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 2013  luglio 14 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - NUOVI INSULTI (STAVOLTA DA CALDEROLI) ALLA KYENGE


REPUBBLICA.IT
ROMA - E’ polemica sulle dichiarazioni shock del leghista Roberto Calderoli che, alla festa del suo partito a Treviglio, ha detto riferendosi al ministro Cecile Kyenge: "Quando la vedo non posso non pensare a un orango". Parole infelici che non sono piaciute nemmeno agli altri esponenti del Carroccio e hanno scatenato una bufera: Letta è furioso, il Pd chiede le dimissioni del senatore da vicepresidente del Senato, lui si giustifica riducendo l’accaduto a una "battuta simpatica" e il ministro dell’Integrazione, vittima dell’attacco, esprime rammarico.
A condannare senza appello la frase razzista è il presidente del Consiglio Enrico Letta: "Inaccettabili oltre ogni limite le parole di Calderoli - scrive il premier su Twitter - avanti Cecile col tuo lavoro! Siamo con te".
Le giustificazioni di Calderoli. Da parte sua Calderoli si difende: "E’ stata solo una battuta simpatica", spiega in un’intervista a Radio Capital. "Ho parlato in un comizio - tenta di giustificarsi - la mia battuta si è inserita in un ben più articolato e politico intervento di critica al ministro e alla sua politica". Ma persiste nella linea xenofoba: "Avevo appena detto che sarebbe un’ottima ministra... in Congo. Va benissimo come ministro ma a casa propria". Quanto all’ipotesi di dimissioni taglia corto: "Stiamo scherzando? Non ci penso proprio".
A difenderlo solo Francesco Speroni, capo delegazione della Lega Nord all’Europarlamento: "Dal punto di vista fisico Calderoli può anche avere ragione. D’altronde si diceva che Celentano sembrasse uno scimpanzè. I paragoni tra animali e personaggi ci possono stare. Non si tratta assolutamente di razzismo, perchè ognuno può dire quello che vuole", ha insistito. "La Kyenge? Beh, è rotondella e paffuttela... mi ricorda l’omino della Michelin".
Critici con il compagno di partito, gli altri esponenti leghisti. Gianluca Pini scrive su Twitter: "Una battuta di pessimo gusto, ma lasciamo perdere le dimissioni". Mentre per Matteo Salvini, Kyenge e Boldrini "sono pericolose, ma vanno fermate con le idee, non con le battute".
Il rammarico di Kyenge. Il ministro dell’Integrazione si dichiara dispiaciuta dell’accaduto: "Provo rammarico, il confronto politico deve avvenire sul piano dei contenuti, non deve essere fondato sulle offese". Quanto all’ipotesi di dimissioni, Kyenge aggiunge: "Non è compito mio, la Lega apra al suo interno una riflessione". E conclude: "Le parole di Calderoli non le prendo come un’offesa personale, ma mi rattristano per l’immagine che diamo dell’Italia. Credo che tutte le forze politiche debbano riflettere sull’uso che fanno della comunicazione".
Il Pd: "Calderoli si dimetta". Per il segretario Pd Guglielmo Epifani quanto detto dal senatore del Carroccio "lascia senza parole e non dovrebbe nemmeno essere pensato. Detto dal vice presidente del Senato, apre un problema che andrà opportunamente affrontato". E conclude: "Accetti un consiglio Calderoli, si dimetta".
Anche Gianni Cuperlo, deputato del Pd, chiede le dimissioni di Calderoli dalla vicepresidenza del Senato: "Le affermazioni rivolte al ministro Kyenge - spiega il candidato alla segreteria del partito - non sono degne per un uomo che rappresenta le nostre istituzioni. Io penso che dopo quanto accaduto Calderoli dovrebbe trarne le conseguenze e dimettersi". Un concetto ribadito con forza anche dal capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda: "Il senatore Calderoli rappresenta un caso di gravissimo sdoppiamento di personalità. Quando presiede il Senato lo fa con equidistanza. Quando parla da leghista tocca le vette della massima volgarità politica e civile. Il suo insulto al ministro Kyenge è totalmente incompatibile col suo ruolo di vicepresidente del Senato".
