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 2011  maggio 23 Lunedì calendario

Vita da cameriera di albergo (2 articoli) - Inseriscono la chiave elettronica, aprono la porta ed entrano per preparare la camera

Vita da cameriera di albergo (2 articoli) - Inseriscono la chiave elettronica, aprono la porta ed entrano per preparare la camera. Ogni giorno ripetono in maniera quasi meccanica questi gesti per almeno una decina di volte e ogni giorno prima di varcare quella soglia si chiedono: «Cosa mi aspetta?». Sono le cameriere degli alberghi, quell’esercito di donne, parte integrante del motore di una delle più importanti industrie d’America e del mondo. Donne che a volte, in realtà più spesso di quanto non si immagini, finiscono per rimanere intrappolate negli ingranaggi di quel motore. Come la cameriera del Sofitel, presunta vittima della tentata violenza sessuale perpetrata da Dominique Strauss-Kahn. Un caso eclatante per lo spessore del suo protagonista, ma non certo l’unico. Le associazioni di categoria e le stesse addette ai lavori hanno denunciato almeno altri dieci casi simili a quello presunto dell’ex direttore del Fondo monetario internazionale. Ma in realtà sono molti di più gli episodi realmente accaduti, sui quali però si tace perché la vittima è una immigrata illegale o perché gli alberghi temono di perdere clienti. Il fenomeno è in crescita, anche perché in tempi di crisi si è sovente tagliato sulle spese in sicurezza. «È un lavoro pericoloso - spiega Yazmin Vazquez, dipendente di un hotel di Chicago -. Alcuni clienti credono di poterci usare come vogliono solo perché non abbiamo il loro stesso potere o gli stessi soldi». Oltre alla divisa, in orario di lavoro Yazmin, 40 anni, indossa un camicione lungo fin sotto le ginocchia. «Mi metto qualsiasi cosa - dice - pur di nascondere ogni parte del corpo». Una volta, mentre stava rifacendo una camera, un cliente è entrato e l’ha afferrata da dietro facendo nel frattempo bella mostra delle proprie parti intime. Non troppo diversa l’esperienza di Argelia Rico, trentottenne cameriera di un albergo di Irvine, in California. Un ospite l’ha chiamata in camera per farsi cambiare le lenzuola e si è fatto trovare sdraiato sul letto completamente nudo. «Quando l’ho detto ai miei superiori loro non hanno fatto nulla - racconta - e da allora ogni volta che devo rifare una stanza mi faccio accompagnare da una collega». Non a sfondo sessuale ma senza dubbio traumatizzante è la vicenda di Kimberly Phillips, 40 anni, in forze all’Hampton Inn di Lebanon, in Kentucky. «Dovevo preparare la stanza 118 - dice -. Ho aperto la porta e mi sono trovata davanti due cani molto grossi». Gli animali si sono avventati sulle sue gambe azzannandole sino all’osso, solo l’intervento di un ospite dell’albergo è riuscito ad allontanarli. «Erano di un operaio che lavorava all’interno della struttura. Mi hanno rovinato la vita», ammette Kimberly, rimasta zoppa e costretta ad usare un bastone per camminare. «L’approccio da parte del molestatore avviene in diversi modi - racconta Andria Babbington per, 17 anni dipendente di un lussuoso albergo di Toronto -. C’è chi lascia i soldi sul cuscino e chiede prestazioni extra, oppure chi chiede quante persone mantieni con quel lavoro e sei hai bisogno di un aiuto». Andria, ad esempio, è stata presa di mira da un cliente che per giorni le raccontava di cercare affetto perché aveva tanti problemi con la moglie. «Spesso entrando nella stanza nascondevo la targhetta con il mio nome perché se il cliente non gradiva le mie parole si lamentava con i superiori, e loro per tutta risposta mandavano un cesto di frutta in camera per scusarsi», dice la Babbington, 45 anni, oggi in forze al sindacato. «Le stesse storie le sento da tante altre colleghe», prosegue, spiegando che il proliferare di questi episodi è stato favorito dalla recessione e dalla necessità di tagliare le spese. Questo sino a sabato scorso, visto che la vicenda del Sofitel ha scatenato una levata di scudi da parte degli addetti ai lavori che chiedono l’impiego di misure di sorveglianza, il sostegno del management e un po’ di prevenzione. Un esempio su tutti - spiega Carl Boger, responsabile della scuola alberghiera dell’Università di Houston: «Quando risulta che un cliente durante la permanenza affitta film pornografici o li vede sui terminali dell’albergo, a rifargli la camera si manda un cameriere anziché una cameriera». FRANCESCO SEMPRINI *** “Sai tutto di loro, intimità galeotta” - Provarci, ci provano sempre. A New York, a Londra, a Parigi e anche in Italia. Chi ha fatto la cameriera in un ristorante o in un bar, lo sa: alla fine qualcuno che tenta di portarsela a letto c’è sempre. Su Internet, immancabili, si trovano scampoli di conversazioni e racconti di approcci più o meno riusciti al nord come nel sud Italia. La cameriera al piano, però, è molto di più. Danilo Di Pasquale, proprietario di un albergo e responsabile di una società di consulenza nella formazione alberghiera, lo racconta alle donne che partecipano ai suoi corsi. «Si crea una situazione particolare. Nessuno come la cameriera al piano entra in un rapporto di intimità e di fiducia con il cliente. Può sapere tutto di lui, anche le mutande che porta. Quello che si raccomanda durante i corsi è la tutela della privacy del cliente». Forse però bisognerebbe avvertirle anche di altro. Giuseppe Natoli, maître: «In 35 anni di lavoro non mi è mai capitato nulla di così forte come questa vicenda di Strauss-Kahn. Il gradasso però c’è sempre, quello che ci prova può capitare. Purtroppo c’è chi pensa che le cameriere sono sempre disponibili, un po’ come le infermiere». Esistono veri e propri segnali in codice: loro che lavorano nelle stanze d’albergo imparano presto a riconoscerli. Sono i bigliettini con messaggi più o meno espliciti lasciati sul comodino vicino al letto, ad esempio, o i numeri di telefono. «In genere le cameriere che adottano un comportamento professionale fanno finta di nulla - racconta Danilo Di Pasquale -. Qualche volta invece capita che si accetti l’invito. D’altra parte il passo per arrivare a qualcosa di diverso da un contatto di lavoro è breve, molto più breve di quanto non sia per ogni altra figura che lavora in un albergo». Questo è vero soprattutto all’estero dove, da Cristiano Ronaldo al campione di golf Tiger Woods, sono molti i Vip danarosi che inseguono le cameriere, spesso diventandone anche le vittime. «Più l’albergo è di lusso, più si creano rapporti personalizzati che possono generare equivoci - racconta Danilo Di Pasquale -. Nelle strutture di lusso le governanti entrano più volte in camera. Soprattutto nelle grandi catene internazionali a certi livelli le governanti sono sempre a disposizione dell’ospite anche per la buonanotte e preparano la vasca da bagno al cliente. C’è un’intimità più spinta». E in Italia? «C’è un po’ di intimità in meno ma l’equivoco può capitare», risponde Di Pasquale. FLAVIA AMABILE