Elio Trifari, La Gazzetta dello Sport 20/3/2011, 20 marzo 2011
LA STORIA DELLO SPORT ITALIANO 1 - DAL 1927 A OGGI, LA CORSA DELL’ARNO NON FINISCE MAI
Quando lo sport moderno rinasce, in Europa, l’Italia non esiste ancora. E quando l’Italia nasce, lo sport nella penisola in pratica non esiste. Dopo il lungo Medioevo del Mediterraneo — e a parte alcune civiltà orientali (Cina e Giappone) che continuano a praticarlo in forma organizzata — le prime tracce di sport in senso moderno si ritrovano nelle isole britanniche; in Europa si deve ai tedeschi a fine Settecento l’introduzione dell’attività fisica per migliorare la qualità degli eserciti. Cercheremo di capire, in questo viaggio a puntate alle radici dello sport italiano, condotto con la collaborazione degli amici della Società Italiana degli Storici dello Sport (Siss), come esso trova cittadinanza nel nostro Paese. Hurling Quando comincia il nostro racconto, nelle isole britanniche fin dal Seicento i villaggi si sfidano in un football che si chiama hurling, senza limiti né per il numero dei partecipanti né per la violenza degli scontri; lo stesso in Francia, dove la soule si disputa in occasione del Carnevale. Così pericoloso da essere spesso proibito da editti reali, il football non è l’unico sport già in vigore fra i britannici; qui imperano le corse ippiche (il Jockey Club nasce nel 1751, il cavallo Eclipse, che debutta nel 1759, è uno degli «atleti » più famosi del Settecento) e impera una forma più nobile di equitazione, il balletto, padre del moderno dressage; si corre o si marcia sulle lunghe distanze (la Londra-York e ritorno viene coperta nel 1773 in sei giorni), si combatte a pugni nudi, uomini e donne, nelle piazze di Londra, si giocano interminabili partite di cricket. Nelle corti di mezza Europa furoreggia il jeu de paume, padre di tennis, volano e badminton. La scherma e il tiro con l’arco sono esercizi d’accademia per nobili, il golf una passione reale, inclusa Maria Stuarda. Da noi In Italia, il panorama delle giostre cavalleresche e dei Palii si è arricchito del calcio fiorentino, di cui Giovanni de’ Bardi ci offre una descrizione in un libro già nel 1580. Uno sport sui generis, spettacolo coreografico e anche assai maschio, dissimile dal calcio odierno, che è molto più vicino al cu-ju praticato dai cinesi. All’inizio dell’Ottocento, lo sport organizzato in Italia muove su due direttrici. Una è la corsa, nella quale eccellono i lacchè, servitori acquistati e scambiati a peso d’oro; la prima gara di cui si abbia notizia si svolge per le strade di Modena il 7 aprile 1828: la vince il lacchè di Magonza Giovanni Flor. Quasi contemporanea la prima corsa ippica, di galoppo, di cui si tramandi il ricordo e che, disputandosi ancora oggi, è la più antica manifestazione sportiva italiana in assoluto: la Corsa dell’Arno di galoppo alle Cascine di Firenze che si svolge il 22 giugno 1827, fra gentiluomini britannici. La vince un grigio di 4 anni, Riber, di proprietà di Mister Bering, che si aggiudica 170 zecchini. Ma a Torino sta per arrivare l’uomo che inventerà lo sport italiano.