Maurizio Molinari, La Stampa 14/7/2013, 14 luglio 2013
IL LEADER E L’OLIGARCA 10 ANNI AL POTERE INSIEME E ORA NEMICI GIURATI – [ABLYAZOV, IL BANCHIERE CHE RISCHIAVA DI FAR OMBRA AL “PADRONE”]
Mukhtar Ablyazov si sposta da clandestino nel cuore dell’Europa sognando di essere eletto presidente kazako ma intanto è inseguito da accuse di truffe miliardarie e dagli agenti di Nursultan Nazarbayev che lo considerano il più pericoloso degli avversari: la vita quotidiana dell’ex banchiere e maggiore oppositore di Astana riassume le faide di potere nel Kazakistan post-sovietico.
Nato nel villaggio di Galkino, nel sud, Ablyazov ha 28 anni quando l’Urss implode, si fa largo come imprenditore e Nazarbayev, leader dell’ex repubblica sovietica ora indipendente, lo vuole vicino fino a nominarlo capo della compagnia elettrica e quindi ministro di Energia, Industria e Commercio. È il 1998 e Ablyazov ha la responsabilità dei maggiori giacimenti di gas e petrolio dell’Asia Centrale. L’intesa con Nazarbayev lo porta alla guida della «Bank TuranAlem» (BTA) che viene privatizzata diventando l’interfaccia delle maggiori banche internazionali in gara per investire nelle ricchezze naturali. Se Nazarbaev è il leader politico assoluto, la stella di Ablyazov cresce sul fronte economico. Si parla di Mukhtar come del delfino, leader di una nuova generazione destinata a imporsi. Ecco perché i rapporti fra i due prima vacillano e poi si incrinano.
Il corto circuito arriva nel 2001 quando Ablyazov fonda «Scelta democratica del Kazakistan» assieme ad un gruppo politici e imprenditori coetanei che assomigliano ai nuovi oligarchi russi. E’ l’atto di nascita dell’opposizione. Intollerabile per Nazarbayev, che lavora ad una successione dinastica del potere, e Ablyazov finisce in galera per «abuso di potere» con una sentenza che lo trasforma nel nemico pubblico numero 1. Da questo momento, è il 2002, Nazarbayev bracca Ablyazov. Lo imprigiona e vuole tenerlo in cella 6 anni ma le proteste internazionali lo obbligano a liberarlo dopo 6 mesi.
Quando Mukhtar si rifugia a Mosca sfugge a ripetuti tentativi di assassinio mentre la sua banca viene accusata di aver fatto sparire una montagna di miliardi. Ablyazov perde il controllo della BTA e ripara a Londra, dove riceve asilo e va a vivere con moglie e figli in una villa con nove stanze sulla Bishop Avenue, la «strada dei miliardari». Ma Nazarbayev lo bracca anche qui, accusandolo davanti all’Alta Corte britannica di aver trasferito off-shore almeno 4 miliardi di dollari. Nazarbaev si sente tradito due volte dall’ex delfino - di 20 anni più giovane di lui - perché prima ha tentato di rovesciarlo e poi, dopo averlo graziato consentendogli di riparare a Mosca e Londra, ha continuato a finanziare l’opposizione. In effetti Ablyazov continua a battersi. Lo conferma nel 2011 quando giornali e tv a lui vicini Vzglyad, Golos Respubliki e K+ - danno grande risalto alla sanguinosa repressione degli scioperi petroliferi. Nazarbaev ne ordina la chiusura e la stessa sorte tocca ad «Algha», il partito d’opposizione filo-Mukhtar. La sfida fra i rivali è incessante. Ablyazov perde in giugno la battaglia davanti all’Alta Corte britannica - che ordina il sequestro dei suoi beni - e Nazarbayev assapora la possibilitè del colpo del ko perché l’avversario ora ha meno fondi, è più vulnerabile. Per questo Ablyazov sparpaglia la famiglia: moglie e bambina piccola in Italia, gli altri tre figli in Svizzera o forse altrove, lui in fuga senza fissa dimora. Con l’operazione top secret per catturarlo a Roma Nazarvayev vuole chiudere il match. Ma Ablyazov non c’è. E la sfida continua.