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 2013  luglio 14 Domenica calendario

MA QUANTI ANNI HA DIDONE?

Flashback. Quali consumatori e utenti, all’Opera, di Bel Pianto, piuttosto che di «belcanto». Ecco Dido and Aeneas di Purcell, a Caracalla; e Curlew River di Britten, all’Ara Coeli. D’estate, come nel luglio di venticinque anni fa, quando si rappresentavano insieme al Festival di Aix-en-Provence. E Stéphane Lissner, direttore generale, le presentava come un idéal de fête et de convivialité, proseguendo l’opera del fondatore Gabriel Dussurget, che già le offriva ai bei tempi storici di Rosbaud, Gavazzeni, Giulini, Dervaux, Balthus, Lalique, con Teresa Berganza o Benjamin Luxon. In quel 1998, una assidua come Claude Ciampi, già consorte del regista Yves Ciampi, raccomandava con ragione Curlew River, giacché meglio d’altre produzioni eclatanti. Quali un Don Giovanni mozartiano diretto da Abbado e inscenato da Peter Brook in una palestra dove i cantanti si alzavano per cantare il loro pezzo, e poi tornavano a sedersi in panchina. O Il castello di Barbablu di Bartók, con fior di Pierre Boulez e Pina Bausch e László Polgár e Violeta Urmana. Ma lì, malgrado l’incanto, si era visto il Barbablu di Offenbach con il meraviglioso spettacolo di Walter Felsenstein e le esuberanti Boulotte e Fleurette in preda all’alchimista Popolani che le droga secondo parodie dei Racconti di Hoffmann.



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Alle Terme di Caracalla, forse, i Romani giocavano a palla? In quelle grandiose aule, piuttosto, sarà naturale chiedersi che età potrebbe avere Didone, già vedova di un primo marito, e ora impegnata in un gravoso progetto edilizio: nientemeno che costruire Cartagine. Così come Semiramide edificò Babilonia e i suoi giardini pensili, secondo la pittura. E secondo le opere, sarà più o meno vecchia della Marescialla nel Rosenkavalier? Del resto anche Enea non è più giovane, con un piccino già grandicello. Parranno dunque anzianotti, in quell’urbanistica di costruzioni nuovissime?
All’Opera, si sa che le soluzioni visive si impongono. Dalle scenografie per Cavalli, Jommelli, Piccinni, Paisiello, Mercadante, Porpora, eccetera, alle Didoni di Rubens, Turner, Claude Lorrain, eccetera. E tutto un design ottocentesco per La muta di Portici o Roberto il Diavolo. Fantin-Latour o Toulouse-Lautrec proporranno varianti vaporose o sardoniche, mentre Wieland Wagner isola centralmente un «segno» fondamentale, secondo le indicazioni di A. Appia e E. G. Craig. E Daumier non manca di sottolineare gli sbadigli nelle tragedie più liriche. Ma se siamo nel Seicento e l’opera dura meno di un’ora, con le danze e le navi e le streghe e le bufere su tutto?
Chiara Muti ha riempito il suo spettacolo di teli e tende e costumi fastosi. Tutto stupendo, e mosso alla perfezione, intorno a un seggio molto diroccato. Ci si chiede allora come funzionerebbe un’edizione concertante di un’opera così breve in spazi così imponenti. E che cosa allora si potrebbe organizzare, per un interminabile Crepuscolo degli Dei.


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Curlew River di Benjamin Britten, gira e rigira, è la solita storia di un pessimo pedofilo che porta via e poi fa fuori i ragazzini indifesi. Due o tre mozzi per Peter Grimes; e analogamente il piccolo Miles così straziante nel Giro di vite: incredibly tremendous a causa dell’istitutore tremendissimo Peter Pears, ma il piccolo David Hemmings cambia poi la voce, e si salva fino al protagonismo trionfale in Blow up.
Anche in Oriente pare diffondersi questo brutto vizio, con decessi di piccini presso questo Curlew River. Si tradurrebbe Chiurlo, o Fischione, ma quanti birignao per ottenere un semplice servizio, un passaggio, per una povera Matta, che si presenta effettivamente come una disordinata e spettinata barbona (benché con ottima voce tenorile). Ma poi tutti questi monaci e pellegrini mostrano di conoscere la sua pietosa storia, nonché l’ubicazione della tomba del piccino. Però nessuno par disposto a dare una mano alla poveraccia. Poca carità cristiana? E il traghetto, si paga o no? Come mai tutti questi pellegrini e chierici viaggiano senza bagaglio e senza neanche una tradizionale fiasca o borraccia per dissetarsi, tranne uno con impermeabile e valigetta? Si tratterà di un fiumiciattolo, giapponese o inglese? Ma la musica diretta da James Conlon è pomposa, sublime, squisita, con l’Opera di Roma tra i fastosi marmi dell’Ara Coeli, e i cantanti che voltano le spalle al pubblico.


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All’estero... Ah, l’Estero, si continua a ripetere. Ma guardando per terra, come mai Oltralpe non si vedono le pozzanghere? Come faranno? Come riescono a pareggiare le buche, i buchi, le cunette e fossette, gli avvallamenti? E a livellare i selciati, i lastricati, i marciapiedi? Come mai faranno?


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Quante fibrillazioni, oggi. Stralunate, dissacranti, irriverenti... Trasgressive? Anche trivellazioni?
Alberto Arbasino