
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La guerra è cominciata ieri alle 17.45: aerei Rafale francesi hanno bombardato l’artiglieria di Gheddafi intorno a Bengasi distruggendo almeno quattro carri armati (fonte Al Jazeera). Più tardi, unità della marina americana hanno sparato missili Cruise contro batterie antiaeree libiche. Tre sottomarini Usa (tra cui i mezzi d’assalto Providence e NewportNews), equipaggiati con missili Tomahawk si preparano ad attaccare. Sarkozy, a Parigi, ha spiegato: «La porta della diplomazia si riaprirà quando l’aggressione di Gheddafi finirà. La nostra determinazione è totale. Ognuno è messo davanti alle sue responsabilità. Il leader libico e tutti coloro che sono ai suoi ordini devono immediatamente porre fine agli atti di violenza contro i civili, ritirarsi da tutte le aree in cui sono entrati con la forza, rientrare nelle loro caserme, e consentire un pieno accesso umanitario». Gheddafi sostiene che le sue truppe si sono fermate e che non sparano. Varie agenzie di stampa riferiscono invece che ieri mattina si è combattuto alla periferia ovest di Bengasi con un bilancio di 26 morti, una quarantina di feriti e migliaia di civili in fuga. Bengasi ha un milione di abitanti. Un aereo militare dei ribelli è stato abbattuto, e di questo episodio ci sono le fotografie. La scorsa notte – essendo già operante la risoluzione dell’Onu – si sono sentite quattro forti esplosioni. Altre informative riferiscono di bombardamenti governativi sulla parte orientale della città. Gheddafi ha scritto a Cameron e a Sarkozy (definito dalla tv di stato «ebreo sionista»): «Le potenze occidentali non hanno diritto di intervenire in Libia… si pentiranno della loro ingerenza… è un’ingiustizia, una chiara aggressione… ve ne pentirete… La Libia non è vostra. Questo è il nostro paese, non è il vostro paese». Un’altra lettera è stata indirizzata a Obama: «Tutto il popolo libico è dalla mia parte, tutti sono pronti a morire per me, io qui sto combattendo contro al Qaeda, cosa pensa di fare?». Intorno ai possibili bersagli dell’aviazione occidentale, Gheddafi starebbe schierando muri umani. Al largo incrociano adesso, oltre alle navi e ai sottomarini americani, anche le due fregate francesi Jean Bart e Forbin.
• Voglio sapere degli italiani.
Berlusconi ha detto che i missili libici non sono tanto potenti da raggiungere le nostre coste. Gli americani sono già ad Aviano con i cacciabombardieri F15, F16 e gli anticarro A10. Potrebbero piazzarsi in una base dell’Italia meridionale i Tornado o i Typhoon inglesi. Noi potremmo intervenire con una quindicina di Tornado della versione speciale Ecr che stanno a San Damiano (Piacenza) e che montano missili americani Agm-88 harm, specializzati nell’individuare le emissioni radar, cioè nell’accecamento dei sistemi di guida dei missili antiaerei. I Tornado italiani hanno già svolto questo compito nel ’99 durante la campagna Nato in Serbia. Gheddafi, secondo le stime dei servizi americani, dispone di una trentina di batterie antiaeree. Per i bombardamenti l’Italia dispone degli Av-8 Harrier della Marina, basati a Taranto e utilizzabili anche dalla portaerei Garibaldi. A Grosseto e Gioia del Colle stanno i Typhoon, modernissimi e finora mai impiegati in combattimento. Alcune batterie antiaeree sono state spostate in questi giorni dalla base di Rivolto (Udine) a quella di Trapani Birgi, dove ci sono già altri Tornado e gli Eurofighter. La prego di credere che stilo questo elenco senza alcun compiacimento.
• Gheddafi potrebbe venire a bombardare l’Italia?
Disponde di Mig sovietici in cattive condizioni. Ma in definitiva non ne sappiamo molto. Alcune decine di Mig 23 e di Su-22, tutte macchine degli anni Settanta. I mig-21 risalgono agli anni Sessanta. Parecchie armi gliele abbiamo vendute noi. Gli americani hanno invece provveduto ad addestrarli.
• Il mondo è compatto? Stanno tutti contro Gheddafi?
No. La Russia ha deplorato ufficialmente l’intervento di ieri. “Deplorazione” può ancora essere una presa di distanza blanda. I tedeschi non hanno votato la risoluzione Onu e non combatteranno. I cinesi, che si sono astenuti sulla risoluzione e hanno grossi interessi in Africa, per ora stanno zitti. La dichiarazione di Sarkozy di cui abbiamo parlato all’inizio è stata rilasciata alla fine di un summit a cui hanno partecipato 18 paesi e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon. C’era anche Berlusconi. Non c’erano invece, contrariamente alle attese, quelli dell’Unione africana, impegnati in Mauritania in un altro vertice: stanno con Gheddafi e preparano una controffensiva diplomatica. Le incrinature sono leggere, ma si vedono.
• Che interesse può esserci a fare la guerra?
In Libia c’è molto petrolio. Guerra e inflazione sono due modi – potenzialmente addirittura coincidenti, alla fine - per banalizzare la crisi economica e gli enormi debiti dell’Occidente.
• Chi combatte in definitiva contro il Raiss?
Gli americani guideranno l’offensiva facendo base a Napoli. Francesi, inglesi, italiani, danesi, norvegesi. La Lega araba ha detto sì alla no-fly zone, ma nessuno dei paesi membri ha offerto aerei. Arabia saudita ed Emirati potrebbero intervenire rispettivamente con i loro F15 ed F16. Ma bisogna vedere che cosa accadrà nell’area. Ieri in Yemen le proteste sono costate 72 morti, e la rivolta in Bahrein, dove i sauditi sono impegnati ad aiutare il regime, non è certo domata. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/3/2011]
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