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 2014  settembre 13 Sabato calendario

Il marò Latorre può tornare in Italia • Pistorius a giudizio: fu omicidio colposo • I risparmi nella sanità • La deflazione fa bene ai risparmiatori tedeschi • Gli aiuti europei e i guadagni delle banche tedesche • Il ministro francese che non paga conti e bollette

Latorre La Corte Suprema di New Delhi ha concesso al marò Massimiliano Latorre di tornare per quattro mesi in Italia per curarsi dall’ischemia che lo ha colpito il 31 agosto. Ora l’obiettivo dei due governi è trovare la soluzione alla vicenda diplomatica entro il 13 gennaio, quando Latorre dovrebbe tornare nella capitale indiana sulla base dell’impegno che ha preso ieri con la Corte Suprema. Latorre partirà per l’Italia forse oggi stesso. Salvatore Girone, il suo commilitone, rimarrà invece a Delhi. A Roma, nel governo, nessuno ha più parlato di ricorso all’arbitrato internazionale, cioè del rifiuto di riconoscere il diritto della giustizia indiana di processare i due marò, fino a poche ore fa ritenuto indiscutibile.

Pistorius Oscar Pistorius, 27 anni, è stato giudicato colpevole di omicidio colposo per aver crivellato di colpi dietro la porta del bagno la fidanzata Reeva Steenkamp, a Pretoria, la notte del 14 febbraio dell’anno scorso. La mamma della vittima non si rassegna: «Ha sparato contro la porta. Come si fa a credere che sia stato un incidente?». Ma la Procura non è riuscita a dimostrare «al di là di ogni ragionevole dubbio» che l’atleta sapesse che in bagno c’era la fidanzata e non un ladro, magari armato, come ne abbondano nelle città sudafricane, né che fosse consapevole di poter ammazzare qualcuno, chiunque fosse, sparando alla cieca quattro colpi contro la porta chiusa della toilette. Il 13 ottobre l’Alta Corte di Pretoria quantificherà la sua pena.

Sanità I 3 miliardi di euro di risparmi che il governo vuole prendere dalla sanità dovrebbero arrivare da due azioni: il rafforzamento della Consip, la società che si occupa degli acquisti della pubblica amministrazione e che, lavorando sui grandi numeri, mediamente garantisce prezzi più vantaggiosi; la riforma dei ticket, che dovrebbe mettere un freno alla crescita delle prestazioni gratuite, con la possibile eliminazione delle esenzioni per patologia per le fasce più ricche.

Deflazione Scrive Fubini su Rep che la deflazione fa molto comodo ai risparmiatori tedeschi: «Il Paese più forte d’Europa ha reagito alla crisi rimpatriando riserve che prima investiva all’estero. La Bri mostra che dal 2008 al 2014 le banche tedesche hanno quasi dimezzato la loro esposizione al resto del mondo, riducendola di duemila miliardi di dollari. Qualcosa di simile devono aver fatto le famiglie e i risultati si vedono. Ai conti finanziari di Eurostat del 2012 (i più recenti), le famiglie tedesche hanno 4.700 miliardi di euro, ma in gran parte sono investiti a rendimento pressoché nullo. Per l’80% sono collocati in depositi bancari, fondi pensione o bond a cedola minima. Meno di un decimo dei risparmi tedeschi va in investimenti produttivi come titoli azionari. In queste condizioni, le famiglie in Germania non sono in grado di sopportare finanziariamente nessuna forma di inflazione. Neanche minima, neanche normale. Il carovita infatti erode il valore reale dei risparmi, se questi non rendono. E con rendimenti quasi zero sui risparmi, per gli elettori tedeschi un carovita all’obiettivo ufficiale europeo del 2% comporterebbe una perdita di potere d’acquisto in termini reali di quasi 100 miliardi di euro: una sorta di patrimoniale pari al 3% del Pil tedesco ogni anno. Non è dunque difficile capire perché la Bundesbank si oppone alle misure della Bce volte a tenere l’inflazione al 2%».

Aiuti I pacchetti di aiuti versati a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno aiutato anche le banche tedesche a uscire senza danni dal crollo di quelle economie. Gli istituti di credito tedeschi avevano sviluppato un’esposizione quasi fuori controllo: 315 miliardi di dollari in Spagna, 240 miliardi in Irlanda, 51 in Portogallo e 41 in Grecia. Quelle posizioni sono state ridotte a poco, senza che un solo euro andasse perso, solo grazie ai salvataggi europei. E dei circa 300 miliardi versati dai Paesi della zona euro ai quattro colpiti dalla crisi, il 70% del denaro non è venuto da Berlino ma dal resto dell’area. Senza quell’aiuto le banche tedesche avrebbero perso centinaia di miliardi e i contribuenti avrebbero dovuto ricapitalizzarle con salvataggi di Stato (ibidem).

Interessi Nel 2001 la Bce comprò più o meno 100 miliardi di euro di titoli di Stato italiani per contenere gli spread. Poiché il rendimento allora era del 5% circa e la Bce tiene quei titoli a scadenza, oggi il guadagno è stato di circa 5 miliardi; di questi intorno a un miliardo e mezzo spetta ai contribuenti tedeschi, dato che la Bundesbank partecipa al 30% nel capitale della Bce. Stime simili valgono anche per gli interventi su Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Quegli aiuti della Bce vengono vissuti dagli elettori in Germania come una tassa a loro danno, anche se sono stati un affare per il bilancio pubblico di Berlino (ibidem).

Fobia È durata solo nove giorni l’esperienza da ministro del francese Thomas Thévenoud, socialista. Il premier Manuel Valls lo ha cacciato perché negli ultimi tre anni non ha pagato in tempo le tasse, è stato rincorso dal Fisco e non sa ancora a quanto ammonterà la multa. Come se non bastasse, sua moglie, che ha un incarico importante al Senato, non ha presentato la dichiarazione dei redditi. Si è anche saputo che Thévenoud per anni non ha pagato l’affitto di casa (il proprietario lo ha denunciato e appena prima che arrivassero i gendarmi a sbatterlo fuori Thévenoud ha versato i colossali arretrati). L’ex viceministro non vuole dimettersi: «Non sono disonesto. Ho la fobia amministrativa». A sostegno di questa tesi, alcuni amici dicono che abbia pile di bollette mai aperte.