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 2017  giugno 23 Venerdì calendario

La realtà virtuale alle Olimpiadi. Gli occhiali che ci faranno sciare con Goggia e gli snowboarder

NEW YORK Indossiamo gli occhialoni e di colpo eccoci a Park City. Uno sguardo attorno: le montagne dello Utah, i curiosi sugli spalti, i trampolini dove la nazionale americana di sci freestyle sta provando le evoluzioni per le prossime Olimpiadi. Fra qualche mese, promessa della realtà virtuale, gli stessi salti mortali li potremmo ammirare in Corea del Sud, dal divano di casa. Sederci sugli spalti della cerimonia di apertura dei Giochi invernali. Piazzarci al cancelletto del gigante per spingere Sofia Goggia. Seguire all’arrivo del fondo lo sprint di Federico Pellegrino. Girare la testa a destra e a sinistra, per goderci la gara a 180 gradi. «Una nuova esperienza olimpica», dicono in coro Thomas Bach, presidente del Cio, e Brian Krzanich, amministratore delegato di Intel, appena diventata il tredicesimo sponsor dei Giochi. O meglio partner, visto che la sua missione sarà rendere l’appuntamento di Pyeongchang, e poi quello estivo di Tokyo, i più digitali della storia.
«Vogliamo che le persone siano lì, parte dello spettacolo, non solo spettatori o follower», dice l’ex fiorettista Bach. Parole precise come una stoccata. Perché per gli ultimi Giochi di Rio l’audience televisiva negli Stati Uniti è scesa quasi del 10% rispetto a Londra. E con tre Olimpiadi di fila in Asia (nel 2022 sulle “nevi” di Pechino), su fusi da levataccia per noi Occidentali, il rischio è che cali ancora. L’incubo delle tv, che si sono svenate per assicurarsi esclusive miliardarie, ma anche del Cio che su quei diritti ci campa: che alla mattina Twitter o Facebook bastino a riassumere, specie per i più giovani, tutto il meglio della notte. Con effetti a catena sugli sponsor: McDonald’s, partner dei Giochi dal 1976, ha già annunciato che interromperà il contratto anzitempo. Prima della Corea.
Intel serve a convincere spettatori e pubblicitari che le Olimpiadi valgono ancora la pena di essere seguite live, in diretta. E la società dei chip ha in serbo qualche tocco di folklore, come la flotta di 500 droni acrobatici probabili protagonisti della cerimonia di apertura. Ma soprattutto nuovi modi di “aumentare” la visione, come il FreeD. Grazie a decine di telecamere ad alta definizione, e una rete 5G capace di trasmettere moli enorme di dati, la regia potrà confezionare nel giro di 90 secondi replay a 360 gradi. Portandoci negli occhi di un giocatore di hockey che tira o tutto intorno al trick di un mago dello snowboard. Poi il piatto forte, la realtà virtuale. Indossato il caschetto, potremmo scegliere noi dove seguire un salto, se alla partenza, o all’arrivo. Con statistiche in tempo reale a margine del campo visivo e la possibilità di cambiare gara, o canale, con uno sguardo. In Corea saranno coperti 16 eventi.
Sarà il primo banco di prova globale, per una tecnologia che negli Usa ha già mosso i primi passi. Ogni martedì una partita del baseball Mlb viene trasmessa in realtà virtuale. Come le ultime finali del college basket, per cui Intel e Turner Sports hanno anche offerto dei “biglietti” dedicati. La Premier si è mossa, mettendo all’asta un pacchetto specifico di diritti per i match in “VR”. Ma la vera incognita resta la diffusione della realtà virtuale nelle case, visto che i possessori di occhialoni sono ancora pochi. E di certo non basteranno i Giochi invernali per scatenare un acquisto di massa. «È una spirale tra offerta e domanda», dice Krzanich, convinto che piano piano il pubblico sarà conquistato dall’esperienza. Per ora funziona solo per il Gear, il mascherone Samsung (altro sponsor olimpico) che usa lo smartphone della casa coreana come schermo. L’idea, nei mesi che ci separano dall’accensione della fiaccola, è renderla compatibile con tutte le piattaforme Android. Sperando che in tempo per Tokyo 2022 anche Apple si apra alla realtà virtuale. Al Cio, Intel permetterà proprio di rimanere alla frontiera del mondo hi-tech. Un altro big del settore dopo l’accordo chiuso a gennaio con Alibaba, a compensare il divorzio dagli hamburger Mc-Donald’s. Segno dei tempi, riconosce Bach: «Anche le Olimpiadi stanno entrando nell’era digitale».