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 2017  giugno 23 Venerdì calendario

Un Raiola mite. Non s’arrabbia, pensa a clausola e... procura

Una visita di cortesia che non fa male a nessuno, Mino Raiola derubrica così il retroscena del caffé di Vincenzo Montella a casa dei Donnarumma a Castellammare, raccontato ieri dalla Gazzetta dello Sport. Curiosa ma anche parecchio significativa questa inedita diplomazia dell’agente: ma come, proprio lui che giusto domenica scorsa a Montecarlo era andato fuori dalle grazie del cielo per le intromissioni «inaccettabili» del Milan colpevole d’aver «parlato direttamente con la famiglia del ragazzo», ora la mette via così in scioltezza? Minimizza invece che pompare la vicenda? Si tratta ovviamente di una precisa scelta comunicativa distensiva che gli fa gioco, e anche questa è una delle prove del fatto che negli ultimi giorni qualcosa sia completamente cambiato in tutta questa storia, a partire dalle prospettive di un finale differente. Che Raiola fosse o meno a conoscenza della visita, e non lo era, a questo punto ciò che gli importa è altro: non compromettere la riapertura della trattativa per il rinnovo. Così come è del tutto normale che continui a definirsi «non ottimista»: è il gioco delle parti, funziona così, un passo in più o un passo in meno può fare la differenza in un senso o nell’altro. In realtà Raiola non ha preso bene la gita di Montella, si è anzi indispettito parecchio, è normale, ma allo tempo sa bene che il ruolo della famiglia non era e non sarà mai secondario. Quindi se ora l’intenzione dei Donnarumma – di Gigio e dei suoi – è quella di riaprire alla possibilità di un prolungamento, allora meglio scegliere una strategia diversa. Più accomodante, meno urlata. Tanto che in queste ore l’agente starebbe riflettendo sulle cifre della clausola, il vero nodo della questione. Anche perché c’è un’altra verità che Mino non può ammettere, l’unica che lo inquieta davvero: la paura di perdere la procura, e quindi una montagna di quattrini.