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 2016  giugno 13 Lunedì calendario

APPUNTI PER OGGI SUGLI HOOLIGANS AGLI EUROPEI


GIANNI SANTUCCI SUL CDS DI STAMATTINA
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

LIONE Mancavano i tedeschi. Si sono messi in viaggio. L’Anticrimine di Berlino aveva segnalato 2.500 hooligan in partenza da Dresda, Stoccarda, Francoforte. Ieri ne hanno fermati 18, prima che si avvicinassero al confine. La massa però è arrivata a Lilla, estremo Nord della Francia. Bandiere neonaziste. E un nuovo pomeriggio scandito da tafferugli (due contusi) scatenati contro i tifosi dell’Ucraina, prima avversaria della Germania all’Europeo 2016.

Niente di paragonabile con la guerriglia di sabato pomeriggio nei vicoli di Marsiglia, tra inglesi, russi e francesi. Il bilancio definitivo: un britannico in fin di vita, 3 gravi, altri 31 feriti; 15 arrestati.

Sempre sabato, scontri anche a Nizza. Ragazzini francesi dei quartieri di periferia scesi a picchiare i tifosi dell’Irlanda del Nord che bevevano nei pub (9 feriti e 3 fermati). E ancora ieri, a Parigi: squadrette di ultrà del Paris Saint Germain alla caccia di turchi e croati. Infine, una dozzina di inglesi potenzialmente pericolosi fermati al confine belga. Sulla mappa della Francia, i funzionari di polizia aggiungono sempre più segnali rossi che indicano le esplosioni di violenza. Stanno valutando un aspetto chiave: la distorta logica ultrà risponde all’ansia di essere visibili, si rinforza nello scontro, si alimenta in una catena di sfide e ritorsioni. Ecco perché ieri, in ritardo, il sistema del calcio europeo ha annunciato una reazione.

La Uefa ha spiegato di esser pronta a una decisione drastica come la squalifica di Inghilterra e Russia se gli hooligan continueranno a devastare le città. Un passaggio indipendente dall’inchiesta aperta dal governo del calcio europeo sull’ultima fase della violenza di Marsiglia, la rissa dentro lo stadio Velodrome a fine partita.

È il fatto meno cruento, ma nella Francia che s’è ritrovata a fronteggiare il pericolo ultrà nel pieno dell’allerta terrorismo apre un tema chiave: gli stadi sono abbastanza sicuri? Un portavoce del governo francese ha definito inaccettabile il fatto che i tifosi abbiano portato torce e fumogeni sulle tribune (vuol dire carenza di controlli); l’Uefa ha ribattuto che esiste una falla strutturale se una tifoseria è riuscita a sconfinare e invadere un altro settore (russi che hanno attaccato famiglie inglesi). Annunci: rinforzi di polizia, possibili espulsioni, divieto di vendere alcol nelle città con le tifoserie più a rischio.

Dopo le tre giornate di Marsiglia, tutta l’attenzione dei funzionari di sicurezza si concentra sul calendario. Belgio-Italia è classificata a rischio medio: non per la pattuglia ridotta degli ultrà italiani (pochi su un totale di 11 mila tifosi), ma per le rivalità interne alla tifoseria belga e per possibili contrasti con i supporter locali dell’Olympique Lione, che conservano nella memoria feroci scontri con l’Anderlecht nel 2009.

L’incrocio più critico potrebbe essere però ancora tra russi e inglesi: la Russia gioca mercoledì a Lilla; l’Inghilterra giovedì a Lens. Le due città sono vicinissime. Potrebbero diventare il campo in cui vendicare Marsiglia.
Gianni Santucci

STEFANO MONTEFIORI SUL CDS DI STAMATTINA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI Ci si mettono anche i francesi. Non sono i più cattivi e violenti, non hanno mezzo secolo di tradizione alle spalle come gli inglesi né la preparazione quasi militare degli hooligan russi, ma in questi primi giorni di Europei 2016 un ruolo negli scontri ce l’hanno avuto anche loro, gli esagitati locali.

Per i supporter francesi che hanno voglia di menare le mani, questo torneo rappresenta un’occasione unica. Messi al bando dagli stadi nazionali, grandi sconfitti del nuovo calcio per famiglie e per ricchi (i biglietti, soprattutto a Parigi per il Psg, sono costosissimi), adesso che il teppismo si allontana dalle tribune e raggiunge il centro delle città gli ultrà francesi stanno tornando a fare parlare di loro. Qualche volta con i rinforzi di giovani appassionati più alla difesa tribale del territorio che al calcio.

