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 2014  settembre 13 Sabato calendario

CUBA 1962, UCRAINA 2014

Se è vero che all’Ucraina è stata prospettata la possibile adesione alla Nato, si capisce meglio l’irrigidimento di Putin. Lei, tempo addietro, ma anche di recente si è dichiarato contrario a questo atto paventando conseguenze infauste.
Non so quanto l’esempio sia calzante, ma sia pure in condizioni politiche e geografiche diverse, per Putin adesso, è come se Kennedy nell’autunno del 1962 avesse permesso l’installazione dei missili a Cuba.
Era per gli Stati Uniti intollerabile e per questo hanno reagito. Spero che i nostri politici e militari sappiano fermarsi prima di trascinarci in avventure assolutamente imprevedibili .
Gino De Carli
gino.decarli@alice.it

Caro De Carli,
Il confronto è certamente calzante. Quando decise d’installare i suoi missili nell’isola di Cuba, a 90 miglia dalle coste della Florida, l’Unione Sovietica aveva legalmente e politicamente il diritto di farlo. Cuba, dopo la crisi dei suoi rapporti con gli Stati Uniti e lo sbarco organizzato dalla Cia nella Baia dei porci nel 1961, aveva bisogno di assistenza ed era disposta a pagarla cedendo a Mosca l’uso militare del proprio territorio. L’Urss, d’altro canto, era tenuta sotto tiro dai missili americani dislocati nell’Italia meridionale e in Turchia. Perché non avrebbe dovuto restituire la minaccia stanziando i propri missili in un Paese che era divenuto da poco un suo prezioso alleato? Ma gli Stati Uniti lasciarono chiaramente intendere che Cuba, ai loro occhi, era parte integrante di una sfera d’influenza comprendente i Caraibi e l’America centrale. Mosca ne prese nota e quando il presidente Kennedy mobilitò la flotta per sbarrare la strada alle navi sovietiche dirette a Cuba con un carico di missili, interruppe l’operazione. Ma non rinunciò a perseguire i propri obiettivi politici e chiese che anche gli americani rinunciassero ai loro missili in Italia e in Turchia. L’accordo su questo punto fu nascosto per il momento alla pubblica opinione, ma rivelato nei mesi seguenti, quando fu chiaro che la crisi si era conclusa con reciproche concessioni.
Nella questione ucraina le parti si sono invertite. Insieme ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, gli Stati Uniti hanno prospettato a Kiev l’ingresso nelle due maggiori organizzazioni occidentali, e hanno fatto del loro meglio per boicottare l’adesione dell’Ucraina alla Comunità euro-asiatica che Putin stava cercando di comporre con la Bielorussia e il Kazakistan. Come l’America nel 1962, anche la Russia ha difeso la propria sfera d’influenza. Mentre gli Stati Uniti reagirono allora con un blocco navale nel mezzo dell’Atlantico (una mossa che precede generalmente una dichiarazione di guerra), la Russia ha reagito presidiando la Crimea con milizie «anonime». Mentre gli Stati Uniti e la Nato hanno risposto a questa mossa con l’invio di navi nel Mar Nero, il sorvolo di aerei radar sulla frontiera russo-ucraina e, più recentemente, la creazione di piccole basi militari al di là del vecchio sipario di ferro, la Russia ha aiutato con i propri «volontari» i ribelli filo-russi del Donbass. Se il problema, nel 1962, era quello dei missili, il problema, nel 2014, è quello dell’adesione dell’Ucraina alla Nato. La Russia capì allora che doveva rinunciare all’installazione dei propri missili nell’isola di Fidel Castro. Tocca agli Stati Uniti, ora, comprendere che l’Ucraina, se non vogliono guastare definitivamente i loro rapporti con Mosca, non può fare parte della Nato.