Corriere della Sera, 13 giugno 2016
Pregi e difetti di questa Nazionale secondo Mario Sconcerti
Dopo esserci fustigati molto negli ultimi anni sull’insufficienza del calcio italiano, si arriva alla partita col Belgio con un senso di quasi liberazione. Si scopre che anche il Belgio non ha solo qualità, non è immortale sotto quel secondo posto nel ranking del mondo, ha i suoi problemi di gioco e perfino di stampa. Il suo c.t. Wilmots è criticato per non saper dare un gioco alla più bella gioventù europea. La squadra ha due anime profondamente segnate, quella fiamminga e quella di lingua francese. Hanno al centro della difesa due riserve e in parte anche adattate. Così, sulla soglia dell’abisso, viene più facile guardarlo e sentirsi un pericolo a nostra volta. Il Belgio ha i giocatori a cui pensa ogni operatore di mercato. Hazard, Nainggolan, Witsel, soprattutto De Bruyne e Lukaku, poi Fellaini, Dembele e un portiere eccezionale, Curtois. Sulla tecnica pura, quella che un tempo si chiamava classe, noi siamo molto indietro. Ma la classe è anche carattere, insistenza, intelligenza, gestione del tempo e delle varie fasi della partita. Qui è più indietro il Belgio. Per onestà devo dire che dal punto di vista individuale, questa è l’Italia meno bella dagli anni cinquanta, ma non è più per nessuno il tempo della bellezza. Una squadra intensa, veloce nel ripartire, può trovare insieme gli spazi che Messi trova da solo. Conte ha forse costruito qualcosa che assomiglia a questo modello. Non c’è un fuoriclasse, alcuni ruoli sono storti, come le mezzeali, come Eder, come Darmian nel doppio incarico di fascia, come in sostanza tutta una squadra costruita solo per stare insieme, non c’è un riferimento chiaro, un leader tecnico, quelli che spaventano da soli l’avversario. Ma sono italiani, conoscono il calcio. Saremo molto più scomodi noi di quanto possa esserlo il Belgio per noi. Loro sono i favoriti, ma non saremmo i primi vecchi conservatori che per una notte prendono in giro i giovani migliori. Molto dipenderà dalla velocità: sono rapidi nell’uno contro uno, noi dovremo esserlo nel ripartire. E c’è un ultimo vantaggio: loro sono forti (in attacco) dove noi siamo fortissimi (in difesa). E allora, che ci sia portato questo abisso, e guardiamolo insieme senza paura.