È successo a Marsiglia, dove la rissa più gigantesca vista finora è cominciata quando gli hooligan russi hanno attaccato gli inglesi. Una volta che le sedie e le bottiglie hanno cominciato a volare, qualche centinaio di giovanissimi marsigliesi si sono buttati nella mischia, prendendosela soprattutto con i tifosi inglesi che la sera prima avevano gridato in coro «Isis, ti amiamo» e che avevano minacciato una caccia al musulmano. Molti francesi di origine maghrebina e non solo, ultrà dell’Olympique e non, si sono sentiti in diritto di difendere a pugni e testate le viuzze del Vieux Port.

A Nizza invece hanno cominciato proprio i francesi, dopo un pomeriggio di canti e amicizia polacco-irlandese celebrata al celebre pub Manolan’s della città vecchia. La sera, i tifosi avversari continuavano a bere e a cantare assieme quando sono arrivati una trentina di giovani nizzardi che hanno intonato la Marsigliese e l’inno locale «Nissa la bella», e poi hanno preso a bottigliate gli irlandesi, i più numerosi. I polacchi li hanno difesi prima che intervenisse la polizia, è finita con nove arresti e tifosi stranieri sempre più uniti e affratellati, a fotografarsi al pronto soccorso tenendosi per mano in attesa dei punti sulle ferite.

Anche a Parigi ieri ci sono stati scontri, per fortuna non paragonabili a quelli di Marsiglia e Nizza. La partita Turchia-Croazia delle ore 15 era considerata uno dei cinque match a rischio della prima fase oltre a Inghilterra-Russia (mancano ancora Germania-Polonia, Inghilterra-Galles e Ucraina-Polonia), perché preceduta da settimane di provocazioni tra ultrà turchi e francesi.

Pochi giorni dopo gli attentati del 13 novembre, i tifosi turchi avevano fischiato il minuto di silenzio in onore delle vittime all’inizio della partita Turchia-Grecia. La notizia era arrivata in Francia ed era stata notata dagli ultrà parigini del gruppo di estrema destra Kop of Boulogne (ufficialmente disciolto dalla polizia), che settimane fa hanno piazzato uno striscione in inglese davanti alla tribuna Boulogne dello stadio Parc des Princes: «I turchi non sono benvenuti». Pochi giorni dopo, la scritta di risposta degli ultrà del Galatasaray, esibita nello stesso punto: «Siamo già qui».

Una cinquantina di francesi, vestiti di nero, prima della partita di ieri hanno attaccato un gruppo di tifosi croati nei dintorni dello stadio e poi si sono diretti contro il bersaglio annunciato, i turchi. I francesi hanno lanciato bottiglie e petardi ma la polizia è intervenuta subito e non ci sono stati feriti.

In questo contesto, il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve cerca di fare qualcosa e annuncia il divieto di vendita e trasporto di alcolici nelle «zone sensibili». Ma «l’alcol può avere un ruolo come fattore aggravante — dice il sociologo Nicolas Hourcade — ma non è la causa degli scontri».

