Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 23 Lunedì calendario

IL NUMERO DEI PARLAMENTARI L’INFLAZIONE DEI BENEFICI

Scrivo a nome di mio padre, Attilio Beria, che nell’ottobre prossimo compirà 100 anni e desidera una sua risposta. Il suo quesito è questo: perché i padri costituenti hanno ritenuto necessario un così alto numero di parlamentari nel nostro Paese? Perché hanno ritenuto che l’Italia che stava nascendo avesse bisogno di un Parlamento più affollato di altri Paesi ben più grandi del nostro? E poi, perché nel corso di tutti questi anni i suddetti parlamentari hanno pensato più al benessere personale che a quello del popolo del quale avrebbero dovuto prendersi cura? Perché questi infiniti privilegi che nessuno si sogna di eliminare o per lo meno ridurre? Maria Beria valmar66@alice. it Cara Signora, Q uando dovettero decidere le dimensioni della Camera dei deputati, i costituenti adottarono un rapporto fra il numero dei parlamentari e il numero degli elettori simile a quello delle maggiori democrazie occidentali demograficamente comparabili con l’Italia. Oggi la nostra Camera ha 630 membri, la House of Commons britannica 650, il Bundestag tedesco 633, l’Assemblée Nationale francese 577, il Congreso de los deputados spagnolo 350. È vero che i 435 membri della House of Representatives degli Stati Uniti possono sembrare pochi per un Paese che conta oggi circa trecento milioni di abitanti. Ma l’America è uno Stato federale in cui gran parte del lavoro legislativo e normativo è fatto dai Parlamenti degli Stati federati. Sappiamo che la riduzione del numero dei parlamentari è da parecchi anni all’ordine del giorno del nostro dibattito politico, ma a me sembra che il vero problema del Parlamento italiano sia il bicameralismo perfetto, vale a dire la regola costituzionale che attribuisce alle due Camere gli stessi poteri e ha quindi l’effetto di raddoppiare, quanto meno, il tempo necessario per l’approvazione di una legge. È grave che l’Italia si stia trasformando in Stato federale senza avere colto l’occasione per fare del Senato, come in Germania, una Camera delle Regioni con competenze più circoscritte di quelle della Camera dei deputati. Alla seconda domanda di suo padre, cara Signora, posso rispondere soltanto che la corporazione parlamentare ha sfrontatamente approfittato del proprio potere per correggere verso l’alto i propri salari, attribuirsi pensioni privilegiate, gratificarsi con il rimborso di servizi che dovrebbero garantire al singolo deputato o senatore di fare meglio il proprio mestiere, ma servono soprattutto a gratificare qualche galoppino elettorale o portaborse. Questi vizi sono noti e sono stati frequentemente denunciati soprattutto nei libri di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Ma i nostri parlamentari, tutti pronti a indignarsi per le scivolate morali della parte avversa, fingono di non sentire e guardano dall’altra parte. Ne approfitto, cara Signora, per chiederle di fare molti auguri a suo padre. Compie cent’anni mentre l’Italia ne compie centocinquanta e può dire con orgoglio che due terzi della storia nazionale gli appartengono.