ENRICO FRANCESCHINI , Repubblica 23/5/2011, 23 maggio 2011
TORNA L´INCUBO DEL VULCANO IN ISLANDA STOP AGLI AEREI, ALLARME IN TUTTA EUROPA - LONDRA
Torniamo a vivere, o perlomeno a volare, sotto l´incubo del vulcano. L´Islanda ha temporaneamente chiuso il suo spazio aereo, imponendo una "no fly zone" in un raggio di 220 chilometri tutto attorno all´isola, dopo che sabato e domenica una forte eruzione del Grimsvotn, il suo più grande vulcano, situato nel ghiacciaio Vatnajoekull, ha alzato in cielo una colonna di fumo alta fino a ventimila metri. Per il momento la cenere portata in alto dall´eruzione viene sospinta da leggeri venti verso nord-est, per cui non c´è stato nessun impatto sui voli europei e transatlantici. Ma un sistema di bassa pressione che si sta muovendo verso la Scandinavia e il resto dell´Europa potrebbe depotenziare le attuali correnti e disperdere le polveri verso altre rotte. Una ipotesi dei metereologi è che la cenere possa raggiungere in tal modo il nord della Scozia e altre parti della Gran Bretagna già domani intorno a mezzogiorno, per poi dirigersi entro giovedì o venerdì verso la parte occidentale della Francia e il nord della Spagna. «Stiamo monitorando la situazione», dicono i portavoce di Eurocontrol e dell´Enac, le agenzie che verificano i rischi per il traffico aereo rispettivamente in tutto il continente e in Italia.
La nuova eruzione resuscita lo spettro di esattamente un anno fa, quando per un intero mese, tra aprile e maggio del 2010, il fumo sprigionato dal vulcano Eyjafjallajokull in Islanda, tornato in attività dopo duecento anni di quiete, si sparse per mezza Europa provocando il caos, bloccando a terra otto milioni di passeggeri, trasformando i più grandi aeroporti del mondo, da Londra a New York, in bivacchi di viaggiatori frastornati, con la cancellazione di circa 100mila voli, il 53 per cento del totale, e un danno economico successivamente stimato da uno studio della Oxford University in quasi 5 miliardi di euro. Il problema è che le ceneri portate dal vento ad alta quota finiscano nei motori degli aerei, mettendoli fuori combattimento e causando tragici incidenti. Lo scorso anno non tutti gli specialisti della materia ritenevano che fosse necessario sospendere i voli in modo così drastico. Alcuni sostenevano che il pericolo per gli aerei era limitato o addirittura nullo, ma che le compagnie aeree, su pressioni delle società di assicurazioni contro i disastri di questo genere, avessero optato per la massima prudenza, del resto d´accordo con gli organismi internazionali che regolano il traffico nei cieli.
Stavolta gli esperti islandesi ritengono che le conseguenze potrebbero essere circoscritte alla loro isola, perché la cenere del Grimsvotn è meno fine di quella dell´Eyjafjallajokull e quindi meno pericolosa. Ma è un allarme ancora in via di evoluzione, che si potrebbe estendere anche a eruzioni di altri vulcani. «Potenzialmente, l´Islanda è una polveriera, con numerosi vulcani pronti a esplodere», afferma Mike Burton, vulcanologo dell´Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Reykjavik. «Nessuno però è in grado di prevedere quando questo possa avvenire. Negli ultimi cent´anni qui hanno eruttato svariati vulcani: oggi tutti possono considerarsi a rischio, in particolare l´Hekla, che mediamente si fa sentire ogni dieci anni. L´ultima sua eruzione risale al 1999, per cui se ne attende una nuova. Ma si tratta di valutazioni puramente statistiche, che non consentono previsioni precise». Una sola cosa è certa, prosegue il vulcanologo: «L´eruzione del Grimsvotn, che è il più grande vulcano dell´isola, ha avuto pochissimo preavviso». Scommettere quando il vulcano smetterà di emettere la sua nube di cenere, o se nel frattempo se ne accenderà un altro, è impossibile. Per cui da domani tutti figurativamente col naso in su, vivendo e volando sotto l´incubo delle formidabili fornaci naturali islandesi.