Elena Stancanelli, la Repubblica 13/9/2014, 13 settembre 2014
IL LAMANTINO SCEGLIE IL PROGRESSO
Il lamantino e il dugongo sono molto simili. Mammiferi acquatici, sempre sovrappeso a causa di una dieta erbivora ma spropositata. Un lamantino è capace di farsi fuori ogni giorno una quantità di alghe pari al 10% del suo peso, cioè circa 50 chili. Da cui il soprannome di mucca di mare. A differenza del dugongo, che ce l’ha biforcuta, il lamantino ha la coda a forma di racchetta, e una vertebra in meno. Ma soprattutto ha una stranissima dentatura: niente canini o incisivi, solo molari. Sei molari, che vengono sostituiti senza sosta da altri molari che gli crescono nella zona posteriore della bocca. Il lamantino è pigro, imbranato e non molto astuto. Finisce spesso tritato dai motori delle barche o soffocato dalle reti o gli ami che butta giù insieme al pappone di alghe che non riesce a smettere di masticare. La sua attività preferita è galleggiare in acque tiepide.
Nonostante l’accidia, i lamantini d’inverno migravano verso sud, smadonnando per la fatica. Fin quando, un lamantino ingegnoso, non si è accorto che i mari intorno alle centrali elettriche sono caldi tutto l’anno, poco frequentati da barche con eliche arrotate e avversi ai pescatori. Una rivoluzione copernicana nel mondo dei nostri trichechus, sostenitori sfegatati del progresso e del global warming.
Elena Stancanelli, la Repubblica 13/9/2014