Roberto Rizzo, Corriere della Sera, 18/09/09, 18 settembre 2009
Grassi per lavoro, la dura vita del critico gastronomico - 

L’sms arriva alle 9 di mattina: «Oggi ho toccato il mio record, ahimè: 125 chili»
Grassi per lavoro, la dura vita del critico gastronomico - 

L’sms arriva alle 9 di mattina: «Oggi ho toccato il mio record, ahimè: 125 chili». Firmato Edoardo Raspelli.

Dura la vita del critico gastronomico. Mestiere invidiato dai più, dai colleghi, dai lettori («Beato lui, pagato per mangiare»), eppure professione pericolosa, quasi quanto un inviato di guerra. Niente bombe o proiettili vaganti, bensì grassi, trigliceridi in agguato. «Quando, trent’anni fa, ho lasciato la cronaca nera per occuparmi di ristoranti – dice Raspelli – pesavo 55 chili». Non male per uno che è alto 173 centimetri. Raspelli, per lavoro s’intende, visita «tra i 100-150 ristoranti l’anno. Sono goloso, mangio velocemente e voracemente: due antipasti, due primi, due secondi. Il minimo per dare un giudizio». Ci vuole un fisico bestiale per fare il critico? «La stazza è parte del mio successo, non lo nego. Ma ora non ce la faccio più, salire le scale, muovermi, inizia ad essere un problema. Senza dimenticare che, a causa del cibo, mi sono beccato un’epatite, i calcoli e ho rischiato di perdere un rene». Anche per questo alla fine di luglio, Edoardo Raspelli si è sottoposto ad un intervento chirurgico per dimagrire.

 Enzo Vizzari, direttore della guida Ristoranti d’Italia dell’ Espresso, trent’anni di ristoranti recensiti («in media, 150 l’anno ma sono al massimo un ventina quelli dove mi trovo bene») gioca «perennemente in difesa. Mi limito nel mangiare e passo le giornate a bere tanta acqua». Risultato? «La mia linea è cambiata, da 65 chili sono arrivato a 104. Da circa un anno mi sono assestato sugli 86 e cerco di tenere la posizione». Vizzari, 63 anni, è alto 168 centimetri. «Il phisique du role del critico gastronomico sta nell’immaginario collettivo. Certo, è un mestiere impegnativo ». 

Se ripensa ai suoi 67 chili di un tempo, a Marco Gatti, critico per il Quotidiano Nazionale , gruppo Class e Libero , «vengono le lacrime». Oggi, a 46 anni, di cui venti passati a mangiare per lavoro («Dall’inizio dell’anno ho già visitato 120 ristoranti »), Gatti pesa 90 chili. «Quando inizi questa professione sai già che finirà così. Quel che più mi preoccupa è la salute. Nel cibo cerco di mettere logica e attenzione. Limito le porzioni, una volta assaggiata bene la pietanza è inutile ripulire il piatto». E le donne? «Mia moglie, cardiologa, mi tiene sotto controllo».

 Paolo Marchi de Il Giornale , 54 anni, 180 centimetri per 123 chili si definisce «un obeso di secondo grado. Mi piace vivere il cibo in ogni momento della giornata». Marchi si fa 100 ristoranti l’anno. E ci tiene all’educazione: «Mangio tutto, non è bello mandare in cucina un piatto non finito». Infine, l’ammissione che appare un controsenso per chi fa il suo mestiere: «Sto cercando un dietologo, ma...». Ma? «Un critico mezzo anoressico mi farebbe specie ».