ANAIS GINORI SU REP STAMATTINA
ANAIS GINORI
L’INVASIONE
Un tifoso croato è entrato in campo al Parco dei Principi per festeggiare con la squadra il gol di Modric
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
UNA DÉBÂCLE senza fine. Dopo la guerriglia a Marsiglia, ieri nuovi scontri a Lille mentre a Parigi un tifoso è riuscito a invadere il campo per festeggiare insieme ai giocatori il gol della Croazia. Una scena incredibile tenuto conto che fino alla vigilia dell’inaugurazione di Euro 2016 si parlava di stadi “blindati”. E invece l’organizzazione della sicurezza è piena di buchi, incapace di prevenire il rischio più prevedibile e scontato, quello delle tifoserie. Dopo aver devastato il centro di Marsiglia, gli ultras russi sono riusciti a portare dentro al Vélodrome addirittura dei razzi. Sotto accusa questa volta c’è l’Uefa, a cui spettano i controlli dentro agli stadi e che ieri ha dato un ultimatum a Russia e Inghilterra, minacciando di squalificare le squadre in caso di nuovi incidenti. Un’ipotesi a cui pochi credono ma che dà la misura dell’impotenza e dell’impreparazione degli organizzatori. L’Uefa ha annunciato l’apertura di una procedura disciplinare contro la Federcalcio russa. L’istanza europea del calcio, informata dai servizi di sicurezza francesi, accusa gruppi di tifosi russi di aver attaccato gli inglesi, intonando canti razzisti e lanciando fumogeni. «Sono comportamenti inaccettabili - ha fatto sapere l’Uefa - disgustosi da parte di pseudo-tifosi che non dovrebbero trovare spazio nel mondo del calcio ».
Il governo francese, concentrato sulla minaccia terroristica, ha palesemente sottovalutato la gestione degli hooligans. Il ministro dell’Interno ha deciso ieri di vietare la distribuzione di alcol nelle zone considerate più pericolose. Una misura tardiva e paradossale visto che uno degli sponsor di Euro 2016 è la birra Heineken. Le dichiarazioni delle autorità francesi non sono certamente all’altezza della gravità degli incidenti. Il prefetto di Marsiglia, Laurent Nunez, ha reso omaggio al comportamento «impeccabile» della polizia che avrebbe evitato «incidenti più gravi ». «Trarremo insegnamenti da quanto accaduto - ha aggiunto Nunez - ma non voglio che si possa dire che il dispositivo schierato sul terreno non era adatto». Per Antoine Boutonnet, capo della finora poco conosciuta Direzione nazionale di lotta contro l’hooliganismo, «gli interventi rapidi ed efficaci delle forze dell’ordine hanno permesso di circoscrivere gli scontri nel tempo e nello spazio».
A confermare l’inadeguatezza delle autorità francesi c’è il numero di fermi per gli scontri di Marsiglia: solo dieci, tra cui russi, inglesi, ma anche un austriaco, un tedesco e diversi francesi. Gli hooligans erano dunque anche in casa, nonostante le smentite. La battaglia di Marsiglia sarebbe anzi cominciata da una prima rissa fra ultrà del Psg accorsi a dar man forte ai russi e marsigliesi. Soltanto 1.200 poliziotti si opponevano alla dilagante marea di energumeni che hanno devastato la città, facendo trentacinque feriti, tra cui quattro gravi. Ieri intorno al Parco dei Principi, dove si giocava Turchia-Croazia, sono stati mandati 1.500 poliziotti, riuscendo a limitare gli scontri. La giornata è finita con una quindicina di arresti tra stadio e fan zone. Niente lascia insomma ben sperare per i prossimi giorni. A Marsiglia, mercoledì, gioca la sua seconda partita la Francia, contro l’Albania. Nella stessa giornata, tornano in scena i russi, a Lille contro la Slovacchia. Ma gli occhi sono puntati su Lens, giovedì, per un derby bollente fra Inghilterra e Galles.

