CorrierEconomia, 13 giugno 2016
Le app e la regola dei tre secondi. Se per essere scaricata ci mette di più ci stufiamo e passiamo ad altro. Lo dice il Wall Street Journal
Ne scarichiamo meno, ne tralasciamo di più. Forse siamo diventati più esigenti, di certo siamo più impazienti: se un’applicazione (quella piccola icona colorata che appare sullo schermo del nostro smartphone e dietro la quale «lavora» un software dedicato) ci mette più di tre secondi a essere scaricata ci stufiamo a passiamo ad altro. E se la prima volta che la usiamo non ci piace, un terzo di noi non le dà nemmeno una seconda possibilità (e non ci entra mai più). Tanto che Google sta già testando un nuovo strumento per aiutare gli utenti a scegliere quali cancellare. L’indiscrezione arriva dal Wall Street Journal, i dati da uno studio pubblicato dalla società di consulenza International Data Corporation (Idc).
La fotoEntrambe le notizie fotografano un mondo, quello delle app, che si sta evolvendo in fretta. Non necessariamente in crisi, come farebbe supporre la diminuzione dei download che, dal 2014 al 2015, sono scesi dal 15,8% a livello globale. Perché gli utenti continuano a scaricarne e il fatturato aumenta di conseguenza: secondo le stime della società l’anno scorso in tutto il mondo gli utenti hanno scaricato 156 miliardi di app per ricavi diretti valutati in 34 miliardi di dollari. Senza contare le inserzioni pubblicitarie. Entro il 2020, prevede Idc, il numero dei download arriverà a quota 210 miliardi e i ricavi saliranno fino a 57 miliardi di dollari.
Numeri in crescita, quindi. La prova che le app continuano a piacere agli utenti (che le scaricano) e alle aziende e agli sviluppatori (che le costruiscono). Questi software, nati insieme ai dispositivi mobili, hanno seguito l’evoluzione dei principali prodotti mobile: il boom è legato al lancio dell’App Store di Apple, nel luglio del 2008. All’epoca ne erano disponibili circa 500, numero cresciuto in maniera esponenziale mano a mano che gli smartphone (e poi i tablet) conquistavano il mercato globale. Non solo Apple, infatti, ci punta da anni: già pochi mesi dopo il lancio dell’App Store anche Google sfoderava il suo Google Play (ottobre 2008), seguito da BlackBerry (aprile 2009), Nokia (maggio 2009) Samsung Apps (settembre 2009). L’ultimo fra i big a sbarcare nel mondo delle app è stato Amazon, che ha lanciato il suo store nel marzo 2011.
È un settore sul quale conviene investire. La società di analisi comScore ha rivelato in un recente studio che tra il gennaio 2015 ed il gennaio 2016 il numero degli italiani che si connette a internet solo tramite mobile è aumentato del 36%, passando da 8,8 a 7,9 milioni. L’87% di questi lo ha fatto tramite app e non tramite browser.
Le app offrono infatti piccole «porte» di accesso a internet, ma sono soprattutto strumenti mirati e specifici, adattati ai dispositivi mobili e pensati per servizi ad hoc. Dall’ordinazione di un cibo di asporto per cena al check-in per un volo, dalla gestione degli account dei social network all’acquisto di prodotti, dall’editing di foto e video al tracciamento delle attività sportive. Poi ci sono i videogame, i traduttori vocali, la sveglia che dà ogni giorno un buongiorno diverso. Anche i media. E tra le new entry c’è anche il Corriere della Sera, che nei giorni scorsi ha lanciato la nuova app Corriere Up.
AbitudiniUsare le app, insomma, è diventata ormai un’abitudine consolidata. Più i software si sono evoluti, più ci siamo abituati a strumenti raffinati, semplici e potenti. Non è difficile convincerci a scaricare un’app, lo è però spingerci ad usarla. Non dipende solo dalla loro utilità e bellezza estetica: alcune pesano troppo, di conseguenza occupano spazio e rallentano l’intero smartphone. La soluzione? Cancellarle.
Scegliere quelle da eliminare non è nemmeno troppo difficile, visto che i nostri smartphone contengono cimiteri di app scaricate e mai utilizzate. La novità è che adesso potrebbe essere il nostro smartphone stesso a suggerirci di quali far piazza pulita: il Wall Street Journal ha annunciato che Google sta testando un nuovo strumento per indicare agli utenti quali app del bacino Android disinstallare quando il nostro telefono funziona a rilento o ci dice che lo spazio di stoccaggio dati è quasi terminato. L’avviso arriverebbe tramite un pop up, che oltre a informare gli utenti che non hanno più spazio nel loro telefono fornisce loro anche qualche suggerimento su come liberare spazio. Da Google hanno confermato i test, spiegando però che non hanno ancora deciso se e quando questo nuovo strumento potrebbe essere disponibile per tutti. Se e quando lo sarà, comincerà una nuova battaglia nella guerra delle app.