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 2014  settembre 13 Sabato calendario

SERIE A, RISCHIO AUTARCHIA

In Italia è salita all’onore delle cronache, tra l’altro non sempre precise, perché distribuisce i diritti tv della Serie A all’estero, ma Mp&Silva è il classico esempio di azienda ideata da manager italiani che opera su un piano internazionale. Su un fatturato di 650 milioni di dollari nel 2013 con un utile netto di 50 milioni, Mp&Silva, incorporata in Irlanda e controllata da Riccardo Silva e Andrea Radrizzani tramite una holding lussemburghese, registra infatti solo una piccola parte dei ricavi (il 3% quindi 19,5 milioni) in Italia. Il resto proviene da ogni angolo del mondo in virtù di un’organizzazione con uffici in 18 Paesi. Il core business risiede nell’acquisizione di diritti televisivi di eventi sportivi per un arco temporale che va da tre a dieci anni e nel rivenderli a emittenti operanti in Paesi stranieri rispetto all’evento comprato. Solo recentemente la società ha esordito sul mercato interno acquisendo i diritti del campionato polacco per la Polonia e di quello belga per il Belgio. In questo processo Mp&Silva, fondata nel 2004, assume su di sé il rischio di impresa (ovvero non trovare compratori) e il guadagno risiede fondamentalmente nel cedere i diritti a un prezzo superiore. «Detto così è semplice, l’abilità sta nel capire come riuscire a vendere il prodotto anche laddove sembra impossibile», spiega Silva, erede della dinastia industriale lombarda che ha creato la società chimica Italsilva (i brand Spuma di Sciampagna, BiancoPuro e NeroPuro sono cosa loro) e che si è fatto le ossa nel mondo dei media all’inizio del secolo con Milan Channel. «La nostra strategia è quella di costruire pacchetti ad hoc per ogni singolo mercato, in questo senso un prodotto che magari singolarmente non è attraente in un Paese lo diventa all’interno di un bouquet che comprende uno degli sport principali di quella nazione».
In pratica funziona così: Mp&Silva negli anni si è aggiudicata i diritti per i Paesi stranieri (alcuni solo per determinate zone geografiche altri per l’intero pianeta) di oltre 50 tornei sportivi, tra questi la Serie A italiana, il campionato di calcio inglese, francese e tedesco, la Nba di basket e la Mls di calcio statunitensi, il Roland Garros di tennis, così come la Formula 1 e il Brasileirão, il campionato di calcio brasiliano. In questo quadro un’emittente indonesiana, che magari non sarebbe interessata ad acquistare i diritti del campionato francese, ma solo della Premier League inglese e della Nba, sarà più propensa a investire anche sul campionato francese all’interno di un pacchetto che consente di trasmettere inoltre gli sport cui l’emittente era inizialmente interessata. Di qui l’importanza degli uffici locali che hanno il compito di conoscere i gusti e i proprietari delle varie reti televisive in ciascun Paese. Ma soprattutto discende da qui la ragione per cui molte leghe nel mondo scelgono di vendere il prodotto a un distributore come Mp&Silva incassando subito il denaro, piuttosto che accollarsi il rischio di venderlo in conto proprio. Insomma, facendo l’esempio della Serie A (dove i diritti esteri sono venduti collettivamente), le grandi squadre contando sul loro fascino potrebbero spingere all’interno della Lega Calcio affinché quest’ultima si accolli il rischio. Ma bisogna pensare che l’impresa appare tutt’altro che semplice visto che la qualità del nostro campionato sta calando e una partita tra Chievo e Sassuolo è poco interessante per un tifoso straniero. «Differenziando il portafoglio, segmentando il mercato e incrociando le varie preferenze delle televisioni locali noi riusciamo a bilanciare il rischio in modo da poterlo cavalcare e non esserne travolti», spiega Marco Auletta, cresciuto con Primo Nebiolo nella Fidal (la federazione italiana di atletica leggera) e che ora è uno dei due ceo della società, nonché uno dei soci di minoranza.
In questo quadro Mp&Silva è ora la terza società a livello mondiale nel settore, dietro al colosso Img (che però non si occupa solo di diritti tv) e a Infront. Proprio quest’ultima, di proprietà del fondo Bridgepoint, è ora in vendita e sono sette i fondi cui interessa. Silva ammette che in più di un’occasione fondi di private equity hanno bussato per entrare nel capitale. Ma sinora le offerte sono state rifiutate. «Credo che abbiamo ancora un margine di crescita, non abbiamo debiti per cui non mi interessa aprire il capitale ora. Siamo inoltre stati contattati da advisor che ci hanno proposto la quotazione alla borsa di New York, ma anche in questo caso al momento non siamo interessati», spiega Silva che poi specifica: «Visto come operiamo è intuitivo che in caso di quotazione penseremo a una borsa statunitense».
Nel frattempo, però, c’è una scadenza pressante in Italia. In ottobre ci sarà la nuova asta per i diritti stranieri della Serie A per il periodo che va dalla stagione 2015/16 a quella 2017/18. Nel triennio 2007/2010 Mp&Silva investì per aggiudicarseli 70 milioni come totale delle somme girate ai club (allora i diritti si vendevano singolarmente). Nel 2011/12 l’impegno finanziario crebbe a 91 milioni, mentre nelle tre stagioni successive l’investimento progressivo fu di 114, 117 e 120 milioni rispettivamente. Tra un mese la nuova gara. «Non svelo nulla sulla nostra offerta. Dico solo che sui diritti domestici la Lega ha fatto un affare ottimo (945 milioni ogni stagione per il triennio 2015/2018, ndr) sfruttando la concorrenza tra Sky e Mediaset e la passione dei tifosi per la loro squadre che non viene meno anche se la qualità del torneo sta calando. Un discorso impossibile da replicare all’estero in cui conta la qualità che non l’attaccamento ai club», conclude Silva con un’analisi non certo dolce per il calcio italiano.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 13/9/2014