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 2016  giugno 13 Lunedì calendario

Le cinque banche che hanno fatto 13

Per le banche il momento è delicato. I tassi sono ai minimi, addirittura in negativo presso la Bce tanto che c’è chi (Commerzbank) minaccia di tenere i soldi nei caveau. In Italia, l’economia ancora non galoppa (il 6 giugno la Banca d’Italia ha rivisto la crescita del Pil 2016 al +1% dal +1,5%) e negli ultimi due anni (aprile 2014-aprile 2016, dati Abi) il sistema bancario ha visto le sofferenze nette aumentare (+10% a 83,6 miliardi di euro), la raccolta diminuire (-2% a 1.686 miliardi) e i prestiti calare (-1% a 1.820 miliardi quelli a privati e pubblica amministrazione). La dinamica sta migliorando, è vero, ma vanno inserite in questo quadro le ultime classifiche sulla solidità delle banche italiane. Arrivano con il «decreto banche», passato il 9 giugno alla Camera e ora all’esame del Senato, che risarcirà gli obbligazionisti dei quattro istituti salvati a novembre e consentirà alle banche di escutere le garanzie in tempi più brevi.
Momento caldo, insomma. Elaborate dall’équipe di Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi, per Corriere Economia, le classifiche includono i maggiori istituti (inseriti nella lista Mediobanca dei 20 principali gruppi bancari italiani). Dagli indicatori patrimoniali (Cet1, Tier1 e Total capital ratio), secondo le trimestrali 2016, emergono in cinque: Mediolanum, Credem, Mediobanca, Credito Valtellinese e Intesa. Vince chi ha un posizionamento particolare o sta ristrutturando.
Gli indicatoriIl Cet1 è il capitale primario di qualità, quello pronto all’uso; il Tier 1 è il capitale allargato che comprende il Cet1 più le azioni di risparmio e altri strumenti; il Total capital ratio (Tcr) è il «totale fondi propri», l’insieme di tutto il patrimonio. Tutti e tre questi indici vengono usati in percentuale e rapportati alle attività ponderate per il rischio. Ebbene, le cinque banche citate hanno tutte un Cet 1 ratio intorno o superiore al 13%, dove il minimo richiesto per le banche sistemiche è l’8% (ma viene alzato dalla Bce che fissa l’obiettivo banca per banca: lo stesso per il Tcr, dove il minimo è del 10,5%).
Nella classifica della solidità, secondo i Cet1 delle trimestrali 2016, Mediolanum (banca specializzata, che lavora con i promotori) è in testa con il 19,7%, segue il Credem della famiglia Maramotti con il 13,33%, quindi Mediobanca (la cui offerta non è direttamente al retail) con il 13,24%. Quarto è il Creval con il 13,20%, quinta con il 12,90% Intesa Sanpaolo, unico big tradizionale della cinquina: la grande banca commerciale che si è ristrutturata (e da gennaio ad aprile ha aumentato del 120% l’erogazione di prestiti).
La Popolare di Vicenza che ha sfiorato il crac e aveva un Cet1 al 6,65% in dicembre, dopo l’aumento di capitale da 1,5 miliardi concluso in maggio col fondo Atlante sale a «circa il 12,8%» (comunicazione del 4 maggio, dato pro-forma al 31 dicembre 2015). Unicredit è 12ma col 10,85%. Ultima e sotto soglia è Veneto Banca (7,23% nel 2015) con aumento di capitale in corso (chiude il 15). La classifica Tier 1 vede in testa Mediolanum (19,7%), Intesa (14,1%9) e Credem (13,33%); nel Tcr vincono Mediolanum (19,8%), Intesa e Mediobanca (16,15%). Nove le banche con Total capital ratio sopra il 14%.
I guadagniC’è poi l’agognata redditività, di cui rendere conto agli azionisti. Per redditività del business (il rapporto tra margine d’intermediazione e totale attivo, dati 2015) vince Deutsche Bank con il 4,18% (ma è penultima per solidità con Cet1 all’8,59%); seguono Sella (3,89%) e Bper (3,78%). Per efficienza complessiva (Roe, il ritorno sul capitale) sono in testa Mediolanum (26,88%), Credem (7,18%) e Bpm (6,65%). È chiaro che la maggiore redditività può implicare costi più alti dei prodotti come i conti dei conti correnti (vedi Bpm: il conto New Welcome ha l’Indicatore sintetico di costo per famiglie a media operatività più alto). Negativo invece dai bilanci 2015 il Roe di Veneto Banca (-31,12%), Popolare di Bari (-31,12%) e Carige (-4,02%).
Nel complesso, il sistema bancario italiano non pare così fragile. Il timore sono le richieste di altri rafforzamenti patrimoniali. Il governatore Ignazio Visco ha sollecitato gli istituti di credito a ridurre organici e sportelli. Danièle Nouy, numero uno della Vigilanza unica Bce, prepara l’intervento sui crediti deteriorati. E lo spauracchio è Basilea 4. La speranza è che l’economia riparta trainando consumi, beni d’investimento e domanda dei prestiti, ma se i parametri s’inaspriscono addio prestiti a famiglie e imprese.