E la senatrice democratica Anna Finocchiaro aggiunge: "Domani il Pd in Aula a Palazzo Madama chiederà conto a Calderoli delle sue parole. Nel frattempo mi auguro che il vice presidente del Senato trovi la dignità di spiegare e di scusarsi con il ministro Kyenge".
Mentre per il sindaco di Roma Ignazio Marino su Facebook l’infelice battuta macchia la credibilità dell’Italia: "Le offese di Roberto Calderoli al Ministro Kyenge feriscono ed umiliano l’intero Paese e saranno con nostra vergogna riportate anche dai media internazionali".
Le altre reazioni. Piero Grasso richiede pubbliche scuse, ottenendo il plauso del ministro Dario Franceschini: "Offese inaccettabili, ma la quantità di messaggi che mi stanno arrivando in queste ore - dice il presidente del Senato- mi danno la felice certezza che i cittadini del nostro Paese rifiutano questi comportamenti in modo netto e totale. Come presidente del Senato mi auguro che il vice presidente Calderoli si scusi ufficialmente e pubblicamente con il ministro Kyenge al più presto". Interviene anche Laura Boldrini : "Solidarietà alla ministra Kyenge. Dal vicepresidente del Senato Calderoli parole volgari e incivili, indegne per le istituzioni", scrive su Twitter il presidente della Camera.
E il ministro della Semplificazione Giampiero D’Alia: "Linguaggio spregevole da Ku Klux Clan, Calderoli è in cerca di visibilità, il suo partito è allo sbando, si dovrebbe dimettere". "Inaccettabile" è anche il commento di Chiara Carrozza. Il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo accusa il clima di intolleranza dilagante: " Ieri è toccato alla Carfagna, oggi alla Kyenge. Episodi diversi, ma entrambi espressione di pregiudizi e arretratezza culturale".
Parole dure anche quelle di Nichi Vendola: "L’autore della porcata del Porcellum, l’autore della scellerata maglietta con gli insulti antiislam, si scatena ora con parole vergognose verso il ministro Kyenge. E’ chiaro ed evidente che Calderoli non può rappresentare degnamente il vertice del Senato". afferma il leader di Sel. "Noi invece - aggiunge - siamo davvero onorati di poter ospitare il ministro alla festa nazionale di Sel a Milano il 27 luglio, insieme Laura Boldrini".
Il centrodestra. La condanna diventa "bipartisan" con l’entrata in scena del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che telefona alla collega di governo e le manifesta la sua solidarietà a nome di tutto il Pdl. Vicinanza a nome di tutti i deputati Pdl da parte del capogruppo Renato Brunetta e piena solidarietà anche da Mara Carfagna, vittima a sua volta ieri di un attacco su Facebook.
Solidarietà con distinguo dal vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. "Le offese vanno condannate con chiarezza. Ma ciò non consente di fare confusione - afferma il senatore del Pdl -. Il dibattito non può essere strozzato per questa ragione, chiedendo leggi lampo per considerare cittadino chiunque nasca in Italia, trasformando, come dice Cicchitto, il nostro Paese in una sala parto per clandestini".
Ma la prima tra i pidiellini a intervenire in ordine di tempo è Michaela Biancofiore, che invita "l’amico" Calderoli a chiedere scusa al ministro: "Stimo Calderoli sul piano delle capacità politiche, ma questa volta è andato oltre ogni limite", afferma la deputata Pdl. Ma dice no alla richiesta di dimissioni: "Il suo è un ruolo istituzionale, non di governo - spiega Biancofiore - e quindi non si possono chiedere".
Solidarietà anche da Giorgia Meloni: "Non condivido neanche una delle sue proposte - scrive su Twitter- e in Parlamento Fratelli d’Italia darà battaglia. Ma non con gli insulti".
La protesta sui social. Immediate le reazioni sui social network, i cui utenti sono i primi a intervenire: decine di tweet chiedono le dimissioni del leghista dalla presidenza del Senato."Chiediamo le dimissioni di Calderoli da presidenza Senato", insorge Khalid Chaouki, deputato del Pd e responsabile dei Nuovi Italiani.
Nomfup, il blog gestito tra gli altri da Filippo Sensi, vicedirettore di Europa è netto: "Aspettiamo presa di distanza da parole Calderoli su Kyenge, sua espulsione dal partito e da vicepresidente Senato, grazie", rivolgendosi direttamente all’utenza Twitter di Matteo Salvini della Lega Nord. "Se tutti si alzassero e se ne andassero ogni volta che Calderoli presiede la seduta, magari glielo facciamo capire, no?", continua @nomfup.
