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 2009  settembre 18 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ieri a Kabul un uomo di nome Hayatullah, o forse Hedaiatal­lah, s’è immesso, alla guida di una Toyota bianca, nel traffico che scorre lungo la rotonda Massud, tra l’aeroporto e la cit­tà. Profittando del fatto che i controlli in quel punto obbliga­no tutti a rallentare, s’è infilato con la macchina tra i due blin­dati Lince che scortavano mate­riali della Nato. Qui Hayatul­lah, che il comunicato dei tale­bani ha poi qualificato come mujahid (guerriero santo), s’è fatto esplodere. La Toyota era stata inzeppata di molto più esplosivo di quello che serve in questi casi, al punto che si pen­sa che lo shahid abbia sbagliato bersaglio. I due Lince ne sono stati sventrati, sei nostri solda­ti, tutti parà della Folgore, sono morti, sono morti anche una quindicina di civili afgani e ci sono altri 60 feriti, oltre a quat­tro nostri militari che non sono comunque in pericolo di vita. Nel comunicato con cui i taleba­ni hanno rivendicato l’azione si sostiene che i morti civili sono stati causati dai militari della Nato che, subito dopo l’esplosio­ne, si sono messi a sparare al­l’impazzata sulla folla. impos­sibile dar conto della quantità di dichiarazioni di cordoglio se­guite alla tragedia. Il presiden­te Napolitano, Berlusconi, i ca­pi dei partiti, il Papa e lo stesso presidente Karzai, secondo il quale gli afghani non dimenti­cheranno mai quello che l’Italia ha fatto per il loro Paese.

Ho sentito alla televisione che Bossi vuole il ritiro pratica­mente immediato delle trup­pe: entro Natale tutti a casa.
Sì. Berlusconi ha replicato con una dichiarazione più pruden­te, ricordando i nostri impegni internazionali. Una linea che hanno tenuto anche il mini­stro degli Esteri Frattini e il mi­nistro della Difesa La Russa nel suo discorso al Senato. Na­politano ha detto che del­l’eventuale ritiro deve discute­re il Parlamento. Il Pd è contra­rio, ma chiede una conferenza di pace. La Russa ha definito «infami e vigliacchi» gli autori della strage. Una dichiarazio­ne umanamente comprensibi­le. Però non si deve dimentica­re che siamo noi a far la guerra in casa loro, anche se nel caso della nostra missione non si può formalmente adoperare la parola guerra. Saremmo lì in una missione esclusivamen­te pacifica, tanto è vero che la Procura di Roma ha il dovere di perdere tempo e aprire un’inchiesta per «attentato ai fini terroristici».

I soldati italiani morti erano molto giovani?
Il più giovane aveva 26 anni. Si chiamava Matteo Mureddu e veniva da Solarussa, un pic­colo paese della provincia di Oristano. Il padre, Augusto, al­leva pecore. La madre, Greca Mura, sta in casa. Il generale Sandro Santroni, che ha porta­to la notizia, ha detto che s’è trattato di un colloquio muto. Appena l’hanno visto, i genito­ri hanno capito. Un’agenzia di­ce che la madre avrebbe chie­sto, retoricamente, a un gior­nalista: «Perché la chiamano missione di pace?». Il militare più anziano era il sergente maggiore Roberto Valente, na­poletano, in forza al 187˚ reggimento. Secondo le agenzie sua moglie ha detto: «Sono or­gogliosa di mio marito».

Non ce n’erano con figli?
Andrea Fortunato, 35 anni, te­nente del 186˚, lucano di Lago­negro, ma abitante da molti anni a Badesse vicino Siena, la­scia la moglie Gianna e un fi­glio di 7 anni. Gli hanno man­dato una psicologa che lo assi­sta in questi momenti terribili. Massimiliano Randino, capo­ral maggiore del 183˚, salerni­tano di Pagani, ma residente a Sesto Fiorentino, era sposato da cinque anni, ma non aveva figli. Gli ultimi due, Davide Ricchiuto, salentino, e Gian Domenico Pistonami, di Viter­bo, avevano 26 e 28 anni. Trop­po giovani. Fidanzate sì, mo­gli e figli no. Pistonami aveva spiegato all’ Espresso , all’inizio di agosto, che lui faceva un me­stiere molto pericoloso: era l’uomo che stava sulla torretta del Lince, detta ralla, per con­trollare armi in pugno quello che succedeva intorno. Un me­stiere che si chiama mitraglie­re e che faceva anche il capo­ralmaggiore Di Lisio, morto anche lui alla fine di luglio.

La domanda che si fanno tutti è se ha senso questa missione in Afghanistan.
Anche se capisco la domanda, anche se so che questo è il fat­to più grave che ci sia capitato dopo Nassiriya, posso dirle pe­rò che provo anche fastidio per il fatto che ci si interroghi solo quando ci sono morti ita­liani. In Afghanistan c’è quasi un attentato al giorno, finora ci hanno lasciato la pelle 1403 uomini e di questi i nostri sono 21.

Ma i talebani si possono scon­figgere o no?
Ieri il generale Mario Arpino ha detto che i talebani control­lano il 97 per cento del territo­rio e che si sentono vincitori morali delle elezioni. Non han­no tutti i torti. Ora sappiamo che alle elezioni presidenziali di agosto hanno votato il 38,7% degli aventi diritto e che Karzai ha vinto con il 54,6% dei voti, ma anche con un milione e mezzo di schede taroccate, stando a quello che hanno detto gli osservatori mandati dall’Unione europea. Arpino ha detto che l’interven­to in Afghanistan ha senso, ma che bisognerebbe avere più soldati. Secondo gli inglesi, di­ce, anche così ci vorrebbero quarant’anni per uscirne. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/9/2009]
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