Caterina Soffici, Il Sole 24 Ore 14/7/2013, 14 luglio 2013
AI TEMPI DELLA BIC
A un certo punto abbiamo lasciato la penna e iniziato a usare una tastiera. A Philip Henscher, professore di scrittura creativa all’Università di Bath e romanziere finalista al Man Booker Prize, è successo nel 1978, quando a Cambridge il relatore gli rese il primo capitolo corretto del suo PhD con un appunto: «Potresti in seguito battere a macchina?». Oggi scriviamo principalmente con i pollici, il diario è sul web ed Henscher spiega perché l’aver perso la capacità di scrivere a mano ha delle conseguenze: sul modo di apprendere, comportarci e comunicare. The Missing Ink è un viaggio a ritroso nella storia della scrittura e anche dell’atto di scrivere in sé. Sugli strumenti (la penna e il calamaio, l’avvento della Biro e del Tratto Pen). Sulla calligrafia: non si insegna più eppure come lasciamo il nostro segno sulla carta è rivelatore di un lato profondo del nostro animo. Per millenni, fino ad ora, l’uomo ha sempre scritto a mano. Henscher nota che la nostra generazione è la prima della storia a non farlo. Bello il ricordo della Bic Cristal e delle sue meravigliose qualità: si poteva mordicchiare come un chewingum, aiutava la concentrazione nel fare i compiti. Il tappino era ancora meglio, utilizzabile per gare a chi lo sputava più lontano. Per non parlare della cerbottana a pallini di carta masticata. Un passo nella nostalgia e uno sguardo sul futuro: lasceremo la tastiera e trasferiremo direttamente il pensiero dentro uno schermo? Noi nostalgici della Bic Cristal non ci possiamo neppure pensare.