Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 23/05/2011, 23 maggio 2011
Quel pedaggio che piace a Londra e Stoccolma Come voterebbero gli abitanti di Stoccolma se fosse offerto loro sotto elezioni l’abbuono delle multe? Chissà… Sappiamo però cosa risposero quando fu chiesto loro con un referendum se volevano smetterla di pagare un ticket per entrare nel centro storico della città: no, grazie
Quel pedaggio che piace a Londra e Stoccolma Come voterebbero gli abitanti di Stoccolma se fosse offerto loro sotto elezioni l’abbuono delle multe? Chissà… Sappiamo però cosa risposero quando fu chiesto loro con un referendum se volevano smetterla di pagare un ticket per entrare nel centro storico della città: no, grazie. Era il settembre di cinque anni fa. Da alcuni mesi era stato introdotto nel capoluogo svedese un pedaggio di accesso per le auto nel centro storico allargato per un totale di 47 chilometri quadrati. Pedaggio differenziato in modo da poter distribuire al meglio il traffico: un euro per chi entrava in città prima delle sette di mattina, due euro nei momenti di punta. Con variazioni simili per il tardo pomeriggio e la sera. Contemporaneamente le autorità locali avevano messo a disposizione 12 nuove linee di servizio pubblico e 200 autobus supplementari. Della serie: ti chiedo un sacrificio ma ti offro le alternative. I risultati erano stati confortanti: un calo del 22%dei mezzi privati nel traffico cittadino, un calo generalizzato degli ingorghi, un calo dell’inquinamento medio intorno al 9%con punte del 14. Per contro, un aumento dell’aria pulita, del benessere dei cittadini e della salute delle casse municipali dove in sette mesi erano entrati 54 milioni di euro investiti in servizi vari. Era in quel momento al governo, in Svezia, il centro-sinistra di Hans Göran Persson. E nello sforzo di vincere le elezioni contro i socialdemocratici storici dominatori della politica nazionale, l’alleanza di destra guidata da John Fredrik Reinfeldt si era impegnata tra le altre cose ad abolire quel ticket d’ingresso nel cuore della capitale e si era dunque schierata in tal senso nella consultazione referendaria contemporanea alle «politiche» nell’election day. Bene: la destra vinse le elezioni e conquistò il governo, ma perse il referendum. Solo il 47%dei cittadini di Stoccolma si lasciò infatti incantare dalla prospettiva di risparmiare qualche soldo quotidiano. Il 53%preferì, in una visione più saggia e lungimirante, mantenere quel balzello che si era rivelato così utile nella lotta al traffico caotico e all’inquinamento. E che a quel punto non sarebbe stato più toccato consentendo alla capitale scandinava di piazzarsi nel 2010 e nel 2011 in testa alla classifica, elaborata dalla Commissione europea, delle città più virtuose sotto il profilo ambientale, del trasporto pubblico, della lotta all’inquinamento atmosferico. Anche Boris Johnson, l’attuale sindaco conservatore di Londra noto in Italia anche perché, nella veste di direttore dello «Spectator» fece la famosa intervista in costa Smeralda in cui il Cavaliere disse che «Mussolini gli oppositori li mandava a fare vacanza nelle isole» , aveva promesso in campagna elettorale di abolire il pedaggio d’ingresso. Pedaggio che era stato introdotto nel 2003 per l’area compresa entro la Inner Ring Road, cioè il cuore della capitale (un’area di oltre 20 chilometri quadrati con 136.000 residenti) e accompagnato anche in questo caso dall’aggiunta di 300 autobus supplementari sulle linee pubbliche più intasate. Poi, una volta insediatosi nel 2008, capì che non per questo i londinesi lo avevano eletto. Tanto che si limitò a una riduzione dell’area interessata dal pedaggio. La definitiva conferma che anche gli abitanti avevano capito come non valesse la pena di tornare alla situazione precedente arrivò con una petizione chiesta dallo stesso sindaco ai concittadini perché gli dicessero la loro opinione. Potevano mandare una e-ma il o scrivere una lettera. Ma la partecipazione fu così deludente con solo 13 mila messaggi (un numero ridicolo, per la megalopoli britannica) che Boris Johnson preferì lasciar perdere l’attuazione della sua demagogica promessa. Così si regolano, nei Paesi seri d’Europa, gli elettori, gli amministratori e i partiti della destra moderna. Tanto è vero che Letizia Moratti l’aveva addirittura messo nel programma, il «rafforzamento delle misure di disincentivazione del traffico "normale” (Ecopass)» . Giustamente. Se davvero Milano è una «grande città europea» , come viene ripetuto tutti i giorni e come è, non vale la pena di scommettere sulla capacità dei suoi cittadini di scegliere senza lanciare messaggi che somigliano pericolosamente («E in più ti ci metto la bacinella moplen e ti ci metto la padella antiaderente…» ) alle promesse nei mercati di una volta? Magari i milanesi è proprio quello che chiedono: il coraggio di scelte a volte non popolari. Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA