VARIE 13/9/2014, 13 settembre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - IL RITORNO DI LATORRE
LASTAMPA.IT
È atterrato nella base di Grottaglie (Taranto) l’aereo che ha riportato in Italia il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre. Ad attendere il marò, che usufruirà di un permesso di quattro mesi per ragioni di salute concesso dalla Corte suprema indiana, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Capo di stato maggiore della Difesa Amm. Luigi Binelli Mantelli e il Capo di stato maggiore della Marina militare, Amm. Giuseppe De Giorgi. A quanto si è appreso Latorre non farà tappa all’ospedale militare, ma c’è sul posto una equipe medica incaricata di espletare le procedure necessarie per il periodo di quattro mesi che trascorrerà in Italia.
«Siamo contenti che oggi Massimiliano sta tornando. Dal momento della sua malattia abbiamo lavorato perché questo avvenisse. Ma noi non dimentichiamo che dobbiamo risolvere complessivamente la questione dei nostri due fucilieri di Marina» lo ha dichiarato Roberta Pinotti, ministro della Difesa che oggi a Bari ha deposto una corona di fiori al Sacrario dei Caduti d’Oltremare. «Il giorno in cui la Corte Suprema si è espressa per dire che Latorre poteva tornare, ho chiamato Salvatore Girone così come oggi ho voluto sentire la sua famiglia, perché non c’è dubbio che vi è stata un emergenza legata alla salute e su questa emergenza abbiamo trovato una disponibilità da parte del governo indiano, ma ora vorremmo aprire questa disponibilità al fatto che vogliamo risolvere completamente la vicenda».
Quanto alla strategia del governo Renzi, il ministro ha detto che «è stata di non parlarne troppo, perché non è utile parlare dei diversi passaggi, ma lavorare incessantemente, posso dire quotidianamente, perché si possa trovare una soluzione. Siamo contenti per oggi, ma potremo parlarne molto soltanto quando riusciremo a risolverla definitivamente». Circa il rapporto fra Governo italiano e la giustizia indiana, il ministro Pinotti ha precisato «non abbiamo modificato l’impianto che abbiamo sempre sostenuto. I nostri due fucilieri erano in missione per l’Italia e come tutti i militari in missione, sono coperti da immunità funzionale. La collaborazione consiste nel fatto che abbiamo riconosciuto questo gesto, la Corte Suprema si è riunita in tempo brevissimo e ha dato un giudizio positivo. È un segnale ma questo non cambia i termini della questione».
Il via libera al ritorno in patria di Massimiliano Latorre per cure mediche non ha provocato nessuna protesta in Kerala, lo stato indiano di cui erano originari i due pescatori della cui morte sono accusati i due marò italiani. Lo sottolinea il quotidiano Hindu Times, ricordando le proteste che vi furono in questo Stato quando Latorre e Salvatore Girone ottennero il permesso di tornare a casa per Natale nel dicembre 2012. “Le condizioni di salute del marò generano simpatia”, è stata la reazione generale, secondo il quotidiano indiano.
Questa volta non vi è stato nessun commento da parte dei partiti locali e anche la comunità dei pescatori, così come le famiglie delle vittime, hanno scelto di tacere. “Il fatto è che si è passati nel tempo da una forte animosità ad un senso di simpatia per i due marò - spiega al quotidiano in forma anonima il leader di una associazione di pescatori - l’uccisione non è stata deliberata perchè i marò hanno preso i pescatori per pirati. Hanno inoltre dato un risarcimento adeguato per l’errore commesso”.
Anche la Chiesa cattolica, che in passato aveva organizzato proteste per l’uccisione dei due pescatori di fede cristiana, non ha voluto fare nessun commento sul rientro di Latorre, nota il giornale. L’unica reazione negativa è giunta dal leader del partito comunista in Kerala, P.k. Gurudasan, secondo il quale sia il partito hindu Bjp del primo ministro Narendra Modi che il partito del Congresso all’opposizione sono in competizione per compiacere l’Italia. A suo parere Latorre poteva curarsi anche in India.
Il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ribadito la necessità che si trovi una soluzione alla vicenda dei marò :” Penso che sul ritorno di Massimiliano La Torre non si debba parlare né di vittoria né di sconfitta per l’Italia. E’ certamente una cosa positiva, ma servono tempi certi sulla definizione del caso”. “Indipendentemente dal fatto che siano o meno colpevoli - ha aggiunto - non si capisce perché non c’è stata una presa di posizione chiara delle autorità indiane e perché ci sono stati tutti questi rinvii”.
L’ISCHEMIA DI LATORRE
ILSOLE.IT 1/9/2014
l fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, trattenuto in India dal febbraio 2012 insieme al collega Salvatore Girone, nel pomeriggio di ieri «ha accusato un malore che ne ha reso necessario il ricovero nel dipartimento di neurologia di un ospedale di New Delhi, ove tuttora è trattenuto in osservazione». Lo rende noto il ministero della Difesa, sottolineando che «i sanitari si sono dichiarati soddisfatti di come ha reagito alle prime cure».
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si è recata immediatamente in India «per accertarsi di persona delle condizioni di salute di Latorre ed essere vicina ai nostri fucilieri di Marina e alle loro famiglie». Riportare i marò in Italia rimane una delle priorità del Governo italiano, dice il ministro degli Esteri Federica Mogherini che, «appena informata del malore che ha colpito Massimiliano Latorre, ha contattato la compagna del marò, Paola Moschetti, per esprimerle la vicinanza sua e del governo». Lo rende noto la Farnesina.
Il premier Matteo Renzi ha avuto una telefonata con il ministro della Difesa , Pinotti in India - per conoscere le condizioni di salute di Latorre. La decisione del ministro della Difesa di volare in India è stata presa di concerto con lo stesso premier.
La figlia del fuciliere italiano ha pubblicato un post su Facebook in cui fa scrive: «Mi ha chiamata papà poco fa, mi ha detto che sta meglio e che mi ama».
Le notizie dall’ospedale
L’incidente, un’ischemia, a quanto si è appreso oggi a New Delhi, è avvenuto nel pomeriggio di domenica verso le 17 locali, dopo che Latorre era andato all’aeroporto ad accogliere la compagna Paola Moschetti con la quale era rientrato nella sua residenza che si trova all’interno dell’ambasciata d’Italia a New Delhi. I due avevano deciso di riposarsi in camera da letto. Ad un certo punto Massimiliano si è alzato dicendo di voler andare al bagno ma, fatti pochi passi, si è accasciato al suolo. La compagna ha immediatamente chiamato in una casa poco distante l’altro fuciliere, Salvatore Girone, che si è precipitato sul posto predisponendo con il personale dell’ambasciata i primi soccorsi ed il trasferimento all’ospedale Primus, distante alcune centinaia di metri dalla rappresentanza diplomatica.
Nel pronto soccorso il militare è stato immediatamente sottoposto ad una tac che ha evidenziato «un grumo di sangue nel cervello» che aveva provocato un attacco ischemico transitorio (Tia). Questo ha spinto i sanitari ad intervenire con una terapia di eparina per sbloccare la situazione. Dopo le prime cure Latorre è stato trasferito ad un altro ospedale della città specializzato in neurologia, dove è attualmente ricoverato e sottoposto a terapie rigenerative. I sanitari, data la delicatezza del caso, hanno suggerito «la massima tranquillità, senza scosse emotive».
Le condizioni sembrano al momento rassicuranti. Eppure nel pomeriggio il fratello di Salvatore, Alessandro Girone, ha fatto sapere di essere in contatto con lui da ieri sera e ha parlato di una situazione «abbastanza seria»: «Massimiliano ha avuto un ictus in una zona profonda del cervello. Ora bisogna tenerlo sotto controllo perché la situazione è abbastanza seria e delicata. Massimiliano si è svegliato, ha parlato, ma non ha ancora recuperato al 100%», ha raccontato.
La strategia italiana sulla vicenda marò: puntare ad arbitrato internazionale
Prima di rientrare in Italia, il ministro Pinotti ha confermato all’Ansa di aver utilizzato il viaggio anche per esaminare altri aspetti legati alla vicenda dei Fucilieri, non dimenticando di "dover operare per favorire una soluzione della controversia con l’India". Riportare Latorre e Girone in Italia è per noi una priorità, ha assicurato, «lo è sempre stata ma ancor più lo è oggi alla luce di quanto avvenuto e della situazione di difficoltà creatasi».
La strategia italiana attuale è quella annunciata mesi fa dai ministri Mogherini e Pinotti di una internazionalizzazione della vicenda mirante ad un arbitrato internazionale.
Sulla via di questo obiettivo di fondo, però, tenendo presente che nei due Paesi vi sono due governi nuovi, la parte italiana sta proponendo all’India un "dialogo costruttivo" che permetta alle parti di trovare vantaggiosa una soluzione negoziata che preveda il ritorno in tempi rapidi a casa dei due Fucilieri.
Il processo
Sul fronte processuale, potrebbe essere affidato a un nuovo giudice di New Delhi il processo ai due militari, che il primo agosto era stato aggiornato al 14 ottobre. Il magistrato che presiede il tribunale speciale indiano della «session court» a cui è affidato il caso, Bharat Parashar, si occupa infatti dello scandalo delle concessioni minerarie alle compagnie del carbone, un caso al centro del dibattito politico, ed è impegnato in udienze quotidiane che secondo fonti giudiziarie non gli permetteranno di guidare il processo ai due Fucilieri di Marina.
La polizia antiterrorismo Nia, che ha istruito il caso dei marò accusati dell’uccisione di due pescatori indiani nel febbraio 2012, lo ha affidato al tribunale speciale nonostante l’opposizione della difesa che sostiene che la Nia non avesse più competenza una volta che ha rinunciato a procedere in base alla legge anti-pirateria (Sua Act). Il 28 marzo la Corte suprema aveva accordato una sospensiva al processo presso il giudice speciale dopo aver ammesso un ricorso sull’incompetenza della Nia, su cui si è in attesa delle controdeduzioni del governo di New Delhi.
LASTAMPA.IT
ANTONIO PITONI
n punto a favore, non c’è che dire, ma nulla di paragonabile a un lieto fine. Massimiliano Latorre, uno dei due Marò trattenuto insieme al collega Salvatore Girone da oltre due anni in India, potrà tornare a casa. La Corte Suprema di New Delhi ha dato ieri il via libera al rientro in Italia per un periodo di convalescenza di quattro mesi per consentire al fuciliere del Battaglione San Marco di curarsi dopo l’ischemia che lo ha colpito nelle scorse settimane.
Una «bella notizia», commenta su Facebook la figlia del militare, Giulia, accompagnando le sue parole con la faccina dello «smile» in attesa, nelle prossime ore, di riabbracciare il padre. Al quale è già stato riconsegnato il passaporto con il visto d’uscita e uno di entrata alla scadenza del termine concesso per le cure. Un via libera, quello della magistratura indiana, arrivato «per ragioni umanitarie» solo dopo la garanzia «non ambigua e non equivoca», come preteso dalla Corte Suprema, messa nero su bianco dall’ambasciatore italiano Daniele Mancini per conto dello Stato italiano.
Un impegno scritto, insomma, per assicurare che «il richiedente ritornerà in India entro il periodo disposto», in ottemperanza dell’ordinanza della Corte. «La Repubblica italiana – si legge nella lettera dell’ambasciatore – si impegna ad assicurare che il richiedente non commetta alcuna trasgressione di qualsiasi delle condizioni imposte su di lui da questa Onorevole Corte». Ultimo interlocutorio capitolo, insomma, in attesa di una soluzione definitiva dell’intricata controversia internazionale incentrata attorno a quattro distinti procedimenti giudiziari dinanzi alle autorità indiane. Una vicenda innescata, il 19 febbraio 2012, dall’arresto dei due fucilieri della marina a seguito dello scontro a fuoco, al largo delle coste di Kerala, tra i militari italiani, in missione di protezione a bordo della petroliera Enrica Lexie. Risultato: due presunti pirati uccisi. Semplici pescatori, secondo New Delhi, e l’inizio di un calvario giudiziario ancora irrisolto per Girone e Latorre.
Da Roma il premier Matteo Renzi plaude alla decisione presa dalla Corte Suprema indiana, rinnovando «stima per il premier Modi e il suo governo». Notizia accolta con soddisfazione anche dai ministri degli Esteri e della Difesa, Federica Mogherini e Roberta Pinotti. «Resta ferma la volontà e la determinazione del governo italiano a trovare in tempi rapidi una soluzione definitiva al controverso», ribadisce la titolare della Farnesina. A Salvatore Girone, l’altro marò costretto, almeno per ora, a restare in India, va invece il pensiero della collega Pinotti. «Siamo felici e molto contenti del rientro di Massimiliano in Italia», assicura il padre dell’altro marò, Michele Girone. Per il figlio Salvatore ci sarà ancora da attendere. È lui, d’altra parte, la vera garanzia nelle mani di New Delhi del rientro in India del collega.
antonio pitoni
CRONOLOGIA
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso di quattro settimane concesso loro il mese scorso dalla Corte Suprema di Nuova Delhi. Le tappe fondamentali del caso dei due fucilieri del Reggimento San Marco:
- 15 febbraio 2012: due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Della loro morte vengono accusati i due maro’ in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che però sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India.
- 19 febbraio 2012: i due marò vengono fermati: per il governo indiano non vi sono dubbi che trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane ’’debba prevalere la legge della territorialità’’, mentre per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice e per la missione interministeriale era evidente che l’episodio, avvenuto su una nave battente bandiera italiana ed in acque internazionali, dovesse essere sottratto all’autorità’ di New Delhi.
- 20 febbraio 2012: il placido villaggio di Kollam, nel cuore dello stato indiano del Kerala, si trasforma in un’arena violenta e carica di rancore contro l’Italia. Latorre e Girone giunti da Kochi per l’avvio del procedimento giudiziario, sono accolti da una folla inferocita di militanti politici al grido di “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli’’, “giustizia per i nostri pescatori’’ e “massima pena per i marines italiani’’.
- 24 marzo 2012: «E’ stato un atto di terrorismo»: l’osservazione choc dell’Alta Corte del Kerala ria riaccende la tensione sul controverso caso giudiziario che divide Italia e India.
- 10 aprile 2012: in attesa del rapporto ufficiale, dall’India rimbalza la notizia che la perizia balistica sarebbe sfavorevole a Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum rivela che i proiettili sarebbero compatibili con due mitragliatori usati dai fucilieri italiani a bordo della petroliera “Enrica Lexie”.
- 5 maggio 2012: dopo 80 giorni di sosta forzata al largo del porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto gli ultimi permessi dalle autorita’ locali. La nave leva le ancore e fa rotta sullo Sri Lanka con 24 uomini di equipaggio e quattro militari dell’unita’ anti pirateria. Ovviamente mancano all’appello Latorre e Girone.
- 13 maggio 2012: il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, torna in India per proseguire l’azione di pressing per il rilascio di Latorre e Girone. «Sono ottimista – dice -: non c’e’ alternativa alla liberazione. Non molleremo mai».
- 25 maggio 2012: dopo aver passato quasi tre mesi nel carcere indiano di Trivandrum, capitale dello Stato federale del Kerala, i due fucilieri della Marina vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione, con il divieto di lasciare la città.
- 20 dicembre 2012: viene accolta la loro richiesta di un permesso speciale per trascorrere in famiglia le festività natalizie in Italia, con l’obbligo di tornare in India entro il 10 gennaio. Il 22 dicembre atterrano a Roma, per ripartire alla volta di Kochi il 3 gennaio.
- 18 gennaio 2013: la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e dispone che il processo venga affidato a un tribunale speciale da costituire a New Delhi.
- 22 febbraio 2013: la Corte Suprema indiana concede ai due fucilieri di tornare in Italia per quattro settimane per votare.
- 9 marzo 2013: con notevole ritardo sui tempi previsti, il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale.
- 11 marzo 2013: l’Italia decide che Latorre e Girone non rientreranno in India il 23 marzo come previsto perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice però disponibile a giungere ad un accordo per una soluzione della controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria.
- 12 marzo 2013: sale la tensione: New Delhi convoca l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, esigendo il «rispetto delle leggi». Il giorno successivo il premier indiano Manmohan Singh minaccia «seri provvedimenti» e si dimette in India l’avvocato difensore dei marò, Haris Salve.
- 14 marzo 2013: la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore Mancini di «non lasciare l’India». Interviene Napolitano, che auspica una soluzione «amichevole basata sul diritto internazionale», come indicato anche dal segretario generale Onu Ban e dalla Ue. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide quindi di non riconoscere più l’immunità diplomatica di Mancini. L’Italia reagisce accusando l’India di «evidente violazione della Convenzione di Vienna».
- 20 marzo 2013: la procura militare di Roma, sentiti i marò, riferisce che i due sono indagati per «violata consegna aggravata», per accertare se siano state violate le regole d’ingaggio nella vicenda dei pescatori uccisi in India.
- 21 marzo 2013: è il giorno della svolta. Palazzo Chigi annuncia: i due marò tornano in India, precisando che in cambio è stata ottenuta da Delhi assicurazione scritta sul trattamento sulla tutela dei diritti dei due militari. De Mistura precisa che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte.
- 22 marzo 2013: Latorre e Girone arrivano in India con De Mistura e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano, Salman Kurshid, dichiara in parlamento: «Il loro processo in India non rientra nei casi in cui è prevista l’applicazione della pena di morte».
- 25 marzo 2013: costituito a New Delhi il tribunale «ad hoc» per giudicare i due militari, che ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. Latorre in un’email scrive ai politici italiani: «Unite le forze e risolvete questa tragedia».
- 26 marzo 2013: il ministro degli Esteri Terzi annuncia in Parlamento le sue dimissioni, perché «in disaccordo con la decisione di rimandare i due marò in India».
- 1 aprile 2013: dopo un lungo tira e molla il governo di New Delhi decide di affidare alla National investigation agency delle nuove indagini sulla base della Sua act, legge antiterrorismo che prevede la pena di morte.
- 11 novembre: durante le indagini vengono ascoltati anche altri quattro marò presenti sulla Enrica Lexie. C’è una perizia della Marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non da quelle di Latorre e Girone.
- 20 gennaio 2014: la Corte suprema dà tempo all’amministrazione indiana fino al 3 febbraio per risolvere il conflitto interno sull’impiego della Sua act, che prevede la pena di morte.
- 28 marzo 2014: una nuova svolta nel caso. La Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri italiano contro l’utilizzo della Nia, la polizia antiterrorismo. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei marò presso il tribunale speciale.
-Venerdì 12 settembre 2014: i giudici indiani danno il via libera al rientro di massimiliano Latorre per quattro mesi in Italia per problemi di salute.
lorenzo vendemiale
roma
Per Guido Lenzi, ambasciatore italiano di lungo corso, il ritorno di Massimiliano Latorre è “una buona notizia” che però “non cambia la sostanza della vicenda”. Già vicecapo di gabinetto della Farnesina nell’esecutivo Ciampi del ’93, poi rappresentante permanente all’Ocse, Lenzi avverte piuttosto il governo di gestire il rientro con la dovuta cautela: “L’India continua ad avere il coltello dalla parte del manico: qualsiasi colpo di mano non farebbe che aggravare la situazione dell’altro marò”.
Ambasciatore, come valuta la novità di queste ultime ore?
«È palesemente una concessione all’Italia. Ma solo provvisoria, la questione non è assolutamente risolta. Almeno, però, l’India si dimostra ragionevole su un diritto fondamentale come quello alla salute».
Il nulla osta del governo indiano si può interpretare come un miglioramento dei rapporti diplomatici?
«In parte. Due anni fa quando i marò sono rientrati in Italia per Natale il governo si comportò correttamente: dopo qualche esitazione i marò alla fine tornarono in India. In quell’occasione ci siamo guadagnati un credito di fiducia che possiamo riscuotere adesso.».
A suo parere il rientro di Latorre potrebbe far ipotizzare una separazione fra i casi dei due marò?
