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 2013  luglio 14 Domenica calendario

IL LEADER E L’OLIGARCA 10 ANNI AL POTERE INSIEME E ORA NEMICI GIURATI - [IL “RIFORMATORE LAICO” CHE GUIDA UN PAESE A CONDUZIONE FAMILIARE]


L’Enciclopedia Britannica lo definisce «riformatore», le Ong internazionali lo chiamano «satrapo», in patria porta il titolo ufficiale di Elbasy, leader della nazione, che gli da il diritto di farsi rieleggere presidente a oltranza e offre a tutta la sua famiglia l’immunità giudiziaria. A 72 anni Nursultan Nazarbaev è il leader più longevo al potere nell’ex Urss, in carica ininterrottamente dal 1989, passato indenne da primo segretario del partito comunista a primo e unico presidente di un Paese che prima di lui non esisteva. E che in un certo senso gli appartiene.

Nel Kazakhstan, noto all’estero più che altro come patria di Borat (che ha proibito il film di Sasha BaronCohen), la famiglia del presidente – tre figlie, generi, nipoti, fratelli e cugini – possiede e/o dirige banche, tv, compagnie petrolifere. La figlia Dinara e il marito Timur Kulibayev sono entrambi miliardari (in dollari), la sorella Dariga è un po’ meno ricca (mezzo miliardo) ma molto più potente e si dice sostituirà il padre se nel 2016 non si ricandiderà per ricevere il solito 95% dei voti. Quanti soldi abbia il capofamiglia non è dato sapere, ma circolano voci su 11 miliardi di dollari su un suo conto privato in Svizzera, qualcuno dice dirottati da fondi pubblici, qualcuno formati dalle tangenti che le major petrolifere internazionali pagavano per avere le licenze. Il sospetto era venuto anche agli americani che indagavano sul «Kazakgate», che ha ispirato «Syriana» di George Clooney ma è finito in nulla di fatto.

I genitori di Nazarbaev erano contadini analfabeti, i figli frequentano il jet-set internazionale, yacht, diamanti, aerei privati, con Dariga che coltiva il suo hobby di soprano su palchi prestigiosi come il Bolshoi e la minore Alya che, dopo un matrimonio dinastico fallito con il figlio dell’ex presidente kirghiso Akaev (cacciato da una rivolta popolare), si è data al design di gioielli, che vende a non meno di 100 mila dollari a pezzo. Parabole possibili solo nei Paesi ex comunisti, ma che il giovane Nursultan certo non si immaginava quando aveva cominciato: scuola tecnica, operaio, dirigente del partito, fino a sfiorare la carica di primo ministro dell’Urss con Mikhail Gorbaciov che in questo kazako perfettamente assimilato ai russi, diplomatico, intelligente e pragmatico aveva visto il potenziale nuovo leader.

Dall’Urss che Nazarbaev aveva difeso fino all’ultimo ha ereditato un pezzo gigantesco e ricchissimo di materie prime e industrie, gestendolo con il solito misto di Europa e Asia: drastiche riforme di mercato, tassi di crescita a due cifre, accanto a un khanato familiare con elezioni sempre più farsesche. Un laico colto che scrive libri e invita Norman Foster a costruire la sua nuova capitale, ma anche un leader autoritario che censura, incarcera (gli oppositori aggiungono «uccide» ricordando la morte del loro leader Altynbek Sansyrbaev nel 2006). Piace a cinesi, russi e americani, guarda all’Europa, partecipa a vertici internazionali, mentre manda in esilio, anche i parenti come l’ex genero Rakhat Aliev accusato di sequestro e omicidio e fatto divorziare a sua insaputa, e ordina di sparare sugli operai in sciopero. A differenza dei colleghi dittatori asiatici non incoraggia monumenti a se stesso, pragmatico come sempre vorrebbe l’immortalità fisica, che più volte ha chiesto ai suoi scienziati di cercare. Forse perché in fondo non si fida a cedere il potere alle figlie.