Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 18 Venerdì calendario

« morto il Pisto a Kabul», è stato il messaggio shock rimbalzato ieri sui cellulari degli amici di Giandomenico Pistonami, un gruppo compatto, numeroso, che a meno di un´ora dalla morte del parà ha creato su Facebook il gruppo "Giandomenico Pistonami nei cuori"

« morto il Pisto a Kabul», è stato il messaggio shock rimbalzato ieri sui cellulari degli amici di Giandomenico Pistonami, un gruppo compatto, numeroso, che a meno di un´ora dalla morte del parà ha creato su Facebook il gruppo "Giandomenico Pistonami nei cuori". Il caporalmaggiore della provincia di Viterbo era il più politicizzato, i suoi amici lo salutano con «Ciao Eroe!», oppure «Onore e Patria», e gli promettono: «un giorno.... se avrò la possibilità di andare per la terza volta in Afghanistan.... cercherò di vendicare il tuo nome.... assieme a quello di tutti i caduti in Afghanistan per la Patria! Onore ai caduti!». Pistonami aveva rilasciato un´intervista all´Espresso il 3 agosto e descritto quanto è pericoloso stare alla "ralla", la torretta da cui sul Lince si comanda la mitragliatrice. Pistonami l´aveva definito «il luogo più esposto e più rischioso, ma anche il più importante», quello in cui poteva «fermare auto e persone con un gesto». La sua sicurezza la confermava di continuo alla madre: «Non ho paura», le ripeteva al telefono. Sul gruppo "Onore al soldato caduto a Kabul Matteo Mureddu", insieme a chi inneggia agli eroi, c´è chi si chiede se ha senso la morte dei sei militari. La foto sulla pagina del gruppo è quella di Matteo in divisa, con la mimetica, apparsa sui siti di informazione, ma come fosse il caporalmaggiore lo si intuisce dall´immagine che aveva scelto per il suo profilo personale: è insieme a due amici e tutti e tre indossano un cappello da stadio, una tuba esagerata con il marchio di una birra. Nelle parole di tutti i militari il senso del dovere, la consapevolezza che per quanto la situazione in Afghanistan si stesse facendo sempre più pericolosa, l´impegno era indiscutibile. Roberto Valente, 37 anni, era ripartito per Kabul mercoledì dopo una licenza di 15 giorni passata con la famiglia a Napoli. Alla cognata che gli raccomandava prudenza aveva risposto secco «Io devo tornare». L´ultimo sms alla moglie Stefania e al figlio Simone lo aveva inviato alle 3.44 del mattino di giovedì, durante lo scalo a Dubai: «Tra un´ora parto per Kabul. Stai tranquilla. Vi amo». Antonio Fortunato, il tenente della Folgore originario del potentino, era un uomo di poche parole. Nessun profilo su Facebook, nessun messaggio sbandierato, non commentava mai il suo lavoro in Afghanistan, ma tutt´al più diceva: «Ogni missione è un´avventura, un´opportunità per prendere qualcosa e portarla in famiglia». Massimiliano Randino, il caporalmaggiore di origine campana, era appena rientrato da una licenza e aveva salutato la madre dicendole: «Mamma, non essere triste. Parto in anticipo, ma siamo stati insieme quasi due settimane e abbiamo anche festeggiato il matrimonio di Angela (la sorella, n. d. r.). Ora è tempo che io torni a Kabul. Sono contento di partire prima. Lì, hanno bisogno di me».