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 2014  settembre 13 Sabato calendario

IL CORAGGIO DEL PARTIGIANO GIANNI BRERA


Gianni Brera, uno dei padri del giornalismo sportivo italiano, morto in un incidente d’auto nel 1992, in gioventù fu partigiano. Questo pezzo di vita del giornalista e scrittore lombardo è stato recuperato qualche giorno fa da Dario Falcini su Pagina 99. Titolo: «Quando il compagno Brera salvò il traforo del Sempione». Fonte delle notizie: un dettagliato articolo di Sergio Giunti, uscito molto tempo fa su Patria Indipendente, rivista dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani. Riassunto: a 25 anni, nel 1944, Brera si ritrovò in Val d’Ossola, Piemonte, arruolato nelle file delle Brigate Garibaldi, l’ala rossa della Resistenza perché i garibaldini erano in massima parte comunisti. Brera entrò nella 83ª Brigata Comoli, passata alla storia perché impedì ai tedeschi di far saltare il traforo del Sempione. Operazione temeraria, come può esserlo un raid che preveda il maneggiamento di quintali di tritolo. Missione compiuta con sprezzo del pericolo. Sul suo percorso di combattente per la libertà Brera voleva scrivere un libro – titolo: Nel bosco degli eroi–, ma non lo completò. Ci ha lasciato alcune pagine sparse: «Donchisciottesche idee non ne avevano», scrisse a proposito di alcuni compagni. «Quattro colpi aggiustati, una raffica e via». Due righe che rendono l’idea. A guerra finita, nel settembre del 1945, il Partito Comunista offrì a Brera di dirigere un giornale che stava per nascere a Novara, ma il cronista declinò perché chiamato da Bruno Roghi alla Gazzetta dello Sport. Dal rosso al rosa. A volte la vita è questione di sfumature.