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 2014  settembre 13 Sabato calendario

PERISCOPIO

Il maglioncino rampante. Più che un marchio, un Marchionne. Giannelli. il Fatto.

Tutti bravi a fare gli animalisti con l’orsa degli altri. MF.

Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più renziano del reame? Ma sei tu Matteo, e, tra un po’, resterai anche l’unico. Jena. La Stampa.

Renzi (o il Pd, dipende) rappresenta solo il 20% degli italiani, questa è la verità vera. Io me ne frego se sbandierano il 40%. Quale 40? Sono il 20 dell’elettorato. Mauro Zani, ex segretario del Pci emiliano che non aderisce al Pd. il Fatto.

La generazione di mezzo, quella dei 50-60enni, giudica, giudica inesorabilmente. È la generazione dei sessantottini che non voleva essere giudicata. Indro Montanelli. Il Giornale, 1989.

Occorre una politica più realistica di quella ipotizzata da Obama nella vertenza ucraina. Ci sono delle premesse ampie per la pace. Le sanzioni non sono mai servite ad altro che a sostituire il protezionismo al libero scambio e alla cooperazione fra i popoli. Francesco Forte. Il Giornale.

Romano Prodi portò il centrosinistra al governo una seconda volta. Ma a Palazzo Chigi durò poco, dall’aprile 2006 al gennaio 2008, e poi venne di nuovo sconfitto. Non dall’avversario di sempre, il maledetto Cavaliere, bensì da nemici interni. Primo fra tutti, la solita Rifondazione comunista, ancora guidata da Bertinotti. Fu l’ennesima dimostrazione che i tipi sinistri portavano dentro di sé un virus orrendo. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.

Anche perché si è tardato tanto a rinnovare le nostre istituzioni, oggi non è più possibile immaginare il lavoro di restauro istituzionale come un bricolage da applicare soltanto ad alcune parti secondarie della Costituzione. I «ritocchi» non servirebbero a nulla. È necessario invece ripensare in modo organico il nostro sistema politico, cambiandone molti dei meccanismi che devono essere ricostruiti, senza timori riverenziali, né paure ingiustificate. Gianfranco Miglio, Come cambiare - Le mie riforme. Mondadori, 1992.

Ho letto un comico articolo di Luigi Manconi che tenta pietosamente di difendere l’indulto del 2006: quello che, per salvare Previti e B., mise fuori quasi 30 mila delinquenti. La tesi (tenetevi forte) è questa: chi viene scarcerato nel momento giusto torna a delinquere per il 68%, mentre i detenuti liberati anzitempo nel 2006 ci sono ricascati (o, meglio, sono stati beccati a ricascarci) «solo» per il 34%; dunque, l’indulto conviene e occorre farne altri. Saranno felici le 10 mila nuove vittime. Che non avrebbero subito alcun danno se i loro 10 mila persecutori fossero rimasti dentro a scontare la pena per intero. Poi uno si domanda perché il centrosinistra non vince mai. Marco Travaglio. il Fatto.

Mi tornarono in mente le sue parole, col gusto delle sue labbra: «Mi piace così, l’amore: senza messinscena, senza giradischi, senza champagne... Giusto un po’ di silenzio, e un uomo...». Nantas Salvalaggio, Un uomo di carta. Rizzoli.

È in questa lingua, la mia lingua, il francese, che io sento il succo del suolo. Alain Finkielkraut, filosofo, neo ammesso all’Académie de France. Le Figaro.

Il mondo esiste per disubbidirgli. Anche se ormai il mio sogno più trasgressivo è la solitudine. («Solo sulla terrazza / alzo il bicchiere e invito la luna: / con la mia ombra facciamo tre»). Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Il marmo del tavolino, sorretto da piedini barocchi di leone; le pubblicità dipinte sulle specchiere (Amaro Felsina Ramazzotti, Costumè Canetta), la gialla bibita che risplendeva nel calice, i baffi a corna di toro del cameriere, erano, intorno, i primi segni del suo approdo alla riva perduta. Guardò fuori attraverso il cristallo. Il Largo Cairoli che aveva attraversato quella stessa mattina, dannato di semafori e di macchine, smistava con trasognata dignità i suoi brum verso via Dante, il Castello e il teatro Dal Verme. Un carro di trasloco della Gondrand s’incrociava con un tram di legno giallognolo che scampanellava nella nebbia leggera. Il lampionaio appoggiava ai lampioni la scaletta e accendeva i lumi a gas con la sua lunga canna. Luigi Santucci, Orfeo in Paradiso. Mondadori.

Tutta la notte ho udito i cigni cantare. Sono i famosi cigni del Lago di Costanza, che fanno il loro nido presso le acque verdi, all’ombra dei salici piangenti, in riva al parco dell’Insel Hotel, un antico convento di domenicani adattato ad albergo proprio sotto la mia finestra. È notte alta, dalle selvose montagne del Varalberg, alle spalle del Meersburg, sorge la luna. Una piccola folla è raccolta sulla sponda del lago, a udir cantare i cigni. Curzio Malaparte, Battibecchi. Florentia, 1993.

Sto leggendo un bel libro del poeta Hans Magnus Enzensberger (Garzanti, 1988) dal titolo Mediocrità e follia dove, sulla popolazione consumista e televisiva della nuova Germania, se ne sentono di todos los culores. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.

Ci sono infiniti cavalli di ritorno anche quando i cavalieri sono morti da un pezzo, il sesso degli angeli è diventato un pruriginoso argomento da sito porno e la realtà è qualcosa di cui è rischioso parlare davanti ai bambini perché ne sanno dieci volte più di noi. Ma solo finché non saranno adulti a loro volta, tornati larva dall’insetto perfetto, secondo tradizione nazionale. Massimo Bucchi. il venerdì.

Fino all’adolescenza mi vedevo come mio padre, ufficiale della marina. Ma a 15 anni ho incontrato la musica classica. Essa mi ha colpito con una forza inaudita. Come un attacco dall’esterno. Per molti anni ho passato tre o quattro ore al giorno davanti al mio piano. Una follia, una malattia. Horace Engdhal, svedese, scrittore, massimo responsabile nell’attribuzione del Nobel della letteratura. Le Monde.

La malinconia è un sentimento, non bisogna crogiolarcisi, ma soprattutto non si deve pensare che ci renda interessanti. Maria Perosino, storica dell’arte, torinese, morta a 52 anni. La Stampa.

Una volta, in una conversazione, si parlava di fatti religiosi. L’abate domandò ai presenti se sapessero dire perché mai Gesù resuscitato apparve prima alle donne. Nessuno lo sapeva. «Ebbene, ve lo dirò io», affermò l’abate, «perché la notizia della resurrezione si spargesse più rapidamente». Gino Bramieri, Barzellette. Euroclub, 1989.

Ci sono virtù che il politico deve nascondere e vizi che deve mostrare. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/9/2014