Corriere della Sera, 13 giugno 2016
Ci si mettono anche gli ultrà francesi
Ci si mettono anche i francesi. Non sono i più cattivi e violenti, non hanno mezzo secolo di tradizione alle spalle come gli inglesi né la preparazione quasi militare degli hooligan russi, ma in questi primi giorni di Europei 2016 un ruolo negli scontri ce l’hanno avuto anche loro, gli esagitati locali.
Per i supporter francesi che hanno voglia di menare le mani, questo torneo rappresenta un’occasione unica. Messi al bando dagli stadi nazionali, grandi sconfitti del nuovo calcio per famiglie e per ricchi (i biglietti, soprattutto a Parigi per il Psg, sono costosissimi), adesso che il teppismo si allontana dalle tribune e raggiunge il centro delle città gli ultrà francesi stanno tornando a fare parlare di loro. Qualche volta con i rinforzi di giovani appassionati più alla difesa tribale del territorio che al calcio.
È successo a Marsiglia, dove la rissa più gigantesca vista finora è cominciata quando gli hooligan russi hanno attaccato gli inglesi. Una volta che le sedie e le bottiglie hanno cominciato a volare, qualche centinaio di giovanissimi marsigliesi si sono buttati nella mischia, prendendosela soprattutto con i tifosi inglesi che la sera prima avevano gridato in coro «Isis, ti amiamo» e che avevano minacciato una caccia al musulmano. Molti francesi di origine maghrebina e non solo, ultrà dell’Olympique e non, si sono sentiti in diritto di difendere a pugni e testate le viuzze del Vieux Port.
A Nizza invece hanno cominciato proprio i francesi, dopo un pomeriggio di canti e amicizia polacco-irlandese celebrata al celebre pub Manolan’s della città vecchia. La sera, i tifosi avversari continuavano a bere e a cantare assieme quando sono arrivati una trentina di giovani nizzardi che hanno intonato la Marsigliese e l’inno locale «Nissa la bella», e poi hanno preso a bottigliate gli irlandesi, i più numerosi. I polacchi li hanno difesi prima che intervenisse la polizia, è finita con nove arresti e tifosi stranieri sempre più uniti e affratellati, a fotografarsi al pronto soccorso tenendosi per mano in attesa dei punti sulle ferite.
Anche a Parigi ieri ci sono stati scontri, per fortuna non paragonabili a quelli di Marsiglia e Nizza. La partita Turchia-Croazia delle ore 15 era considerata uno dei cinque match a rischio della prima fase oltre a Inghilterra-Russia (mancano ancora Germania-Polonia, Inghilterra-Galles e Ucraina-Polonia), perché preceduta da settimane di provocazioni tra ultrà turchi e francesi.
Pochi giorni dopo gli attentati del 13 novembre, i tifosi turchi avevano fischiato il minuto di silenzio in onore delle vittime all’inizio della partita Turchia-Grecia. La notizia era arrivata in Francia ed era stata notata dagli ultrà parigini del gruppo di estrema destra Kop of Boulogne (ufficialmente disciolto dalla polizia), che settimane fa hanno piazzato uno striscione in inglese davanti alla tribuna Boulogne dello stadio Parc des Princes: «I turchi non sono benvenuti». Pochi giorni dopo, la scritta di risposta degli ultrà del Galatasaray, esibita nello stesso punto: «Siamo già qui».
Una cinquantina di francesi, vestiti di nero, prima della partita di ieri hanno attaccato un gruppo di tifosi croati nei dintorni dello stadio e poi si sono diretti contro il bersaglio annunciato, i turchi. I francesi hanno lanciato bottiglie e petardi ma la polizia è intervenuta subito e non ci sono stati feriti.
In questo contesto, il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve cerca di fare qualcosa e annuncia il divieto di vendita e trasporto di alcolici nelle «zone sensibili». Ma «l’alcol può avere un ruolo come fattore aggravante – dice il sociologo Nicolas Hourcade – ma non è la causa degli scontri».