Il senatore leghista è già famoso per il Porcellum, l’attuale legge elettorale da lui stesso definita una porcata, e per le polemiche innescate dalla sua maglietta antislamica su Maometto che aveva provocato nel 2006 un caso internazionale con la Libia e le sue dimissioni da ministro della Semplificazione del governo Berlusconi.
Kyenge nel mirino della Lega. Gli insulti di Calderoli sono solo l’ultimo capitolo di una saga iniziata il giorno stesso della nomina di Cecile Kyenge a ministro per l’integrazione, quando Borghezio chiosò: "una scelta del c***o", il "governo del bonga bonga". Gli esponenti leghisti di ogni livello hanno verso il ministro attenzioni continue: dalle richieste di udienza improvvisate agli insulti su Facebook ("perché non la stuprano?" scrisse la consigliera di Padova, Valandro) dagli striscioni aerei alle contestazioni sulla poligamia del padre.
Ecco un piccolo campionario della Kyenge mania della Lega Nord.

I PRECEDENTI (DAL POST)
VALANDRO
Padova, 13 giu. (LaPresse) – “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna”. E’ il commento choc di Dolores Valandro, consigliere leghista di quartiere a Padova, rivolto al ministro per l’Integrazione Cècile Kyenge sulla sua bacheca Facebook. La foto che accompagna l’articolo è quella del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, che dal giorno del conferimento del suo incarico è stata continuamente vittima di insulti razzisti. Valandro – da circa un mese sospesa dalla Lega per contrasti interni al partito – commenta così un articolo di un sito specializzato nella pubblicazione di `crimini degli immigrati´, nel quale si parla di un presunto tentativo di stupro a una donna italiana da parte un uomo africano. Sul web è già scoppiato un polverone per questa frase, anche se il primo commento al post (a firma Laura Bossi) è desolante: “Che soddisfazione sarebbe Dolores”.

BORGHEZIO
Roma, 22 mag. (LaPresse) – Raggiunge anche Bruxelles la polemica sulle parole di Mario Borghezio sul ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz è intervenuto lunedì duramente sulla vicenda e lui oggi si è autosospeso dal gruppo Europa della libertà e della democrazia (Efd), di cui fa parte la Lega. “La Lega all’interno del gruppo difende la mia posizione”, spiega, ma i colleghi europei “mi hanno chiesto spiegazione delle mie parole”. Così ha recuperato il testo integrale dell’intervista a ‘La Zanzara’ e lo ha fatto tradurre per i colleghi e per Schulz, per fare chiarezza su ciò che aveva detto. Poi ha preso carta e penna e ha scritto allo stesso Schulz: “Sento il dovere di formulare – ha scritto – le mie scuse più convinte al ministro Kyenge, che si è sentita offesa dalle mie parole, che non ho difficoltà a ritirare soprattutto ove, al di là delle mie reali intenzioni, possano essere state recepite come offensive sia verso una persona ‘di colore’, sia verso una donna”.
Il testo integrale dell’intervista, però, non sembra poter smorzare le polemiche. La cittadinanza italiana, dice Borghezio, riferendosi al fatto che la Kyenge l’ha ottenuta, “viene data un pó alla cazzo”. “Devo dire – aggiunge, riferendosi al ministro – che ha l’espressione simpatica, mi sembra una brava casalinga, la vedrei molto bene come assistente sociale di un Comune di 500 abitanti”. Su Josefa Idem, ministro dello Sport, spiega di non aver da ridire, pur essendo anche lei di origine straniera, perché “certamente ho un pregiudizio favorevole verso i mitteleuropei, ah non c’é dubbio tedeschi e austriaci”. Gli africani, invece, “appartengono all’etnia e alla civiltà africana, bellissima civiltà molto diversa dalla nostra”. “Nel senso che non hanno prodotto grandi geni?”, chiedono i conduttori. “Questo – risponde – direi basta consultare l’enciclopedia di Topolino per saperlo, non occorre che lo dica io”. “No però Borghezio – incalzano – lei vuole dire sostanzialmente che chi ha la pelle scura, tendenzialmente chi é nato in Africa, ha delle cose che non lo fanno come dire non possono mai farlo diventare un genio?”. “Questo lo dice Gobineau, io sono il modesto Borghezio”. “Bhe ma lei é un seguace di Gobineau”. “É un pensiero… uno dei grandi esperti di etnologia, io sono un modesto operaio della politica capisce, peró se uno legge Gobineau si fa una cultura”.
