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 2017  giugno 23 Venerdì calendario

Casale Monferrato, il mistero del medico ucciso in casa. Colpito con dieci coltellate nella camera da letto

Un medico ucciso da un altro medico. Colleghi, quasi coetanei, entrambi in servizio al Dipartimento di emergenza dell’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato.
Il cadavere di Andrea Juvara, 47 anni, è stato trovato, ieri mattina, nella camera da letto della casa dove abitava, da solo, nella frazione San Martino del paese collinare di Rosignano, a pochi chilometri da Casale. Dieci fendenti in un fianco e una pozza di sangue intorno.
Prima di notte, Massimiliano Ammenti, 51 anni, è stato portato in carcere. È accusato dell’assassinio del collega. A muovere la furia omicida sarebbero state le battute sarcastiche che Juvara pronunciava nei suoi confronti. Eppure i colleghi ricordano la vittima come un professionista «preparato, affabile, intelligente, disponibile e molto franco».
A insospettirsi per primi, ieri mattina, intorno alle 8, erano stati i colleghi del reparto di Rianimazione perché il dottor Andrea Juvara non aveva preso servizio. Qualche telefonata, nessuna risposta. Poco dopo le 9 lo hanno trovato, in camera da letto, esanime.
Fin da subito si è capito che si trattava di omicidio. La notizia si è diffusa in poco tempo al Santo Spirito di Casale, dove il dottor Juvara, rianimatore-anestesista, lavorava. In passato aveva prestato servizio nel 118 e poi al Pronto Soccorso, nello stesso ospedale. E la voce della tragedia è rimbalzata in un attimo anche da un colle all’altro di quest’angolo di Monferrato, dove il medico, ligure di origine, aveva scelto di vivere, nel paese di Rosignano, frazione di San Martino, località Varacca Bassa, al civico 43. Un incanto di posto, tra colline basse e flessuose, coperte di campi di grano tagliato e di prati d’erba pieni di fiori. Una bella casa, che era stata rurale, poi ristrutturata lasciando a vista la pietra da cantoni del porticato con la porzione a uso civile su due piani intonacata di chiaro. Il corpo senza vita del medico era al piano di sopra.
Uno scenario ameno e tranquillo, uno di quegli angoli di Monferrato vergine in cui pare che la vita scorra più lenta e meno affannata.
La scoperta del cadavere movimenta la scena. Arrivano gazzelle dei carabinieri dalle stazioni di Rosignano e di Ozzano, dalla Compagnia di Casale, dal Nucleo operativo e della Squadra scientifica di Alessandria. E giunge il magistrato dalla procura di Vercelli, il sostituto procuratore Roberta Brera. Il sopralluogo, dentro, dura quasi tre ore. E, fuori, intanto, altri uomini «bianchi» perlustrano il vialetto di accesso e cercano con insistenza qualcosa, tra il ghiaietto: impronte? O tracce? O armi taglienti, magari lanciate tra i cespugli? Poco prima delle 15,30 il medico legale, e poi il magistrato e molti degli investigatori, si allontanano. Hanno qualche idea in mente. C’era stato un episodio strano, circa una settimana fa: un uomo italiano, così percepito dall’accento di qualche accidente pronunciato lì per lì, era scappato dal perimetro interno della casa del dottor Juvara. Di notte, un vicino aveva sentito dei rumori; un cacciatore era uscito impugnando un fucile e lo sconosciuto era scappato. Ma il giorno dopo, a terra, era stato trovato un coltello. Ieri, poi, si è saputo che il nesso con la tragedia scoperta ieri c’era.