Fior da fiore, 14 luglio 2013
L’Italia non riesce a spendere i fondi Ue • Peggio di noi sprecano le risorse solo Romania e Bulgaria • Raddoppiano i crac in azienda causati dai mancati incassi • Tutti in attesa del royal baby • Quando alle regine inglesi era vietato allattare
Fondi Ue 1 «Se qualcuno, nell’Italia di oggi, vi dicesse che ci sono 30 miliardi di euro di fondi pubblici da spendere, stentereste a crederci. Ma come, con le strade e le ferrovie da ammodernare, le scuole da rimettere a posto, i laboratori di ricerca che chiudono per mancanza di soldi? Eppure è così. Ci sono circa 17 miliardi di euro di fondi europei assegnati all’Italia ai quali si aggiungono 13 miliardi di cofinanziamenti nazionali, per un totale appunto di 30 miliardi che possono, anzi debbono, essere spesi entro il 31 dicembre 2015, altrimenti Bruxelles i soldi se li tiene e li dà a qualche Paese più sveglio. Si tratta di ciò che resta dei 49,5 miliardi di euro dei fondi strutturali europei per il 2007-2013 destinati all’Italia. Entro quest’anno vanno tutti assegnati e poi c’è tempo fino alla fine del 2015 per spenderli. Finora l’Italia ne ha speso il 40%, resta il 60%. Un’occasione da non perdere per far sì che questi fondi siano il più possibile produttivi, utili alla crescita dell’economia da tutti invocata. Finora non è stato così. Soldi spesi a rilento, talvolta col contagocce, dispersi su una miriade di microinterventi territoriali che lasciano il tempo che trovano o assegnati a grandi progetti che però sono in ritardo sui tempi di realizzazione, tanto che, se i fondi fossero lasciati lì, ci sarebbe il rischio concreto di perderli» (Enrico Marro e Valentina Santarpia, Cds).
Fondi Ue 2 L’Italia, negli anni scorsi, è riuscita a spendere il 99% delle risorse comunitarie. «Ma non sempre in maniera proficua. Solo qualche esempio, tra le centinaia di migliaia di progetti sui quali si suddivide l’enorme massa di denaro: i 9.994,70 euro andati alla Sagra del castrato di Longobucco (Cosenza) del 2009; i 7.600 euro alla Festa dell’uva a Catanzaro del 2011; gli 803,52 euro alla Puglia per la «Liquidazione del servizio hostess al Tre expo Venice del 2010»; i 10 mila euro per il Piano di comunicazione del gemellaggio «Miami Meets Margherita di Savoia», comune della provincia di Barletta, nel 2011; i 14.026,50 euro per «Le conversazioni del Venerdì» a Vibo Valentia nel 2010» (ibidem).
Fondi Ue 3 «Il governo sta mettendo a punto un vero e proprio piano d’attacco. Obiettivo: non perdere neppure un centesimo e dirottare sulla crescita i 4-5 miliardi a rischio. Ecco le priorità indicate da Trigilia. Un miliardo per ridurre il cuneo fiscale per le assunzioni di giovani (copertura totale degli oneri a carico dell’azienda per due anni); incentivi all’autoimprenditorialità, nonché alle cooperative giovanili; «borse di tirocinio» per i Neet, giovani che non studiano né lavorano; potenziamento della social card. Altri interventi saranno varati stornando le risorse mal gestite da Campania, Calabria e Sicilia. I soldi serviranno per finanziare i progetti del piano Città rimasti esclusi e la realizzazione di opere sospese per mancanza di soldi. Una fetta andrà all’efficientamento energetico e alle Piccole e medie imprese. Tutto a posto, dunque? No. Ogni decisione è subordinata all’ok di Bruxelles, che deve considerare i progetti compatibili con gli obiettivi. E intanto un altro fronte si apre: la programmazione 2014-2020, fondi per complessivi 60 miliardi. «È necessario partire con il piede giusto – dice Trigilia – e porre rimedio a quelle debolezze progettuali, organizzative e amministrative», che hanno caratterizzato l’azione dell’Italia fino ad ora. Non è allarmismo: nella classifica Ue della spesa certificata siamo agli ultimi posti». (ibidem)
