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 2016  giugno 13 Lunedì calendario

Il lungo sfogo di Licia Colò

Non datele dell’animalista perché si incazza. Non ditele che siete di Libero perché è l’unico giornale che l’ha «fatta piangere». Capelli ostinatamente biondi e ribelli. E sorriso che le si appiccica addosso come gli stickers alle magliette dei bimbi. È passata indenne dalle forche caudine delle passerelle anni ’80, ha inchiodato i figli di una generazione alle follie giocose dell’unica trasmissione per piccoli (vi dice qualcosa Bim Bum Bam?) degna di questo nome.
Poi si è ritagliata un genere televisivo, la tv degli animali, di cui è ancora signora, mattatrice e presentatrice alla faccia di una Rai – più matrigna che mamma – che ha provato a farle a pezzi il sogno. Perfetta quando intervista un’aborigena della foresta amazzonica, e perfettamente a suo agio quando sbuca dalla poltroncina di un aereo per parlare a un bimbo e al suo koala di pezza. Indovinate chi è...
«Licia Colò, presente!».
Allora Licia che abbiamo fatto per farla piangere.
«Avevo raccontato di mia figlia a Famiglia Cristiana. Che era viziata come tutti i bimbi del mondo e che preferivo portarla a spasso anziché giocare a bambole con lei».
E noi?
«Mi avete fatto un titolo terribile».
Ci ha perdonato?
«Sono machiavellica, non cerco lo scontro ma la mediazione. Anche perché se litigo vado alla morte e non è il caso».
Com’è iniziata la sua avventura in tv con gli animali?
«Era il lontano ’89. E proposi a Mediaset L’arca di Noè perché ritenevo mancasse un programma fatto da una persona appassionata e incentrato sull’interazione uomo-animale».
E il mitico Piero Angela?
«Faceva documentari bellissimi».
Ma è facile parlare in tv di animali?
«Non è facile perché non fa audience. In Rai avevo una nicchia di pubblico tutta mia ma c’era sempre l’incubo degli ascolti. Dovevi portare a casa l’8%».
E se era il 6?
«Una tragedia».
Invece adesso?
«A Tv2000 faccio trasmissioni bellissime come Il Mondo Insieme e Animali e Animali. E le garantisco che con molto meno pubblico posso parlare di animali e natura in modo più sereno. O discutere temi, quali l’importanza e l’impatto dell’alimentazione sull’ambiente, che in un altro contesto sarebbe impossibile affrontare». Non sarà mica vegetariana... «Non posso definirmi vegetariana perché mi capita di mangiare ogni tanto una fetta di carne o di prosciutto. Ma sono certa che prima o poi ci arriverò. Quel che conta sono la carne e il pesce che si sceglie. Gli animali usati come macchina da produzione per la tavola, beh quella è un’aberrazione vera».
È una missione la sua?
«È una cosa naturale. L’ho sempre desiderato».
Eppure ha iniziato da modella…
«Ed ero entrata ad Antenna Nord quando stava per trasformarsi in Italia 1. Tempismo perfetto. Ci furono Bim Bum Bam, il Festival Bar, Azzurro. E poi nell’87 avvenne la svolta».
Una specie di conversione?
«Facevo cose che non mi entusiasmavano. Era come un fiume piena che mi trascinava via mentre restavo a guardare».
E si è buttata nella corrente?
«Ho inventato L’Arca di Noè».
Ormai è un guru per gli amanti degli animali.
«Abbiamo anche aperto una pagina web che raccoglie tutti gli appelli delle persone disperate… E alla Lipu di Ostia mi odiano perché gli porto ogni giorno un animale da salvare. Gli ultimi tre sono stati un riccio, un rondone e una nutria».
Una vera animalista dunque.
«È una definizione che non mi piace».
Perché, mi scusi?
«Perché gli animalisti sono percepiti come talebani, invece io sono una moderata».
La famosa teoria della mediazione?
«Non capisco le persone che vanno a tirare le uova in piazza Scala. Se ho qualcosa da obbiettare sulle pellicce preferisco diventare amica della signora Agnelli e convincerla che uccidere gli animali è sbagliato. Avrà minor impatto mediatico ma magari l’anno dopo la signora Agnelli si presenta alla Scala con la pelliccia ecologica e io potrò dire di aver ottenuto qualcosa».
Strana gente i vip.
«A parte il fatto che non li frequento, posso assicurarle che non ne ho conosciuti molti sensibili alla tematica. Mia madre mi ha insegnato non ad amare gli animali, ma a rispettarli profondamente. E per farlo non basta avere un cane o un gatto come compagno di vita».
La criticano mai?
«Più sei in vista più ti criticano, è chiaro, ma non mi sono mai preoccupata molto. Ti danno della “vecchia”, della “raccomandata”, sinceramente ci passo sopra».
Ha sempre detto che sarebbe stata una mamma diversa dalle altre.
«Invece siamo tutte rimba noi mamme. Uno fa il possibile per trasmettere valori e principi giusti poi si scontra con la società che non aiuta molto da questo punto di vista».
È una capra quella che sento in sottofondo?
«La mia adorata Capri».
Vive con voi?
«Si è presa tutto il giardino di casa. L’abbiamo salvata tre anni fa da morte certa. Era appena nata e la tenevano attaccata a una corda nel cortile di una villetta di campagna. Mia figlia ovviamente l’ha voluta accarezzare e quando ha scoperto che il giorno dopo l’avrebbero portata al macello mi ha implorata di salvarla. Adesso viviamo con una caprona gigante, un gallo, una gallina, tre gatti e un cane».