Sulla dinamica della sospensione è diversa la versione di Articolo21, secondo cui l’europarlamentare è stato sospeso dal gruppo suo malgrado a seguito della petizione lanciata su Change.org proprio per chiedere le sue dimissioni. Secondo il direttore di Articolo21 Stefano Corradino, autore della petizione, “fonti assolutamente attendibili confermano che in una riunione di ieri del gruppo mentre Articolo21 incontrava il presidente Schulz e gli altri capigruppo per consegnare loro le 130mila firme raccolte, l’esponente britannico dell’Ukip, il maggior partito dell’Efd avrebbe chiesto con decisione l’espulsione di Borghezio dal gruppo. Ma per adesso si sarebbe deciso solo per la sospensione”.
“Un fatto molto importante – commenta Corradino – ed è ovviamente il risultato della nostra petizione e del dissenso corale espresso dai gruppi (socialisti e democratici, popolari, liberali, verdi, comunisti) che all’unisono hanno espresso vergogna per le dichiarazioni offensive dell’esponente del Carroccio ai danni del ministro dell’Integrazione Kyenge. Segno che anche una petizione on line può avere un effetto dirompente!”.
Pubblicato il 22 maggio 2013

SCHEDA SU GOBINEAU (Wikipedia)
Il conte Joseph Arthur de Gobineau (Ville-d’Avray, 14 luglio 1816 – Torino, 13 ottobre 1882) è stato un diplomatico, scrittore e filosofo francese. Deve la notorietà alla sua opera Essai sur l’inégalité des races humaines[1] (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane, pubblicato per la prima volta nel 1853-54 in 500 copie a spese dell’autore), che si pone tra i testi basilari del pensiero razzista contemporaneo. È anche l’autore di un’opera letteraria romantica, di scritti polemici e lavori storici e filologici sull’Iran antico. Fu legato da un rapporto di stima e amicizia con Alexis de Tocqueville, che gli fece da mentore nella sua carriera e lo assunse come capo gabinetto. Proprio con Tocqueville Gobineau intrattiene una fitta corrispondenza sui temi della libertà e della razza (Del Razzismo. Carteggio 1843-1859)..
Nel Saggio Gobineau riprende da Johann Friedrich Blumenbach la suddivisione delle razze umane in gialla, nera e bianca e, come Blumenbach, le dispone in gerarchia, ma - diversamente da Blumenbach e analogamente a Linneo - attribuisce a ciascuna razza determinate caratteristiche morali e psicologiche innate a cui fa riferimento per sostenere la tesi della superiorità dei bianchi sui gialli e sui neri.
Per Gobineau, la razza gialla è materialista, portata al commercio e incapace di esprimere pensieri metafisici; la razza nera presenta sensi sviluppati all’eccesso e modesta capacità intellettiva; la razza bianca (o ariana), che incarna le virtù della nobiltà e i valori aristocratici, sarebbe invece contraddistinta dal suo amore per la libertà, per l’onore e per la spiritualità. Originaria dell’India, la razza bianca si sarebbe sovrapposta alle prime popolazioni europee (che secondo Gobineau erano di razza gialla) per formare il ceppo teutonico destinato a dominare l’Europa nei secoli successivi. Ma l’inevitabile incrocio con le altre razze ne avrebbe corrotto la nobiltà, e gli ariani avrebbero progressivamente assunto alcuni dei tratti deteriori delle razze inferiori (il materialismo dei gialli e la sensualità dei neri), in un processo degenerativo che Gobineau considerava irreversibile.
Gobineau è sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.
Un suo seguace fu lo scrittore inglese Houston Stewart Chamberlain (1855-1927), che esaltò la razza ariana, considerandola pura soprattutto nel ceppo germanico. Espose le sue idee nell’opera Die Grundlagen des XIX Jahrhunderts ("I fondamenti del secolo XIX", 1899). Chamberlain vedeva in Richard Wagner l’apostolo di questa razza pura (Das Drama Richard Wagners, 1892).