
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Guardiamo il telegiornale, vediamo che la telecamera indugia per un sacco di tempo sulla faccia di Draghi e ci domandiamo: «Che succede?».
• Che succede?
Girano voci su Draghi... Ma non è per questo che i tg ieri indugiavano sulla sua faccia. C’era l’Eurogruppo, invece.
• Sarebbe?
La riunione informale dei ministri delle Finanze e/o del Bilancio dei Paesi che adottano l’euro. Queste riunioni si fanno il giorno prima dell’Ecofin, che sarebbe la riunione dei ministri delle Finanze e/o del Bilancio di tutti e 28 i paesi della Ue. Il blocco dei 18 Paesi-euro dovrebbe avere una sua linea da rappresentare all’assemblea generale dei 28 Paesi Ue. Così si vedono ventiquattr’ore prima per mettersi d’accordo. L’accordo, naturalmente, è una pia illusione. I 18 paesi dell’Eurozona si dividono, alla grossa, tra quelli che vogliono la flessibilità, cioè continuare a indebitarsi mediante la stampa forsennata di banconote, e quelli del rigore, che non vogliono pagare con i loro soldi i debiti degli altri. I paesi che vorrebbero la flessibilità non sono nemmeno troppo d’accordo tra di loro, dato che hanno problemi diversi. La Francia, che ha un rapporto deficit/Pil del 4% invece che del 3, ha chiesto di reintrare nel 2017. È un paese dal punto di vista strutturale molto meno vizioso del nostro e la proroga potrebbe essere concessa. La Spagna è in deflazione di brutto e il suo rapporto deficit/Pil sta intorno al 7% (in realtà è anche peggio, hanno truccato parecchio i conti). Ma il premier Rajoy ha fatto un po’ di quelle cose che piacciono alla Trojka (bastonate sugli statali, facilità di licenziare) e quindi ce la indicano volentieri come un modello. Noi, ovviamente, siamo indietro su tutto, anche se siamo sotto al 3% come rapporto deficit/Pil, ma non più allo sperato 2,6, come si pensava prima. Il ministro Padoan ha detto ieri che il 2,6 non è più raggiungibile, date le condizione macroenomiche così peggiorate rispetto s sei mesi fa quando questo 2,6 pareva raggiungibile. “Macroeconomiche” significa: non è colpa nostra, è colpa del mondo.
• Draghi?
Alla riunione dell’Eurotower c’era anche Draghi. Finita la discussione ha tenuto una conferenza stampa di 15 minuti, badando bene a non rispondere mai alle domande che riguardavano l’Italia. La frase chiave, che copiamo dall’Ansa, è questa: «Per far sì che tornino gli investimenti serve fare riforme strutturali più ambiziose. I paesi dovranno affrontare le raccomandazioni specifiche in maniera determinata». Renzi ha risposto furibondo: «Siamo gli unici che stiamo sotto il 3%!». E ha aggiunto: pensino a investire i 300 miliardi che hanno promesso. Aggiungiamo noi che qualche volta sarebbe bene ricordarsi dei 200 miliardi di utili dei tedeschi, che la Merkel tiene bloccati in titoli.
• Perché la parole di Draghi avrebbero fatto arrabbiare Renzi? E perché le tv hanno indugiato sulla faccia di Draghi?
Girano un sacco di chiacchiere. Nella visita che Renzi ha fatto a Draghi lo scorso agosto, in quel di Città della Pieve (provincia di Perugia: Draghi era lì a riposarsi nella sua villa di campagna), il governatore avrebbe detto al premier: «Perché non ti fai fare le riforme dalla Trojka? In questo modo nessuno ti potrebbe dire niente». Era una proposta di commissariamento e Renzi l’avrebbe presa malissimo, arrivando a individuare in Draghi il suo nemico vero. Il ragionamento sarebbe: «Questi mi vogliono far fuori e mettere al mio posto Draghi». I “questi” sono i cosiddetti poteri forti: alti burocrati, finanza, magistrati, Confindustria, sindacati. La prevengo che sono solo voci che girano, anche se con insistenza. Si tratta di roba impossibile da controllare oggi, e su cui forse ci diranno qualcosa gli storici tra un quarto di secolo. Tra l’altro Draghi, dopo il colpo di Scalfari che rivelò in un editoriale le confidenze del suo vecchio amico, parla con i giornalisti solo in conferenza stampa. Se lo scenario è questo, le parole “raccomandazioni specifiche” possono dare i brividi. Vale a dire: tra poco dall’Europa arriveranno le “raccomandazioni specifiche” e i paesi “dovranno affrontarle in maniera determinata”. Le “raccomandazioni specifiche” saranno un diktat, del tipo di quello recapitato a Berlusconi nell’estate del 2011? Renzi ha dalla sua il consenso, ma proprio ieri Repubblica, quotidiano che fino ad oggi lo ha sostenuto con convizione (a parte Scalfari), ha scritto che negli ultimi tre mesi Renzi ha perso, nei sondaggi, 15 punti. È sempre il più forte, ma sta calando (mentre Forza Italia sarebbe in leggera crescita al 18%, +1% rispetto alle elezioni).
• Okay, l’Europa, cioè i tedeschi, ci chiederanno le riforme. Ma che riforme?
Il banco di prova sarebbe questo Jobs Act. Il premier sta pensando di sostituire l’obbligo di reintegro in caso di licenziamento con un’indennità economica. Avrà contro il mondo intero. La Mariarosaria Rossi, soprannominata la badante di Berlusconi, è convinta che andremo a votare nel 2015, che Renzi lo sa e lo vuole.
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