Franco Giubilei, la stampa 18/09/2009, 18 settembre 2009
TOMMY, UN’ALTRA VERITA’
Ritorno all’orrore. Il sequestro e l’omicidio del piccolo Tommaso Onofri si sono rimaterializzati ieri in un’aula di giustizia, dove Mario Alessi per la prima volta ha deciso di rispondere alle domande delle parti, descrivendo anche il ruolo di primo piano svolto dalla sua ex compagna, Antonella Conserva. Davanti alla corte d’assise d’appello di Bologna si è scoperto che la donna, condannata in primo grado a trent’anni, non solo sarebbe stata al corrente del progetto di sequestrare il bambino alcuni mesi prima, ma avrebbe anche scritto di suo pugno la lettera con la richiesta di riscatto quando Tommy era già morto.
Lei ha negato tutto, mentre il muratore siciliano, condannato all’ergastolo dalla corte d’assise di Parma, ha ricordato i momenti più drammatici del rapimento e della morte di Tommaso alla presenza della madre del bimbo, Paola Pellinghelli, che non ha retto alla crudezza del racconto: quando Alessi, addossando tutta la responsabilità dell’assassinio a Salvatore Raimondi (condannato in appello a 20 anni con rito abbreviato), ha descritto il modo in cui il piccolo è stato ucciso, la donna è uscita dall’aula. «Prima Raimondi mi disse che era morto soffocato, poi lo vidi che lo colpiva con una vanghetta».
Il muratore, che dopo aver risposto per tre ore alle parti civili ha reso anche una lunga dichiarazione spontanea, ha rievocato le fasi del sequestro fin dalla sua ideazione, e ha chiamato in causa la donna che all’epoca stava con lui, Antonella Conserva, anche lei presente in aula. Alessi sostiene che la ex compagna era al corrente del progetto di rapire il piccolo già nel dicembre precedente (la morte di Tommaso Onofri è avvenuta il 2 marzo del 2006). Ma non è tutto, perché la Conserva avrebbe confezionato personalmente i passamontagna per il sequestro, servendosi del tessuto elasticizzato di un paio di pantaloni. Dopo l’omicidio del piccolo poi, la donna e il fratello avrebbero scritto la lettera alla famiglia chiedendo il riscatto: «Io però quando la scoprii la bruciai», ha precisato Alessi. Riguardo al coinvolgimento tardivo dell’ex compagna, finora negato, ha spiegato: «Avevo giurato su mio figlio che non avrei coinvolto la Conserva, ma un sacerdote in carcere mi ha detto che i giuramenti su presupposti falsi non hanno valore, così ho deciso di disattenderlo».
Nel pomeriggio è stato il turno della donna, che prima ha respinto la versione di Alessi e poi, messa a confronto con l’ex compagno, ha dato vita a un violento scambio di accuse. Ha cominciato il muratore: «Sapevi tutto, eri a conoscenza di tutto, è inutile mentire, ora ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Forse non eri venuta a prendermi dopo che il piccolo era morto?». E lei, di rimando: «Assolutamente no. Ricordati che mi avevi giurato che la violenza sessuale per cui eri stato condannato in Sicilia non l’avevi commessa». La lite è proseguita in un crescendo di colpi bassi: «Qui stiamo parlando di un reato che abbiamo commesso tutti noi, siamo stati grandi mascalzoni, non ti nascondere! Mi avevi anche detto che per avere più notizie per realizzare il sequestro ti eri offerta alla mamma di Tommaso per aiutarla nei lavori di casa e che non aveva accettato». A questo punto la mamma di Tommaso ha lasciato l’aula piangendo, ma è tornata dopo qualche minuto.
La replica della Conserva: «"Non è vero, non ho mai proposto a nessuno di mettermi a servizio». L’uomo l’ha incalzata ancora: «Con quella faccia non la racconti bene, ce lo meritiamo l’ergastolo. Io non ho ucciso il piccolo, per questo ho la coscienza pulita, ma dobbiamo pagare per l’azione che abbiamo fatto. Come fai ancora a non pentirti?». Ma l’ex compagna ha ribattuto: «Sei proprio un falso, vergognati! Devi dire la verità». Il presidente della corte Aldo Ranieri ha sospeso il confronto dopo l’ultima accusa di Alessi, perché i due non facevano che ripetere gli stessi argomenti: «Per noi il paradiso non c’è, questa è una criminale come lo sono io». Oggi il processo riprende con la discussione fra le parti.