Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 14 Domenica calendario

MACCHE’ PERSEGUITATO, E’ UN AVVENTURIERO ECCO LA VERA STORIA DI MUKHTAR ABLYAZOV

La consegna dell’Italia al re­gime del Kazakistan di Al­ma Shalabayeva e sua fi­glia Alua, adesso ritrattata, è stata «miserabile», come ha detto il ministro degli Esteri Emma Bo­nino. Altrettanto mi­serabile è la grancas­sa dei giornaloni no­strani, che continua­no a dipingere, Mukhtar Ablyazov, marito e padre delle due deportate, vero obiettivo mancato del blitz alle porte di Roma, come un dissi­dente senza macchia e paura, una specie di Robin Hood del Ka­zakistan, un combat­tente della libertà contro il despota di turno.
Peccato che Abl­yazov sia un «dissi­dente» un po’ furbet­to, ex ministro e delfi­no del regime ka­zako, con mandati di cattura internaziona­li, pure per truffa e rea­ti finanziari, che lo rin­corrono in tutta Europa. «È ricer­cato dall’Interpol in oltre 170 Pae­si con ordini di arresto della Rus­sia, dell’Ucraina e del Kazaki­stan» rivela una fonte del Viminale. Non solo: è fuggito da Londra, dove aveva ottenuto asilo politi­co, per una condanna a 22 mesi di carcere e il congelamento delle sue lussuose proprietà a causa dell’appropriazione indebita di 5 miliardi di dollari.
Ablyazov è un oligarca costret­to all’esilio, che sogna di prende­re il potere in Kazakistan, non cer­to un dissidente che lotta in nome della democrazia. Radio Free Eu­rope, sempre critica con il regime kazako, lo ricorda come un oligar­ca dei selvaggi anni Novanta del dopo Urss. Non a caso nel 1998 viene nominato ministro del­l’Energia, l’industria e il commer­cio proprio dal suo acerrimo ne­mico attuale, Nursultan Nazar­bayev. Il padre-padrone del Kazakistan lo considerava assieme ad altre giovani leve del potere, il futuro del Paese, uno dei delfini. Nel 2001 i giovani leoni «tradisco­no» il padrino e fondano il primo raggruppamento di opposizio­ne. Un anno dopo Ablyazov fini­sce in galera con una condanna a sei anni, ma in pochi mesi viene ri­lasciato. A differenza di altri rima­sti dietro le sbarre accetta l’accor­do con Nazarbayev di tornare a fa­re business lasciando perdere la politica.
Il «dissidente» conquista la Bta Bank e comincia a far la spola con Mosca. Oltre a vivere nel lusso fi­nanzia a piene mani qualsiasi ten­tativo di insidiare il regime ka­zako con milioni di dollari. Nel 2009 perde il controllo della ban­ca e ripara a Londra con un gruz­zolo non indifferente. Il «maggio­re oppositore» del Kazakistan compra nella capitale inglese una casa con nove stanze da letto, spa, parco, laghetto, campo di po­lo nell’area chiamata dei «miliar­dari». Ablyazov ha collegamenti con altri discutibili oligarchi di­ventati oppositori per necessità, come i russi Mikhail Khodorko­vsky e Boris Berezovsky.
La Bta gli fa causa e lui parla su­bito di­ rappresaglia politica del go­verno kazako. Davanti all’alta cor­te di Londra deve rispondere di appropriazione indebita per 5 mi­liardi di dollari. Il «dissidente» fur­betto riesce a ottenere nel 2011 l’asilo politico dall’Inghilterra, che in passato l’ha concesso an­ch­e a personaggi che poi si sono ri­velati terroristi islamici. Lo scorso anno la giustizia inglese ordina ad Ablyazov di restituire 1,63 mi­liardi di dollari più gli interessi e gli confisca il passaporto. Sulla sua testa pende anche un manda­to di cattura internazionale della Russia per truffa e altri reati finan­ziari.
Secondo i giudici inglesi Ablyazov ha dimostrato «una sprezzante indiffe­renza» nei confronti della corte. Per aver mentito si becca 22 mesi di carcere, ma fugge imbarcandosi su un treno diretto a Parigi. Il quotidiano londinese Indipen­dent titola il 6 novem­bre 2012 riferendosi al«dissidente»: «Cini­co e subdolo boss bancario kazako» ri­schia il congelamen­to dei suoi beni per 3 miliardi di sterline. Lo scorso maggio è iniziata la procedura di vendita all’asta di alcune proprietà lon­dinesi di Ablyazov. Altri beni dell’oligarca sarebbero al sicuro nelle Isole Vergini bri­tanniche.
«L’obiettivo del bli­tz a Roma era lui - conferma al Giornale una fonte del Viminale­
Sul suo conto c’erano sia dei man­dati di cattura internazionali, che degli alert in cui veniva indicato come armato e pericoloso». L’am­basci­ata kazaka a Roma ha sicura­mente approfittato della situazio­ne facendosi consegnare moglie e figlia, che verranno utilizzate co­me «ostaggi».
Con questa storiaccia Abl­yazov, che dopo la fuga da Londra era stato segnalato in Svizzera o nei paesi dell’Europa orientale, si accrediterà ancor più come oppositore stile Robin Hood. Il suo lato oscuro, però, viene debitamente omesso mentre invia messaggi via Facebook al governo italiano.