NICOLA LOMBARDOZZI SU REP
MOSCA
TRA LO sconcerto della gente comune, le imbarazzate reazioni ufficiali, e le preoccupazioni dei tifosi per il futuro dei Mondiali 2018, c’è una sorta di sinistra soddisfazione che filtra dai commenti sul web ai fatti di Marsiglia: «I nostri hooligans hanno sconfitto i loro antichi maestri». I teppisti inglesi hanno da sempre esercitato un fascino irresistibile per l’esercito dilagante dei violenti da stadio di Mosca, San Pietroburgo e delle altre grandi città russe. Sin dagli anni Novanta hanno studiato, imitato e perfezionato i comportamenti, lo stile di vita e perfino l’abbigliamento del peggio delle curve del Chelsea, dell’Arsenal, del West Ham. In un escalation di violenze che ha reso sempre più incandescenti molte partite del campionato russo con bombardamenti di petardi, risse furibonde sugli spalti e clamorose manifestazioni di intolleranza razzista. Il tutto condito, come in molti paesi dell’ex area comunista, da una confusa e delirante adesione a ideologie di estrema destra con tanto di svastiche, codici e gerarchie interne paramilitari.
Un mondo a parte, tollerato e mai veramente combattuto dallo Stato, che si fregia di sigle rigorosamente in inglese come i Gallant Seeds, tifosi del Cska di Mosca, i Music Hall dello Zenit di San Pietroburgo, gli Orel Butchers della Lokomotiv Mosca, i famigerati Gladiators dello Spartak. L’appuntamento di Marsiglia era dunque una sfida diretta ai loro ex idoli. Inevitabile e annunciata.
Già ai primi di marzo molti giornali britannici avevano riportato i proclami che circolavano su Facebook e altri social russi come VKontakte. Un tale Jurij scriveva: «Ci stiamo allenando alla lotta nei boschi e sulle curve dei nostri stadi. A Marsiglia gli inglesi non avranno speranza». E abbozzava pure un auto identikit: «Loro sono molli e decaduti con quelle polo firmate e quelle scarpette da donna. Noi siamo uomini duri, molti di noi fanno parte dell’esercito e della polizia». Vero o non vero ,c’è certamente qualcosa di programmato da tempo in quello che è accaduto a Marsiglia. Le stesse testimonianze dei tifosi russi “normali” e non violenti danno un quadro piuttosto inquietante: «Gli inglesi erano giovani, ubriachi e violenti ma disordinati. I nostri erano lucidi, età media sopra i trent’anni, si muovevano come in una battaglia vera, rispondevano a dei capi che lanciavano ordini e indicavano dove attaccare o quando ripiegare... ». Anche l’aspetto sociale lascia un po’ perplessi. Quanti russi, in un momento di crisi economica disperata possono permettersi un viaggio in Francia quando il pacchetto ufficiale venduto a Mosca per gli Europei sfiorava i 10mila euro? Chi può avere interesse a finanziare gruppi che seminano caos e danneggiano l’immagine di un Paese che si appresta a ospitare i prossimi Mondiali? Il dibattito è tra chi scarica tutto sulla colpevole indulgenza del Cremlino riguardo ai fenomeni di estrema destra e chi evoca complotti contro il Paese.
Il problema che resta è però la sicurezza del calcio russo, che ha potuto finora giovarsi della mediocrità delle sue squadre che lo hanno messo ai margini della ribalta internazionale. Ma il Cska, che è il team che maggiormente frequenta gli stadi europei, continua a beccarsi squalifiche e ammende per comportamento razzista, per insegne naziste o per risse sanguinose come quello di Roma di due anni fa. E anche piccoli team minori finiscono ogni tanto sui giornali stranieri per lanci di banane o per cori infamanti verso i giocatori di colore.
Il ministro dello Sport Vitalj Mutko, in tribuna d’onore al Velodrome, ha ammesso le colpe dei russi e parlato di «vergogna per il Paese». Su provvedimenti o indagini interne, neanche un accenno.

La moglie di Vardy: “Trattati da animali”
LA STORIA/NEGLI INCIDENTI PRIMA DEL MATCH: “IO IN MEZZO AL CAOS, LA PEGGIORE ESPERIENZA DELLA MIA VITA”
MARSIGLIA.
La peggiore esperienza della sua vita, dice. Il giubbotto premuto sul volto, per non respirare i gas, e intanto la corsa verso i cancelli, ma erano stati sbarrati. Il panico puro, per il fatto di trovarsi in mezzo alle cariche della polizia, infine entrare nello stadio, e piangere, di sollievo ma anche per i lacrimogeni. È stato un prepartita terribile anche per Rebekah Vardy, moglie del centravanti dell’Inghilterra (però in panchina contro la Russia), sabato sera a Marsiglia. La donna poche ore prima della partita aveva postato una sua foto, sorridente con l’immancabile bicchiere di birra in mano, con un testo piuttosto disinvolto: «Eccomi qui in mezzo ai massacri, con i tifosi inglesi». Mal gliene incoglie. Allo stadio cambia tutto, e Rebekah Vardy più tardi accuserà le forze dell’ordine, colpevoli di aver esagerato moltissimo, a suo dire, nell’affrontare i tifosi inglesi che entravano al Vélodrome: «È stata la peggiore esperienza della mia vita, almeno per una partita in trasferta. Ho visto tutto con i miei occhi, posso testimoniare. Ci hanno trattato come animali in gabbia. Il pubblico cercava di entrare dai cancelli, che però sono stati chiusi. Ci siamo così ritrovati a premere verso gli ingressi, mentre dall’altro lato la polizia ci sparava addosso i gas lacrimogeni senza alcun motivo. Una situazione raccapricciante, scioccante».