Fondi Ue 4 Per il periodo 2007-2013, sono stati stanziati in tutto 347 miliardi. E si arriva a 700 miliardi se si conta il cofinanziamento da parte di Stati e regioni. «La crisi è brutta: bastano, tutti quei miliardi? Forse basterebbero. Ma come noto, tanti Paesi non riescono a spenderli in tempo, e dunque non si sa. Nella media Ue, la «percentuale di assorbimento» dei fondi — così si dice tecnicamente — sta intorno al 51%. A giugno 2013, ultima nella classifica dei fondi strutturali è la Romania, con un deprimente 26,20%. Poi viene la Bulgaria (40%), e poi ancora l’Italia (40,27%): terz’ultima in Europa, staccata dalla Francia (52,97%), dal Belgio (55%), dalla Spagna (58,82%), dalla Germania (60,82%), e naturalmente dalla siderea Lituania (70,83%)». (Offeddu, Cds)
Crac 1 Secondo uno studio della Cgia di Mestre, oltre 15 mila imprese tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso per cause imputabili ai mancati pagamenti da parte di committenti pubblici e privati. Quasi una su tre di quelle fallite. Un aumento del 114 per cento rispetto agli anni precedenti la crisi. Nel rapporto si aggiorna anche il dato sull’ammontare complessivo dei debiti della pubblica amministrazione. Sono 120 miliardi, dicono gli artigiani mestrini, e non 91 come risultava dai dati diffusi dalla Banca d’Italia lo scorso marzo. (Arcangelo Rociola, Cds)
Crac 2 L’Italia è ancora il peggiore pagatore d’Europa. Se nel resto dell’Ue la percentuale delle imprese fallite a causa di pagamenti ritardati, o mai arrivati, è in media del 25 per cento, da noi si sale al 30 nel biennio 2008-2010, e al 31 tra il 2011 e il 2012. Ma a tardare i pagamenti, o non pagare punto, hanno cominciato da tempo anche i privati. Secondo un’indagine dell’Adnkronos solo quattro imprese su dieci onorano i propri debiti. Il tasso di affidabilità dei contratti è sceso intorno al 40 per cento.
Royal baby 1 Cresce di ora in ora l’attesa a Londra e in tutto il Regno per la nascita del royal baby, l’erede al trono britannico, il figlio di William e Kate. La data fatidica, quella su cui avevano scommesso i tabloid, era il 13 luglio, ma del nuovo Windsor, principe o principessa di Cambridge, non ci sono per ora avvisi. «Nella fiera delle parole, delle indiscrezioni senza un briciolo di conferma, degli allarmi e dei falsi allarmi una cosa è certa, ripetono i più cauti: quando sulla porta del St Mary’s Hospital compariranno due poliziotti allora ci saremo e probabilmente Kate avrà già dato alla luce il principe (Giorgio?) o la principessa (Elisabetta?). Non resterà che aspettare i 41 colpi del cannone di Hyde Park, i cannoni della Royal Navy nei porti britannici e le quattro righe battute a macchina su un foglio appeso al cavalletto in legno davanti a Buckingham Palace. Sarà da controllare se con lo stile old english , molto aristocratico, già usato per la nascita di William. «Her Royal Highness the Princess of Wales was safely delivered of a son at 9,08 pm today». Il nome di Diana omesso. Formula fredda. Traduzione letterale: «A sua altezza reale la principessa di Galles è stato felicemente consegnato un neonato». In fondo le firme dei medici. Così si comunica che un principe o una principessa sono nati. Chissà se qualcosa cambierà» (Fabio Cavalera, Cds).
Royal baby 2 A Buckingham Palace si spettegola su Kate: allatterà o no? «Già perché un tempo, neppure tanto lontano, alle regine era vietato. Vittoria, la più longeva, addirittura considerava i neonati dei «vampiri». Ebbe nove figli ma nessuno attaccato al seno. Elisabetta, invece, legò a sé Carlo. E Diana pure. Se non ci saranno problemi anche Kate provvederà al suo principe o principessa di Cambridge» (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)