
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le speranze che la signora Alma e sua figlia Alua tornino in Italia sono davvero poche...
• Di che stiamo parlando?
Non ha sentito? La nostra polizia ha riconsegnato alle autorità kazake la moglie e la figlioletta di un dissidente, lasciandosi ingannare dall’ambasciatore di quel Paese e dal suo consigliere. Quando la storia è uscita fuori ne è nato un caso politico: il Movimento 5 Stelle e i parlamentari di Sel (Vendola) chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il quale si difende sostenendo di essere stato tenuto all’oscuro di tutto dai suoi stessi uomini. Stessa giustificazione da parte del ministro degli Esteri. È stata predisposta un’inchiesta interna, intanto il governo ha cancellato il decreto di espulsione rendendo possibile il rientro della signora Alma e della sua figlioletta in Italia. Solo che il rientro, possibile per noi, è come minimo improbabile per i kazaki, i quali si propongono evidentemente di far pressione sul loro nemico attraverso Alma e Alua.
• Chi è questo dissidente?
Si chiama Mukhtar Ablyazov e faceva l’imprenditore. È stato costretto a scappare nel 2001, Londra gli ha dato asilo politico. Ieri Mukhtar si è fatto intervistare dalla "Stampa" e ha espresso gratitudine a mr. Letta per il fatto che il decreto di espulsione è stato abrogato. «Una decisione coraggiosa, ma adesso temo che il regime di Nazarbaev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all’orfanotrofio». Nazarbaev è appunto il dittatore kazako, in sella dal 1991 e rieletto l’ultima volta col 95% dei voti.
• Che fine hanno fatto la madre e la figlia?
L’altro giorno gli avvocati italiani di Alma avevano fatto sapere che la donna e la bambina erano tenute agli arresti domiciliari nella ex capitale Almaty. Ieri però il portavoce del ministro degli esteri kazako ha precisato che Alma (il nome completo è Alma Shalabayeva) «non è in prigione o agli arresti domiciliari», ma ha l’obbligo di residenza ad Almaty perché «sotto inchiesta sul rilascio del passaporto per il marito e i familiari in cambio di tangenti. Tutti i diritti e le libertà della signora sono pienamente rispettati e garantiti dalle forze del’ordine del Paese, come previsto dalla legislazione kazaka e dalla legge internazionale». Sulla storia del passaporto la Farnesina dà una versione dei fatti completamente diversa: Alma aveva un permesso di soggiorno della Lettonia, paese dell’area Schengen (quella all’interno della quale si può circolare liberamente) e dunque aveva il diritto di stare da noi. Quanto al resto, il nostro ministero degli Esteri ha fatto sapere di essersi immediatamente attivato con la controparte kazaka e di aver ottenuto un impegno scritto affinché siano rispettati «tutti i diritti e le prerogative della signora». Il ministero - dicono - non era al corrente del provvedimento di espatrio. La Questura aveva chiesto delucidazioni alla Farnesina facendo riferimento a una signora Shalabayeva, cioè scrivendo il suo nome da ragazza. E, con quel nome, al ministero non risultava nulla. Da cui, il via libera all’espulsione.
• Sembra però incredibile che la nostra polizia si sia fatta ingannare.
Il 28 maggio l’ambasciatore kazako, Andrian Yelemessov, e il suo primo consigliere, Nurlan Zhalgasbayev, si presentano al capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese, spiegano di aver individuato a Roma questo pericoloso terrorista che ha nome Mukhtar Ablyazov, Cortese non lo ha mai sentito nominare, ma, fatta una telefonata all’Interpol, si sente dire che effettivamente su questo Ablyazov pende un mandato di cattura internazionale per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato (è l’esito del processo-farsa che gli venne intentato a suo tempo in patria). Un fax, nel pomeriggio, certifica il contenuto della telefonata. La nostra squadra mobile dà quindi il via libera al rimpatrio. Nulla osta da parte del nostro ministero degli Esteri. Alma e Alua, prelevate da una villetta di Casal Palocco, la sera del 31 maggio salgono sull’aereo che le riporta in patria.
• Sa che io non so nemmeno dove sta questo Kazakistan...
È una delle ex repubbliche sovietiche. Sta nell’Asia centrale. È più grande di tutta l’Europa, ma ha solo 17 milioni di abitanti. Il suo dittatore-presidente era uomo del Cremlino ai tempi dell’Unione sovietica, si schierò poi con Eltsin e domina la scena di quell’area da più di vent’anni. Il Kazakistan è pieno di gas e petrolio (l’Eni ha una quota del 16,81 per cento delle riserve locali) e grazie a questo non c’è paese che non lo rispetti e non lo tema. Cameron, il premier inglese, che si permise un’osservazione sui diritti umani in Kazakistan, si sentì rispondere dal vecchio Nazarbaev (il dittatore ha 71 anni): «Grazie molte per le raccomandazioni e i consigli, ma nessuno ha il diritto di insegnarci come vivere». Il leader inglese non osò replicare.
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