogna attendere un singolare personaggio, e il 1873, perché la gente, nelle strade e nelle piazze, accorra al richiamo della corsa lunga e ultra-lunga. Il nostro eroe si chiama Achille Bargossi, è forlivese, si guadagna la vita raccogliendo scommesse per le sue imprese contro il tempo: il 21 agosto del 1873 riesce a coprire la distanza fra Milano e Monza (in realtà fra Porta Venezia e le propaggini della «Manchester lombarda» ), in meno di un’ora, per l’esattezza 58 minuti, raccogliendo fra gli avventori di un’osteria 120 lire. Pionieri dell’atletica Con Bargossi nasce la corsa pedestre italiana; quanto a piste e pedane, le corse su circuiti in terra, i salti e i lanci erano allora governati dalla Federginnastica: il primo concorso nazionale che li previde fu organizzato a Venezia nel 1869. Ma gli inizi sono grami, se paragonati ai risultati ottenuti all’estero. Ai primi Giochi di Atene 1896, nessun italiano prende parte alle prove di atletica (dopo che al maratoneta Airoldi viene impedito di partecipare perché professionista). E 4 anni dopo, nel guazzabuglio di Parigi che soltanto de Coubertin chiama Giochi olimpici, gli italiani scoprono l’atletica vera. Sono soltanto due (più altri due che gareggiano fra i «pro» ), il velocista Umberto Colombo, ventenne della Mediolanum, e il mezzofondista Emilio Banfi, diciannovenne di Saronno. Entrambi subito eliminati: e Banfi, nelle sue corrispondenze alla Gazzetta, ammette che «Colombo e il sottoscritto sono dei piccoli pulcini in confronto agli americani» , aggiungendo che gli altri hanno scarpe chiodate, «ma mentre questi superbi corridori macchine fanno un passo, io ne faccio tre…» . Nonsolo Dorando Le corrispondenze di Banfi fotografano un ritardo epocale, anche se proprio da una clamorosa sconfitta — la squalifica di Dorando Pietri nella maratona a Londra 1908— gli italiani scopriranno che esiste l’atletica. Tutti sanno chi è Pietri: pochissimi si accorgono dell’argento ancora a Londra del genovese Emilio Lunghi, classe 1886, negli 800. Eppure questo bellissimo marinaio, nel 1909, in quattro mesi in Nord America, stabilirà tre record del mondo: prima sulle 700 yards a New York il 6 settembre, nove giorni dopo sul mezzo miglio britannico (880 yards), distanza olimpica, a Montreal, in 1’ 52"8, infine sui due terzi di miglio il 10 ottobre. Il 15 settembre, giorno della gara canadese, è una data storica: ma chi se n’è accorto?