Erika Dellacasa, Corriere della Sera 14/07/2013, 14 luglio 2013
LA SFIDA SENZA FINE TRA IL CONTE E L’INSETTO CHE UCCIDE LE PALME
«Lei mi chiede come va la battaglia? Ma questa è una guerra. E non finisce mai» risponde il conte Lucio Tasca d’Almerita. Chiunque ha a che fare con il punteruolo rosso usa questi toni nel tentativo di far capire al profano che il maledetto punteruolo, l’insetto killer delle palme, è un nemico terribile capace di approfittare di un attimo solo di distrazione per ammazzarti la pianta e dilagare. E poi non lo tieni più. Puoi contare solo i morti.
Così è successo in Sicilia dove il punteruolo, dice il conte Tasca, «ha fatto un massacro, una strage» e se da qualche tempo non si segnalano più palme canariensis aggredite è solo perché non ce ne sono praticamente più, sono morte, sostituite quando possibile dalla palma dattilifera più resistente.
«Ho parlato pochi giorni fa con l’assessore di Palermo — dice Tasca d’Almerita — e mi ha confermato che il punteruolo sembra in calo ma perché ha mangiato tutto e, alla fine, muore anche lui, l’orrendo insetto, di inedia». Le 150, splendide, palme canariensis del viale di villa Tasca il conte Lucio le ha salvate dichiarando guerra al punteruolo rosso dal primo avvistamento: «Ho iniziato facendo a ritmi serrati un costosissimo trattamento — spiega — con prodotti usati anche in orticoltura. Caro sì, ma le palme hanno più di cento anni, forse 150, e come potevo lasciar morire piante con quella storia? E poi io sono un contadino, sono cresciuto in campagna, non posso vedere quelle larve distruggere il paesaggio che conosco». L’attività dell’azienda Tasca d’Almerita con 500 ettari di vigneti, tre milioni di bottiglie prodotte all’anno per 24 etichette, ha quasi due secoli di vita. «Ho avuto anche un vivaio — racconta — e poi, guardi, quando per la costruzione della circonvallazione a Palermo bisognava tagliare otto delle mie palme sono riuscito a salvarle e le ho vendute a Giorgio Armani che le aveva ammirate. Se le è portate a Pantelleria e ora godono buona salute».
Adesso per preservare le palme di villa Tasca dall’insetto che ne divora la gemma apicale il conte si avvale dell’aiuto di un esperto egiziano che usa un prodotto segreto. Mai abbassare la guardia però: «L’ultima che ho perso è stato due anni fa, era una palmetta piccola, un po’ dimenticata».
Se l’attacco del punteruolo rosso in Sicilia è in calo, la Liguria invece è in piena campagna di guerra per contenere quello che il direttore del servizio fitosanitario della Regione, Marcello Storace, definisce un «flagello». «E il conte — chiede Storace — cosa fa?». Ci si studia, si trae ispirazione. «Prevenzione è la parola» dice Storace che dell’inizio della guerra al punteruolo rosso ricorda anche la data: «18 agosto 2007, a Bordighera». Da quel giorno alla fine del 2012 sono state colpite 1.186 palme in 18 comuni della Riviera di Ponente, se ne sono salvate solo il 20 per cento. «Il nostro successo — dice Storace — è essere riusciti a contenere il punteruolo a Ponente, prima che arrivasse a Genova. Ma a questa guerra non c’è fine». A fronte del punteruolo rosso la farfallona troppo presto definita «assassina» che attacca le palme nane avvistata a Rapallo e La Spezia, è considerata un problema da trattare «con attenzione» ma senza allarme. Piuttosto, dice Storace, a preoccupare è la comparsa della vespa detta «vellutina», killer spietato delle api.
Ma poi si torna sempre al nemico numero uno. «Invitiamo i Comuni — dice Storace — a organizzare incontri pubblici per istruire le persone a riconoscere la palma attaccata dall’insetto. Se la chioma non è simmetrica, se da una parte le foglie sono più corte, più storte, quello è il segnale». In questo caso avvertire subito il Comune o il servizio fitosanitario in Regione, presto sarà fornito un numero fisso in attesa delle risorse per creare un numero verde antipunteruolo.
Erika Dellacasa