ZANCAN SULLA STAMPA DI STAMATTINA
È stato un pessimo risveglio per la Francia. Lavare le strade dal sangue, raccogliere i cocci, aggiornare i numeri della guerra di Marsiglia: 35 feriti, di cui uno ancora in condizioni molto gravi. Un risveglio pieno di critiche per la gestione di una partita che era classificata ad «altissimo rischio» fin dal giorno del sorteggio. Eppure, quello che è successo fuori e dentro allo stadio Vélodrome, prima, durante e dopo Russia-Inghilterra, ha svelato l’estrema fragilità del sistema di prevenzione predisposto dal ministro dell’Interno Bernard Cazenueve. La Francia delle misure di sicurezza straordinarie contro l’Isis, 90 mila agenti impegnati, si è scoperta in realtà molto vulnerabile. Come sono potuti entrare dentro lo stadio di Marsiglia i vietatissimi bengala, petardi e fumogeni? Immagini impressionanti: padri che proteggevano i bambini nel delirio di devastazione. Panico sulle gradinate. Fuga fra settori diversi. Qualcuno che scavalcava i cancelli, e subito faceva venire alla mente la notte dell’Heysel. Ma guardare quanto sta succedendo adesso con gli occhi del passato sarebbe l’errore più grave.

Si guarda ai Mondiali 2018
Non è più un problema che riguarda solo gli hooligan inglesi, anche se si sta cercando di capire come sia stato possibile farli partire dall’Inghilterra nonostante i divieti che colpivano 3000 violenti recidivi. Ma ci sono stati scontri anche ieri a Lille, fra ultrà di Germania e Ucraina. Scontri a Nizza la notte prima, fra le tifoserie di Polonia e Irlanda del Nord, provocati da ultrà locali. È una specie di tutti contro tutti. L’impressione è che ci sia qualcosa di terribilmente nuovo: l’odio e il nazionalismo applicati alle battaglie di strada. È una storia che riguarda l’Europa. Qualcosa che supera la becera violenza ultrà per portare oltre. Ed un punto di arrivo, molto temuto già adesso, potrebbero essere i Mondiali del 2018 che si giocheranno proprio in Russia.
Procedura disciplinare
L’Uefa - il governo europeo del calcio - è intervenuta aprendo una procedura disciplinare e minacciando sanzioni inedite: l’estromissione dal torneo di Inghilterra e Russia in caso di nuove violenze durante le prossime partite. È un ultimatum. O almeno così parrebbe. Perché quello di ieri, dopo che le immagini degli scontri hanno fatto il giro del mondo, è stato anche il giorno della presa di coscienza. Il ministro Cazenueve ha definito quanto accaduto «inaccettabile e barbaro». Ha predisposto il divieto di somministrare bevande alcoliche già dal giorno prima delle partite nelle «zone a rischio», e forse ci si poteva pensare prima. Ma adesso è stata data ai prefetti anche la possibilità di vietare i dehors. Cioè di posizionare sedie sulla strada, quelle che a Marsiglia si sono trasformate in armi di devastazione e battaglia. Ci sono stati otto arresti, per ora. Il numero aumenterà nei prossimi giorni, come ha tenuto a precisare il portavoce del ministro dell’Interno: «Stiamo studiando tutti i video registrati durante le diverse fasi degli scontri…». Per strada. In metropolitana. Al Porto Vecchio. Dentro lo stadio. E poi fuori, ancora a notte fonda.
Nuove partite nel mirino
Non poteva iniziare in un modo peggiore Euro 2016. Il ministro dello sport russo Vitaly Mutko è immortalato in un video mentre esulta sotto la curva a fine partita, e non proprio compostamente. A caldo, davanti al microfono dell’emittente R Sport aveva cercato di minimizzare l’accaduto: «Gli inglesi erano delusi per il risultato, i nostri euforici. Il problema dei bengala? Non c’erano reti di protezione...». Ma poi qualcosa deve essere cambiato, visto che ieri ha dettato alla agenzia russa Tass una dichiarazione diversa: «I loro comportamenti rappresentano una vergogna per il nostro Paese». Forse è solo lo spauracchio dell’estromissione dal torneo, lo si capirà presto. Ora tutti guardano a mercoledì. Quel giorno i russi giocano a Lille contro la Slovacchia, il giorno dopo gli inglesi sono a Lens contro il Galles. Quanto distano le due città del Nord della Francia? 39 chilometri. Sempre giovedì ci sarà un’altra partita ad alta tensione, la seconda più temuta degli Europei: Germania-Polonia a Parigi. E pensare che erano solo partite di pallone…

