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 2017  giugno 23 Venerdì calendario

Intervista a Gregorio Paltrinieri: «Siamo vincenti ma reali. Per questo piacciamo»

Il piatto di pasta barcolla precario tra un notes su cui scarabocchiare l’autografo e la posa per il selfie. Gregorio Paltrinieri necessita della sua dose di carboidrati, ma resiste. In bilico. «Io non so come fanno, perché ormai quella coda lì c’è sempre», il tecnico Morini, al solito, supervisiona mentre Gabriele Detti scrive dediche e risponde a curiosità sull’Inter. I due ragazzi del nuoto azzurro, protagonisti del Settecolli che inizia oggi, piacciono. Alle donne, nell’ultima trasferta a Las Vegas sono stati accerchiati dal gruppo di un addio al nubilato; ai ragazzini, che li vedono come esempi; a chi ha festeggiato le medaglie nelle notti olimpiche, a chi li vorrebbe imitare e a chi non sa nulla della piscina. Un successo trasversale.
Paltrinieri, perché fate questo effetto?
«Mi sa che la rivalità tra noi piace».
C’è gente che non sa che gare nuotate e vi segue lo stesso.
«Cerchiamo di essere più naturali possibile, di passare tanto tempo con chi viene a cercarci, magari per una firma, una foto, una domanda. Mi ci dedico, ora è più intensivo ma non ho proprio l’istinto di creare distanza. E poi oggi i social raccontano un po’ chi sei e la gente si appassiona anche a distanza. Non solo per le vittorie».
Per cosa?
«Per la partecipazione. Lo sport coinvolge, se chi ti ha fatto vivere un sentimento, un attimo di trasporto, è reale si crea un legame. Non solo con chi sta in coda per vederci, la normalità passa anche dalla tv. Il nuoto inizia a essere molto seguito, ma resta diverso dal calcio. Chi ci scopre si immedesima».
Con i calciatori non si immedesimano più?
«Lì girano davvero tantissimi soldi. Quelli che ti cambiano la vita e mi sa anche la testa. Come fai a non farti sviare? Come fai a fidarti, a non esagerare? Per restare te stesso servirebbero i salti mortali».
Quindi è scontato che Donnarumma saluti il Milan così?
«Non so quanto potere decisionale abbia, è davvero giovane ed è già un’industria. Ha sempre detto di essere superattaccato al Milan e secondo me lo pensava veramente, poi bussa la squadra più forte in circolazione, il tuo agente ti ci vuole portare ed è comprensibile il desiderio di tuffarsi in un’opportunità così...».
Insomma lei che farebbe?
«Impossibile dirlo. Il calcio è davvero complicato e forse le sue stelle diventano per forza un po’ lunari. Noi possiamo permetterci una semplicità che lì è preclusa. Ci si esalta per come giocano, però magari oggi si fa un po’ più fatica a trovare degli idoli».
I calciatori non sono più idoli?
«È il calcio che li smonta. Ammiriamo Totti per la carriera integerrima, ed è giusto. È rimasto bandiera ma era giovane tanto tempo fa. Adesso è più difficile. Forse lo sarebbe anche per lui».
Solo colpa dei milioni?
«Non lo so, ma temo che una volta in un’altra dimensione sia impossibile non staccarsi dalla realtà. Noi piacciamo perché facciamo quello che fanno tutti e vinciamo le Olimpiadi. Siamo diretti. Senza filtri».
Come è finita con l’addio al nubilato di Las Vegas?
«Ci hanno messo in mezzo. Parecchio. Ma nulla di scandaloso. Siamo bravi ragazzi».
Tamberi l’ha chiamata il giorno prima del rientro alle gare. Che cosa gli ha consigliato?
«Gli ho detto vai. Lui parlava a fiume “c’è una garettina, a San Marino, non lo sa nessuno, tu salteresti?”. Aveva una voglia che avrebbe spaccato un muro e io ero dalla sua parte».
Qui c’è Horton, con cui è andato in vacanza, e Detti, suo compagno di allenamenti. Tutti amici in questi 1500 metri?
«Pare di sì, ma la competizione non ne risente».
Sun Yang latita, Park resta sulle distanze corte. Non sarà che da quando c’è lei girano tutti alla larga dai 1500?
«Se c’è uno che va molto forte e tu non ti senti più al top in quella specialità magari ci pensi su. Park in vasca corta mi ha battuto. Io comunque accetto ogni sfida».
Da Tokyo 2020 ci sono gli 800, altra gara in cui cercare successo.
«Peccato non ci fossero a Rio, me li hanno aggiunti con un anno di ritardo. Vorrei davvero tentare la tripletta e buttarmi negli 800, nei 1500 e nella 10 km in acque libere che riprovo alle Universiadi, dopo i Mondiali». Riportategli la pasta.