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 2017  giugno 23 Venerdì calendario

Il killer della dottoressa suicida dopo la fuga. «Pedinava Ester da 4 anni». Gabrielli: «Non possiamo incarcerare tutti gli stalker»

MARTINSICURO (Teramo) L’ossessione per lei lo divorava. Giorno e notte. «Io uno stalker? Ma scherziamo», si schermiva Enrico Di Luca con gli amici di Martinsicuro. E invece le mandava continuamente sms: «Sei il mio primo pensiero del mattino». Appelli sempre più accorati, disperati: «Non buttiamo via tutti questi ricordi». La sua ossessione per l’oncologa Ester Pasqualoni non ha avuto tregua fino all’ultimo giorno, mercoledì, quando dopo averla straziata a colpi di roncola in mezzo al parcheggio dell’ospedale di Sant’Omero, ha deciso poi di seguirla pure nella tomba, stringendosi al collo delle fascette da elettricista, il suo antico mestiere. Morta lei, morto lui, senza pietà né pace per nessuno. «Questa vicenda per noi è una grande sconfitta», commenta amaro il capo della polizia, Franco Gabrielli. «Ma – aggiunge – non è che possiamo incarcerare tutti gli stalker». «Un giorno tristissimo», riflette il procuratore capo di Teramo, Antonio Guerriero.
Enrico la pedinava, la seguiva ovunque. «Lui per dieci anni è stato la sua ombra – racconta affranto un amico della dottoressa —. Ovunque lei si trovasse c’era sempre quell’uomo, conosceva i suoi orari e anche quelli dei figli a scuola». Di recente, Di Luca, 68 anni, operaio in pensione e ora investigatore privato per un’agenzia, si era spinto fin sotto le finestre di casa della dottoressa, a Roseto degli Abruzzi, in via Cristoforo Colombo. Tanto che il figlio più grande del medico, un sedicenne pieno di coraggio, voleva uscire per affrontarlo. Ma lo fermò la madre, per il timore che le cose peggiorassero.
Perché Ester era fatta così. Lei non voleva fare la guerra a quell’uomo, lei sperava che prima o poi gli passasse. Lo aveva conosciuto nell’estate del 2005, quando Di Luca portò suo padre in ospedale per delle cure. Tra loro due nacque un rapporto di «profonda amicizia», raccontò lei stessa ai poliziotti di Atri, il 24 gennaio del 2014, quando ormai però l’amicizia era tramontata e la donna, che nel 2013 aveva iniziato una nuova storia, si presentò in commissariato per depositare un esposto. Arrivò pure l’ammonimento del questore di Teramo, con l’invito esplicito a non avvicinarsi alla signora. E i poliziotti gli sequestrarono un vecchio fucile revocandogli il porto d’armi. «Ma ti rendi conto? – si lamentava lui con un vicino —. Un vecchio fucile che nemmeno spara. Io non sono uno stalker, con Ester avevamo una relazione, ma poi è finita e lei non voleva arrendersi, ho registrato tutte le nostre telefonate, il giudice potrà capirlo da sé».
La verità, però, era un’altra e l’uomo non smise affatto di avvicinarsi al suo bersaglio. Il 5 aprile 2014 l’oncologa Pasqualoni telefonò allarmata ai carabinieri di Roseto: «Venite, presto, è passata in macchina la persona che mi tormenta e mi è sembrato che con una telecamera mi stesse filmando». I carabinieri intervennero subito, fermarono l’uomo, sequestrarono la telecamera e trasmisero l’informativa alla Procura di Teramo. Ma nella telecamera non c’erano immagini riconducibili a lei, così il pm di allora decise di archiviare il fascicolo col consenso del gip. L’avvocato della dottoressa, Caterina Longo, non presentò opposizione. Da quel momento, dicono in Procura, non ci furono denunce o altre segnalazioni.
Il cadavere di Enrico Di Luca è stato scoperto ieri mattina dai carabinieri a Martinsicuro. Si era nascosto nella casa al pianterreno di via Francesco Baracca 22 B, all’interno 4, la casa della signora Ernesta, una pensionata settantenne di Terni che durante l’anno gli lasciava sempre le chiavi per la piccola manutenzione. Lì si è suicidato con le fascette, dopo essersi lavato e aver lasciato i panni sporchi di sangue in un altro appartamento al terzo piano, di cui pure aveva le chiavi. «Perché di Enrico si fidavano tutti – racconta un altro vicino —. Lui aveva abitato in quella palazzina fino a due anni fa, ma era rimasto una specie di factotum, aggiustava i rubinetti e i citofoni dell’intero condominio. Aveva venduto la sua casa perché diceva di voler raggiungere l’ex moglie e il figlio in Francia, a Parigi. Nessuno poteva immaginare che avesse un altro piano».