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 2013  luglio 14 Domenica calendario

GLI EDICOLANTI: "O GADGET O MORTE"

Ne fanno una questione di vita o di morte, “perché se passa quella norma chiuderanno 3mila edicole”. Un dramma, per un settore che negli ultimi cinque anni ha già perso 5mila rivendite. Gli edicolanti sono in rivolta contro l’articolo 19 del decreto legge 62, che alzerebbe dal 4 al 21 per cento l’Iva “sugli abbinamenti editoriali a quotidiani e periodici”. Ovvero, aumenterebbe del 500 per cento l’imposta su giornali e riviste a cui sono allegati dvd, cd e i gadget più vari: dal gioco per bambini al veliero da ricostruire pezzo dopo pezzo. Fondamentali, per continuare a portare gente nelle edicole. Ieri i sindacati di categoria hanno protestato con una pagina a pagamento sul Corriere della Sera: “Qualora il testo diventasse legge, si assisterebbe a una drastica riduzione, o addirittura alla scomparsa dalle edicole di dvs, cd e beni connessi, togliendo alle edicole il 35 per cento delle vendite complessive”. E allora, “edicolanti e distributori chiedono con forza di riconsiderare le disposizione del-l’art.19”. Sentito dal Fatto , Giuseppe Marchica, segretario generale del sindacato Sinagi (affiliato Cgil), sostiene: “Rischiamo di perdere in un sol colpo un terzo del fatturato, con una norma che dovrebbe andare a finanziare degli incentivi per l’acquisto di altri beni, pare elettrodomestici. Ed è un paradosso drammatico: vogliono trovare soldi per incentivi, creando disoccupazione. Perché con l’aumento dell’Iva chiuderebbero 3 mila edicole in sei mesi, e a perdere il lavoro sarebbero svariate migliaia di persone: dai rivenditori fino all’indotto”.
MA QUANTI SOLDI vale l’aumento dell’imposta? “La cifra che il governo vorrebbe ricavare è attorno ai 100 milioni. Ma nei fatti riuscirebbero a raggranerlarne al massimo la metà, perché se salisse l’Iva aumenterebbe anche il prezzo di copertina. E le vendite scenderebbero, come è inevitabile”. Ancora, verrebbe da dire: perché la crisi del-l’editoria non è cosa di oggi. “Otto anni fa le edicole erano 43 mila, ora siamo a 30-32 mila” riassume Marchica. “Questa volta rischiano di darci il colpo ferale” conferma Armando Abbiati, presidente dello Snag. Che sostiene: “Ormai in decine di Comuni le rivendite non esistono più, da anni: ci sono zone dove la prima edicola disponibile è a 10 chilometri”. Effetto del web, sostengono in molti. Abbiati è in parte d’accordo (“l’informazione su tablet e ipad cresce”), ma puntualizza: “Uno dei problemi principali del settore è che siamo fermi ancora ai tempi della penna d’oca: non abbiamo riscontri precisi e in tempo reale delle vendite. Basterebbe un bip, per capire quante copie si vendono a Reggio Emilia piuttosto che a Palermo: e ci si potrebbe regolare di conseguenza, per quanto riguarda tirature e distribuzione”. E non solo, visto che Abbiati ricorda: “Gli editori pagano il 4 per cento sull’80 per cento delle copie tirate”. Ossia quelle stampate, concetto molto diverso da quello di copie vendute. Il presidente dello Snag tira la sua frecciata: “Chiediamo da anni agli editori di informatizzare il sistema: ci dicono sempre che è un’ottima idea, ma non la realizzano mai. E allora mi chiedo: per alcuni è meglio che i numeri e i dati delle vendite rimangano poco chiari?”.
SULLO SFONDO, la partita dei finanziamenti pubblici ai giornali. Abbiati precisa: “Sono favorevole, ma vanno dati in base dati di vendita e resa certi. Per questo, ribadisco, apriamo all’informatica”. Intanto c’è da aprire un tavolo con il governo, sull’Iva della discordia. “Abbiamo mandato diverse lettere, ma non ci hanno mai risposto - si lamenta il presidente Snag - Il sottosegretario all’Editoria Legnini è disposto a ragionare di una riforma del-l’editoria, ma sull’Iva è ancora tutto fermo”. Marchica aggiunge: “Stiamo cercando singoli parlamentari, per far capire loro la gravità del problema. Sono pochi quelli che lo sanno. Ad esempio , la commissione Cultura del Senato ha dato parere negativo all’articolo 19. Ma devono capirlo tutti, che è una norma sbagliata. O sarà una catastrofe”.