Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Non piove, stato d’emergenza a Parma e Piacenza
«Abbiamo combattuto per mesi e mesi. Troppo caldo in inverno e primavera, troppo freddo e soprattutto tanta pioggia in questa strana estate. Adesso lo posso dire: siamo di fronte a un dramma. Noi agricoltori saremo anche bravi, belli e intelligenti, ma contro questa pioggia che scende a secchiate dalla prima settimana di agosto, non abbiamo più armi. Non ci resta che pregare», diceva tre anni fa Giuseppe Cescon, 39 anni a quel tempo, gran coltivatore di viti. Si dava la colpa di quella pioggia al riscaldamento globale? Non me lo ricordo. Si dà invece la colpa di questa siccità anche al riscaldamento globale, con la previsione di Mario Tozzi che in futuro le cose andranno certamente peggio, dato che l’uomo rovina il Pianeta, con quel che segue.
• In ogni caso, siamo in piena siccità e il governo ha decretato lo stato d’emergenza.
Sì, ieri, nelle province di Parma e Piacenza. Gentiloni ha stanziato 8 milioni e 600 mila euro. La pioggia manca in pratica dall’autunno dell’anno scorso. Ne abbiamo già parlato un paio di giorni fa. L’Italia è anche piena di turisti, che vengono qui per evitare la jihad implacabile negli altri Paesi, e questi turisti consumano acqua. La Coldiretti, calcolando in venti miliardi di litri l’acqua che ci manca rispetto alla media (equivale alla portata del Lago di Como), dice che «sono a rischio ortaggi, frutta, cereali, pomodori, ma anche girasoli e vigneti, il fieno per l’alimentazione degli animali e la produzione di latte per i grandi formaggi». L’Agenzia per la protezione ambientale del Piemonte segnala il rischio incendi, più probabili per via della vegetazione secca. Le anomalie climatiche della prima parte dell’anno, sempre secondo la Coldiretti, ci sarebbero costate finora un miliardo di euro. E dire che l’Italia è ricca di acqua, e ne spreca pure parecchia per l’obsolescenza degli acquedotti (vedi il caso pugliese, che però adesso non è tra quelli in emergenza).
• Chi è allora in emergenza?
Secondo il National Climatic Data Centre l’emergenza riguarda l’intero pianeta, dato che la temperatura media terrestre e marina risulta quest’anno al secondo posto tra le temperature mai registrate (da quando, naturalmente, si registrano le temperature). Più 0,29 gradi rispetto alla media del XX secolo.
• E In Italia?
Stanno messi male soprattutto Piemonte, Sicilia, Sardegna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. In Piemonte il Po è a meno 65% rispetto al livello medio degli anni precedenti. In Sicilia le riserve idriche sono calate del 15%, mancano 80 milioni di metri cubi di acqua. Sardegna, Veneto e Friuli chiedono lo stato d’emergenza. In Sardegna piove poco da quattro anni, -35/40% rispetto alle medie precedenti, e adesso saremmo a un -70/90%. In Veneto la secca dell’Adige minaccia gli acquedotti, il governatore Zaia ha decretato un razionamento per l’irrigazione dei campi, in modo da preservare per quanto possibile l’acqua da bere. Anche in Friuli, in secca da otto mesi, s’è contingentato il prelievo dal Tagliamento. Vi sono varie ordinanze che vietano l’uso dell’acqua potabile per innaffiare orti e giardini, per esempio ne ha emessa una il sindaco di Bassano del Grappa, Riccardo Poletto. Anche la Raggi, per preservare il livello del Lago di Bracciano, ha firmato un’ordinanza di questo generare (limiti per l’irrigazione di orti e giardini, riempimento di piscine mobili, lavaggio di automobili o altri veicoli, usi ludici di qualunque genere, ecc.).
• Che si può fare per favorire la pioggia?
Noi, credo, niente. I cinesi hanno un sistema per addensare le molecole d’acqua dell’atmosfera sparando in cielo razzi capaci di «seminare le nuvole». In dieci anni (2002-2011) si sarebbero ottenuti in questo modo 500 miliardi di tonnellate di pioggia su 5 miliardi di chilometri quadrati. Il guaio è che i proiettili sparati per favorire la pioggia sono fatti di ioduro d’argento, che è altamente tossico. Si studia il modo di far piovere anche per ragioni militari, il nemico avanza e noi gli riempiamo la strada di fango e acquitrini. Non è roba così nuova: gli americani, tra il 1967 e il 1972, allungarono il periodo vietnamita dei monsoni di una trentina di giorni. Gli israeliani, per ragioni agricole, fanno piovere artificialmente dal 1960.
• Noi non potremmo...
Non abbiamo i mezzi per queste forzature e sconsiglio i sacrifici umani, in voga, per questo scopo, ad esempio tra gli Aztechi (ma non scherzavano neanche i greci più antichi, che altrimenti invocavano la pioggia facendo pipì in una pelle di toro). Se fossimo musulmani potremmo recitare la preghiera collettiva di 16 minuti prescritta nei testi sacri hadith
. A Licata (Agrigento) i pescatori portano su una barca la statua del patrono Sant’Arcangelo e poi gridano: «Sant’Angilu, ò cchiovi ò coddi» («Sant’Angelo, o fai piovere o ti affoghiamo»). Per sapere se funziona, bisogna provare.
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