GIULIA ZONCA SULLA STAMPA DI STAMATTINA
L’Inghilterra si ritrova costretta a chiedersi se stanno tornando gli Anni Ottanta e non è una moda, sono i peggiori incubi della loro storia calcistica.
A ogni grande torneo c’è una rissa e puntualmente l’Inghilterra ci si tuffa dentro. Sempre. E il fatto che a Marsiglia i russi avessero preparato l’imboscata non cambia l’evidenza. I britannici banditi dagli stadi in patria, quelli che riescono a stringere alleanze con le frange violente di mezzo mondo, quelli che non evitano mai lo scontro, anzi lo vanno a cercare, resistono. Non si estinguono.
La banda di ubriachi
I messaggi che circolavano a Marsiglia erano chiari: «Evitate il Porto vecchio». La banda di ubriachi è subito corsa là. Guidata dalle stesse motivazioni che sfociavano negli assalti di un’epoca fa. Oggi è più complicato trattarli come emarginati, rigurgito di un passato ormai sepolto. Sembrano piuttosto degli zombie dell’«English desease», il titolo del filone a tema hooligan prodotto negli ultimi 20 anni dall’Inghilterra. Film, testi sociologici, romanzi, serie tv: tutto per raccontare una deriva che a tratti sembrava chissà come una controcultura. È così che si è diffusa, poi soffocata da leggi dure, ma pure da una maggioranza schifata. Una maggioranza che di recente è come minimo distratta.
Le gang sono tornate a scuola, gli hooligan non sono rientrati negli stadi ma hanno scoperto di riuscire a fare danni in abbondanza pure fuori. Adesso la polizia non ha l’ordine di trattarli come animali, scelgono strategie più redditizie, non accettano provocazioni, tentano di tranquillizzarli e quindi l’asse tra tifoso generico e ultrà scatenato, che per un certo periodo ha retto contro le forze dell’ordine, è scongiurato. I sintomi da tenere sotto controllo non sono gli stessi, però esistono.
Tracce di rivolta
Marsiglia non arriva dopo un 2016 quieto. Tracce di rivolta hanno macchiato partite di ogni livello: dall’ultima di Premier League, con la sassaiola dei fedelissimi del West Ham al bus del Manchester United ai playoff di League One con i soliti noti del Milwall impegnati a devastare angoli di stadio. Casi isolati, neutralizzati eppure in crescita.

I cattivi ragazzi non sono più tanto reietti. Sono schedati e il rigore delle norme di sicurezza li tiene lontano dal centro del gioco, eppure non provano ad opporsi a questa realtà. Sanno che basta darsi appuntamento alla fermata della metropolitana, o al Porto Vecchio, per avere soddisfazione.
Giungla d’asfalto
Un gruppetto di reduci del confronto a spranghe tra russi e inglesi ha scandito davanti alla telecamera: «We don’t run», il motto degli scatenati al seguito del Manchester United nel periodo buio. «Non si scappa dagli agguati», è un vecchio urlo della giungla d’asfalto sputato fuori dall’ultima crisi. I frustrati si cibano dell’insoddisfazione collettiva, si nascondono nel malessere generale, sfruttano la vaga e assurda ipotesi che il loro bisogno di guerriglia sia sfogo sociale. E fino a un paio di anni fa l’idea non avrebbe trovato alcun seguito in Gran Bretagna. Nell’ultimo Scozia-Inghilterra, giocato a Glasgow, ci sono stati 27 arresti. Nella stessa partita giocata nel 1999 si è arrivati a 230: i numeri non sono certo gli stessi e neanche i rischi, solo che la forbice non può dare troppe certezze. Dal silenzio si è passati a un brusio a intermittenza che inquieta. E non è gente che cerca di determinare una qualche territorialità con le botte, non hanno ideali e sono contenti di connettersi alla feccia del resto del continente. Stringere alleanze oltre confine era una carta che nei rudi Ottanta non stava sul tavolo. Ora le canaglie si danno appuntamento via Facebook, decidono chi sta con chi e chi deve menare chi. Ogni Paese ha isolato i propri sballati, però loro si sono ritrovati e questo Europeo dimostra come siano fragili gli equilibri. E labili gli esili.
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