«Credo proprio di no, anzi, me lo auguro. O vengono rilasciati entrambi, o Latorre dovrà tornare necessariamente in India. Altrimenti la situazione dell’altro militare si aggraverebbe ulteriormente. Non dico che in questo momento Salvatore Girone sia un ostaggio, ma è sicuramente una garanzia nelle mani del governo indiano. Non ci sono margini per eventuali tentennamenti, come due anni fa: a separare i due casi l’Italia avrebbe solo da rimetterci».
Fra quattro mesi quindi l’Italia non potrà far altro che rimandare Latorre in India?
«Il punto non è tanto quello che farà l’Italia, quanto quello che farà l’India. La palla era e resta nella loro metà campo. Sono loro che devono decidere, il nostro governo può solo spingere perché si trovi una soluzione. Certo poi contano anche le condizioni mediche, magari ci potrà essere la necessità di prolungare il permesso. Ma l’India deve essere convinta dei certificati, l’Italia non può permettersi manovre poco chiare che innervosiscano il governo di Modi».
In definitiva, quindi, non è cambiato nulla…
Esatto. Io spero ovviamente che alla fine tutto si concluda positivamente, con il proscioglimento dalle accuse o magari un provvedimento di grazia. Ma la situazione dimostra lo stato confusionale delle politiche estere di entrambi i Paesi. L’India è paralizzata da problematiche l’interne. L’Italia ha puntato sul basso profilo, sull’argomento degli ‘italiani brava gente’ che però non ha funzionato».
REPUBBLICA.IT
ROMA - Massimiliano Latorre è tornato in Italia, dove rimarrà per 4 settimane per curarsi dall’ischemia che lo ha colpito a fine agosto. Il fuciliere di Marina è salito a Nuova Delhi sull’aereo che lo ha riportato in Puglia, a Grottaglie, dopo aver completato le procedure burocratiche. E’ la terza licenza della sparatoria che ha coinvolto lui e Salvatore Girone - in servizio a bordo dell’Enrica Lexie - contro alcuni pescatori del Kerala scambiati per pirati - dopo una licenza premio natalizia del 2012 e quella elettorale del febbraio 2013. "Che bella notizia", ha scritto la figlia Giulia su Facebook quando la Corte suprema indiana ha dato il via libera al rientro, seppur per tempo limitato e a fronte di una garanzia scritta, "sono felicissima che sia in Italia, spero che si riprenda e che stia meglio. Finalmente staremo con papà tutti insieme noi figli".
L’aereo è arrivato alla Stazione elicotteri della Marina Militare (Maristaeli) a Grottaglie poco dopo le 17. Latorre è uscito scortato da un piccolo convoglio di auto e furgoni delle forze dell’ordine e della Marina. Nel Circolo ufficiali dell’insediamento militare di Grottaglie il marò tarantino ha incontrato i familiari. Con loro c’erano il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Non c’era invece, come previsto in un primo momento, il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Il ministro aveva lasciato in auto la Stazione elicotteri poco prima dell’uscita del convoglio militare.
Latorre dovrà riabilitarsi per l’ischemia che lo ha colpito il 31 agosto e da cui si è ripreso "grazie alle ottime cure" in un ospedale indiano. La Corte suprema indiana che tante volte ha deluso le aspettative italiane stavolta ha detto sì alla richiesta depositata dal pool di avvocati che difende i due militari. Avrà quattro mesi per ritrovare la salute piena con la sua famiglia.
Un’ischemia a 47 anni non è uno scherzo, il riposo e un clima sereno possono aiutare, ha riconosciuto la Corte suprema avallando la richiesta italiana ma pretendendo due lettere d’impegno: una dell’ambasciatore Mancini a nome dello Stato; l’altra del fuciliere, costretto a riscriverla "non ambigua ed equivoca". "Siamo contenti - ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti - che oggi Massimiliano stia tornando. Dal momento della sua malattia abbiamo lavorato perché questo avvenisse. Ma noi non dimentichiamo che dobbiamo risolvere complessivamente la questione dei nostri due fucilieri di marina".