
1962-2012
La Nazionale agli Europei
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Isis magari, come scrivevamo ieri, sarà battuta in Siria, Iraq e Libia. E tuttavia potrà sempre esserci qualcuno, in nome di qualche Dio, che sparerà a presunti peccatori, senza paura di togliersi la vita alla fine o di essere ammazzato. Così l’Fbi, a proposito dell’ultima strage americana, ha classificato come terroristica l’impresa omicida di Omar Saddiqui Mateen e i siti jihadisti hanno esultato chiedendo ad Allah di accogliere l’assassino in paradiso. Pure, è abbastanza evidente che Omar non aveva alle spalle nessuna organizzazione, ha agito da solo, profittando della facilità con cui negli Stati Uniti ci si procurano le armi e dell’indifendibilità dei possibili bersagli. Come tenere davanti a ogni bar o locale notturno una guardia armata? E poi lo stesso Omar faceva di mestiere la guardia armata!
• Raccontiamo i dettagli della strage.
C’è questo Omar Saddiqui Mateen di 29 anni, nato negli Stati Uniti da emigrati afgani, guardia giurata di mestiere. Vive in Florida, a Port St. Lucie. Nel 2009 s’è sposato, nel 2011 ha divorziato. Il padre dice che un mese fa ha visto due uomini baciarsi, e questo lo ha irritato molto. Sabato notte parte da Port St. Lucie e va a Orlando, duecento chilometri di distanza, celebre per il parco di divertimenti. Ha con sé un fucile (forse un mitragliatore d’assalto Ar-15), una pistola e un non meglio specificato ordigno. Alle due di notte entra al Pulse, un locale frequentato notoriamente da lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. La serata è andata benissimo per i gestori del night, più di 300 biglietti staccati. Alle due sono rimasti a ballare un centinaio di persone. Alcuni di questi, senza sapere che la loro scelta gli avrebbe salvato la vita, stanno prendendo qualcosa al bar. Omar, appena entrato, dovrebbe aver tirato la bomba, per far capire subito quello che stava succedendo. Poi ha mitragliato il soffitto. Poi ha sparato sui ballerini. Quelli al bar si trovavano vicino a una porta laterale e hanno fatto in tempo a scappare. Altri si sono rifugiati nel bagno. Per esempio, Eddie Justice, 30 anni. Ai primi colpi, ha mandato un sms alla madre, raccontandole quello che stava succedendo e raccomandandole di avvisare la polizia. La madre gli ha risposto di rifugiarsi nel bagno. Eddie ha obbedito, ma poco dopo ha mandato un altro sms. «Lui sta arrivando», seguito da un «Mamma, ti amo. Sto per morire». L’identificazione dei cadaveri è in corso mentre scriviamo. Per ora di Eddie non si sa niente.
• Quanti cadaveri?
Una cinquantina almeno, con 53 feriti. Questi numeri classificano il massacro di Orlando come il più grave nella storia degli Stati Uniti.
• Le forze dell’ordine?
Sono arrivati abbastanza presto nove agenti, di cui cinque resteranno feriti. Ma Omar s’era asserragliato dentro con gli ostaggi. Ci sono volute tre ore per stanarlo, e non abbiamo nessun dettaglio su come la polizia abbia liberato i sopravvissuti. Omar, secondo il comunicato ufficiale, è stato ucciso durante uno scontro a fuoco. Altri particolari, al momento, non ce ne sono.
• Come si fa a dire che è terrorismo e non, per esempio, l’azione di un folle qualunque? La testimonianza del padre indurrebbe a credere che si sia trattato soprattutto di un moralista, di quelli che non sopportano gli omosessuali.
I clienti del Pulse lo avrebbero sentito pronunciare frasi contenenti la parola Allah. II senatore repubblicano Adam Schiff, membro della Commissione Intelligence della Camera, ha riferito di funzionari della Cia secondo i quali Mateen avrebbe giurato ferdeltà all’Isis. Infatti, Mateen non era ignoto ai servizi americani. L’Fbi lo aveva inserito nella lista dei cento simpatizzanti dell’Isis di Orlando.
• Già, suppongo che qui venga fuori l’altro problema, quello del sistema di garanzie delle democrazie occidentali che impediscono azioni preventive sui soggetti pericolosi.
Proprio così. L’Fbi sapeva - per qualche motivo - che Omar era pericoloso, ma non ha potuto far niente perché di fatto il sospettato non aveva fatto niente. E altri elementi per incriminarlo non ce n’erano. È la storia vecchissima ed esemplare del teppista che s’aggira per le vie della città, le forze dell’ordine sanno che ucciderà, ma non possono far niente finché non avrà veramente ucciso. Queste regole base della nostra convivenza possono restare in vigore in un momento come questo? E rinunciarvi non significherebbe darla vinta al nemico? I jihadisti si fanno propaganda con queste azioni individuali. Rita Katz, direttrice del sito di monitoraggio delle attività jihadiste detto Site, ha scritto che la strage di Orlando «è il miglior regalo per il Ramadan». Aggiungendo: «Possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso». Anche se il prestigio del Califfo e la sua capacità di arruolamento sono in calo, c’è sempre qualcuno, nel mondo, che crede a parole come queste.
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