Ma qual è il prediletto?
«Amo da morire i gatti e mi sento gatto».
E perché mai?
«Perché è un animale libero per eccellenza».
In famiglia siete tutti così?
«Mia figlia Liala, a 10 anni, è già volontaria alla Lipu. E mio marito Alessandro, anche lui li ama molto».
Voi due lavorate insieme a «Tv2000». Una coppia nella vita e nel lavoro, sarà bello.
«Insomma…».
Licia sorride.
«Scherzi a parte, è stato lui l’artefice di tutto. È l’autore della trasmissione e l’ha voluta. Quando abbiamo iniziato ero in un momento molto difficile della mia vita, mio padre era malato e mia madre era il punto di riferimento. Poi ha avuto problemi anche lei e mi è mancato il terreno sotto i piedi».
E c’era appena stato l’addio alla Rai. Immaginare. «Alle falde del Kilimangiaro» senza Licia Colò è stato un trauma.
«Vorrei che fosse chiaro un fatto… Non è che la Rai mi ha mandato via, sono io che mi sono fatta mandare via. È arrivato Vianello e ha voluto cambiare il programma, ho provato a dire che non mi sentivo in linea, che era un’impostazione che non condividevo e non coincideva con l’idea originaria, ma sono stata esautorata completamente. Un vero peccato perché avevo inventato quella trasmissione, l’avevo voluta e amata e all’improvviso mi sono ritrovata senza più voce in capitolo. Forse avrei dovuto tacere».
Invece è stata coraggiosa.
«Si può dire tutto di me, non che mi manchi il coraggio. Non sono una belligerante e cerco il compromesso, questo è vero, ma mio padre mi ha sempre detto “c’è un limite a tutto…”».
Che trasmissione volevano?
«Volevano il personaggio famoso a ogni costo. Io invece volevo i contenuti e solo storie straordinarie. Comunque non ho rimpianti, certo non ho più la forza della Rai alle spalle ma lavoro con grandi professionisti e in un clima sereno».
E le liti con Camila Raznovich?
«Non c’è stata nessuna lite, io ho incontrato Camilla una sola volta nella mia vita. Anche allora, quando me ne sono andata, mi chiedevano tutti “hai visto Camilla?, le hai parlato?”. E io rispondevo “perché dovrei?” Quando finisce un matrimonio non è che vuoi sapere cosa fa il tuo ex marito. L’ho guardata una volta la trasmissione e mi è bastata».
Era brutta?
«Mi ha fatto piacere sapere che erano diverse la trasmissione e la conduzione».
Lei è anche scrittrice… tutti libri sugli animali?
«Ne ho scritti diversi, tra cui “L’ottava vita” che è una raccolta di storie molto particolari di persone e animali».
La più bella?
«C’era questa donna disabile che non camminava e che aveva trovato un piccolo rapace ferito sul davanzale della finestra. L’ha accudito e curato e quando è guarito ha tentato di fargli prendere il volo. Ma non c’è stato nulla da fare, il rapace non voleva volare. Finchè un giorno la signora facendosi forza si è alzata in piedi ed è arrivata alla finestra. Appena ha aperto le imposte il rapace è volato via».
Una sorta di miracolo?
«Lei sosteneva fosse stato mandato lì per spronarla a camminare».
Quanto ha viaggiato Licia?
«Mi è capitato di essere in viaggio anche per nove mesi l’anno, un privilegio sotto molti punti di vista ma anche un grande stress fisico. Poi è arrivata mia figlia e mi sono fermata».
Ha mai rischiato la vita?
«Una volta in Africa, avevo seguito un operatore che doveva addormentare un rinoceronte. Sbagliarono l’iniezione e il rinoceronte ci caricò. Mi nascosi dietro un cespuglio e lui per fortuna deviò strada ma vederlo passare a un passo da me non fu una bella sensazione. A proposito di situazioni rischiose, ho anche nuotato con le balene in Patagonia».
Roba da brividi... Ma il mondo la capisce Licia?
«Difficile fare arrivare certi temi perché non c’è grande apertura. Per fortuna ci sono personaggi che hanno fatto cose straordinarie per gli animali».
Tipo chi?
«Margherita Hack, che è una grande donna con un grande cervello, ha condotto battaglie importanti su questo tema. E papa Francesco con la sua enciclica sull’ambiente ha permesso passi avanti giganteschi».
Ma non ha detto, giusto in questi giorni, «occupatevi dei vicini anzichè degli animali?».
«È stato travisato. Sono andata a sentirmi tutto il discorso e ha detto che ci sono persone che dicono di amare gli animali alla follia e poi non danno soccorso al vicino che ha bisogno, è molto diverso».
Sono giorni felici Licia?
«Sono giorni di presagi...».
Mi racconti.
«Passavo vicino a un posto pieno di alberi, qualche giorno fa, e ho sentito un rumore sinistro poi una cornacchia mi è venuta addosso. Non mi era mai accaduto, ho pensato ci fossero i piccoli in giro. Ma nei giorni successivi è successa la stessa cosa a mio marito e a un regista della trasmissione».
Un complotto Licia?
«O forse qualcosa come “Gli uccelli” di Hitchcock...».