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 2016  giugno 13 Lunedì calendario

Quarantadue anni di lavoro al comune e mai un giorno di assenza. La storia di Tina

In 41 anni e dieci mesi di onorato servizio al Comune di Spotorno, mai un giorno a casa per malattia. Malata in ufficio, per la verità, qualche volta sì. «Come quella volta che avevo 41 di febbre e sono andata lo stesso. Avevo un freddo cane e misi la stufa altissima. Ma c’era una scadenza, non ricordo più quale, non potevo certo mancare».
Tina Marotti, 60 anni, sposata, un figlio di 33, è l’impiegata modello, la dipendente pubblica che tutti sognano. Sindaci e cittadini. Venerdì alle 14 ha ordinato per l’ultima volta la sua scrivania. Ha più di un mese di ferie arretrate, dal primo agosto sarà in pensione. Dopo quasi 42 anni ininterrotti.
«Ma per favore, non definitemi un fenomeno» incalza lei con voce squillante, da ventenne risoluta. «Ringrazio dio che mi ha fatto stare sempre benissimo. Solo qualche malanno passeggero, ma la sera prendevo una tachipirina e la mattina ero bella e pronta. La verità è che a me è sempre piaciuto andare a lavorare, i cittadini ci pagano e noi dobbiamo essere a loro disposizione».
Quanto è lontano dalla Stachanov di Spotorno, nel Savonese, il collega che timbrava in mutande a Sanremo, poco più in là. «Ecco, una cosa che mi dà fastidio è quando si fa di tutta l’erba un fascio. Non siamo tutti uguali, e di gente come me che si presenta ogni mattina al proprio posto ce n’è tantissima. Altro che fenomeno, io mi sento una persona normale». In realtà un’impiegata comunale come la signora Tina non è facile da trovare. Perché non solo era sempre lì, presente e puntuale. Ma anche cortese e disponibile, altro che la funzionaria arcigna che esibisce tutto il peso della burocrazia. Il coro di commenti in paese è stato unanime. Uno per tutti, quello del dottor Rosario Merenda, medico condotto: «Una persona unica e irripetibile, un bagaglio di esperienza eccezionale».
«Ero diventata la memoria storica del Comune. Ho iniziato come bibliotecaria, poi sono stata trasferita agli amministrativi. E dal 1974 ad oggi tanta gavetta, all’anagrafe, allo stato civile, in ragioneria...».
La signora Tina Marotti ammette di essere stata «drogata» di lavoro, ma lo dice con una leggerezza che si capisce subito che è più adrenalina che dipendenza. «Mi è sempre piaciuto il contatto con il pubblico, stare tra la gente per me è come il pane».
In quasi mezzo secolo molto è cambiato: «Oggi ci sono molti più adempimenti, tante normative, anche troppe. È sicuramente più complicato, ma con impegno ci si riesce».
Nonostante l’attaccamento al lavoro, la signora Tina guarda al futuro: «Certo un po’ mi dispiace essere fuori dal gioco, e se fosse per me ricomincerei subito. Ma è giusto che a un certo punto noi vecchi lasciamo spazio ai giovani».
Ancora non ha progettato cosa farà da grande, nelle sue giornate senza scartoffie: «Leggere e andare in spiaggia, di sicuro. Ad altro non ho ancora pensato».